LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Grave incongruenza: quando l’accertamento è valido?

Una società in fallimento ha impugnato un avviso di accertamento basato sugli studi di settore, sostenendo che lo scostamento dei ricavi fosse troppo basso per costituire una ‘grave incongruenza’. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la nozione di grave incongruenza non è legata a una soglia percentuale fissa, ma è una valutazione di fatto rimessa al giudice di merito, che può ritenerla sussistente anche per scostamenti inferiori al 10%. La Corte ha inoltre respinto le censure sulla motivazione della sentenza e dell’atto impositivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Grave Incongruenza: l’Accertamento Fiscale è Legittimo Anche Sotto Soglia?

La nozione di grave incongruenza è un pilastro negli accertamenti fiscali basati sugli studi di settore. Ma cosa succede quando lo scostamento tra dichiarato e accertato è minimo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che non esistono soglie percentuali fisse e che la valutazione è rimessa al giudice. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata veniva raggiunta da un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2004. L’Agenzia delle Entrate, basandosi sugli studi di settore, rettificava i ricavi dichiarati da circa 1.050.000 euro a oltre 1.116.000 euro. La società si opponeva, sostenendo che lo scostamento fosse lieve e giustificato dalle difficoltà nel recupero crediti.

Nonostante le giustificazioni fornite in sede di contraddittorio preventivo e successivamente in giudizio, sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) rigettavano i ricorsi della società. Quest’ultima decideva quindi di portare il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando tre vizi principali.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi sulla Grave Incongruenza

Il contribuente ha basato il proprio ricorso per cassazione su tre motivi fondamentali:

1. Motivazione apparente della sentenza: La società lamentava una valutazione superficiale e generica da parte dei giudici di appello, tale da rendere la motivazione della sentenza meramente apparente e, quindi, nulla.
2. Nullità dell’avviso di accertamento: Si contestava la validità dell’atto impositivo per difetto di motivazione, poiché non avrebbe spiegato le ragioni per cui le giustificazioni fornite in sede di contraddittorio erano state respinte.
3. Insussistenza della grave incongruenza: Il punto cruciale. Lo scostamento tra dichiarato e accertato era del 7,36%, inferiore alla soglia del 10% prevista da una vecchia normativa (d.P.R. 570/1996) come presunzione di grave incongruenza. Secondo la ricorrente, tale scostamento non era sufficiente a giustificare l’accertamento.

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti e tre i motivi, fornendo chiarimenti decisivi.

La Valutazione della Grave Incongruenza

Sul terzo e più importante motivo, la Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la grave incongruenza è una ‘clausola generale’. Ciò significa che non è ancorata a una percentuale fissa e predeterminata. La sua valutazione è riservata al giudice di merito, che deve considerare tutte le circostanze del caso concreto.

Il riferimento alla soglia del 10% non implica, al contrario, che uno scostamento inferiore escluda automaticamente la gravità dell’incongruenza. Si tratta di un limite oltre il quale la gravità si presume, ma non esclude che possa essere ravvisata anche al di sotto di esso. La CTR, ritenendo grave lo scostamento del 7,36%, ha espresso una valutazione di fatto che non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha smontato le argomentazioni della ricorrente punto per punto. In primo luogo, ha escluso che la motivazione della sentenza d’appello fosse ‘apparente’, ritenendola invece effettiva, seppur sintetica, nel giudicare generiche e soggettive le giustificazioni della società. La Corte ha ricordato che, a seguito delle riforme, il vizio di motivazione è censurabile in Cassazione solo nei casi estremi di assenza totale, perplessità o incomprensibilità.

In secondo luogo, ha ritenuto infondato il motivo sulla nullità dell’avviso di accertamento. L’atto impositivo, infatti, motivava il rigetto delle giustificazioni del contribuente definendole ‘generiche ed insufficienti’ e non supportate da alcuna documentazione, una motivazione ritenuta sufficiente a garantire il diritto di difesa.

Infine, come già evidenziato, ha confermato che l’entità dello scostamento integra il requisito della grave incongruenza sulla base di una valutazione di fatto incensurabile, a prescindere dal superamento di soglie numeriche predefinite.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due lezioni fondamentali per i contribuenti. La prima è che, nel contraddittorio con il Fisco, non basta addurre giustificazioni generiche: è indispensabile fornire prove documentali concrete e valide a sostegno delle proprie tesi. La seconda è che non ci si può affidare a soglie percentuali fisse per escludere la legittimità di un accertamento da studi di settore. La grave incongruenza è un concetto flessibile, la cui sussistenza dipende dall’apprezzamento del giudice, che può considerare grave anche uno scostamento apparentemente modesto. La difesa del contribuente deve quindi concentrarsi sulla solidità delle prove e sulla specificità delle argomentazioni, piuttosto che su calcoli puramente matematici.

Una motivazione ‘apparente’ della sentenza del giudice tributario ne causa sempre la nullità?
No. La nullità si verifica solo in casi estremi, come la mancanza assoluta di motivi, una motivazione perplessa e oggettivamente incomprensibile o un contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili. Una motivazione semplicemente sintetica o ritenuta insufficiente non è, di per sé, causa di nullità.

L’avviso di accertamento è valido se non analizza dettagliatamente le giustificazioni del contribuente?
Sì, può essere ritenuto valido. Secondo la Corte, è sufficiente che l’atto impositivo dia atto dell’esito negativo del contraddittorio e spieghi, anche sinteticamente, le ragioni del rigetto delle giustificazioni, come nel caso di specie in cui sono state definite ‘generiche ed insufficienti’ e non supportate da prove documentali.

Uno scostamento tra ricavi dichiarati e accertati inferiore al 10% esclude automaticamente la ‘grave incongruenza’?
No. La ‘grave incongruenza’ è una clausola generale non legata a una soglia percentuale fissa. Il limite del 10% individuava un caso di presunzione, ma non impedisce al giudice di merito di ritenere ‘grave’ anche uno scostamento inferiore, basandosi su una valutazione complessiva dei fatti di causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati