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Grave incongruenza: Cassazione annulla accertamento

Una società ha ricevuto un accertamento fiscale basato sugli studi di settore. La pretesa è stata ridotta dopo l’applicazione di uno studio più evoluto, lasciando una deviazione del 4,72%. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione del giudice di merito, affermando che era necessario verificare se una così piccola differenza costituisse ancora una ‘grave incongruenza’, requisito fondamentale per la validità dell’accertamento. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Grave Incongruenza e Studi di Settore: Quando l’Accertamento è Illegittimo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sulla legittimità degli accertamenti fiscali basati sugli studi di settore, ribadendo un principio fondamentale: per giustificare una rettifica del reddito, non basta un qualsiasi scostamento, ma è necessaria una grave incongruenza. Questa pronuncia chiarisce che anche quando il Fisco riduce le proprie pretese applicando uno studio di settore più aggiornato, il giudice deve sempre verificare se la differenza residua sia sufficientemente seria da legittimare l’atto impositivo.

I Fatti del Caso: Dallo Scostamento Iniziale alla Riduzione della Pretesa

Una società a responsabilità limitata riceveva un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2010, con cui l’Agenzia delle Entrate rideterminava l’imponibile Ires, Irap e Iva. L’atto si fondava sulla rilevazione di un’incongruenza tra i ricavi dichiarati e quelli stimati tramite gli studi di settore.

Durante il contraddittorio endoprocedimentale, l’Amministrazione Finanziaria applicava uno studio di settore più evoluto, riducendo la pretesa iniziale da circa 97.000 euro a poco più di 21.000 euro. La differenza tra il reddito dichiarato e quello accertato si assestava così su un modesto 4,72%.

Nonostante la riduzione, la società impugnava l’atto. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso, ma la decisione veniva ribaltata in appello. La Commissione Tributaria Regionale riteneva infatti che l’Agenzia, riducendo la pretesa, avesse adeguatamente ponderato la posizione del contribuente. Il socio unico della società, nel frattempo succeduto alla stessa, proponeva quindi ricorso per Cassazione.

La Decisione della Cassazione e il Principio della Grave Incongruenza

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione risiede nell’errata valutazione del giudice regionale. Quest’ultimo, pur riconoscendo la necessità del requisito della grave incongruenza, non ha poi verificato se, nel caso specifico, una differenza del 4,72% potesse ancora essere definita tale.

I giudici di legittimità hanno chiarito che la riduzione della pretesa erariale non era frutto di una concessione discrezionale dell’Agenzia, ma un atto dovuto, derivante dall’obbligo di applicare lo strumento di accertamento più aggiornato e affidabile. Di conseguenza, il giudice d’appello avrebbe dovuto basare la propria valutazione unicamente sullo scostamento finale, e non sul valore originario, per stabilire se sussistesse o meno la grave incongruenza.

L’Onere della Prova e il Ruolo del Contraddittorio

L’ordinanza ribadisce alcuni principi consolidati in materia di accertamento standardizzato. Gli studi di settore costituiscono un sistema di presunzioni semplici, la cui validità non deriva automaticamente dallo scostamento, ma si consolida solo all’esito del contraddittorio con il contribuente. Questo dialogo è obbligatorio, pena la nullità dell’accertamento. In tale sede, spetta al contribuente l’onere di fornire le prove e le giustificazioni per lo scostamento rilevato. Se il contribuente rimane inerte, lo scostamento stesso può assumere la valenza di indizio grave, preciso e concordante.

L’Applicazione dello Studio di Settore più Evoluto è un Diritto

La Corte ha inoltre sottolineato come l’applicazione di uno studio di settore più recente e affinato costituisca uno ius superveniens, ovvero un diritto soggettivo del contribuente a essere valutato secondo lo strumento più perfezionato. L’Amministrazione Finanziaria non può quindi basare le proprie pretese su strumenti obsoleti se ne esistono di più recenti.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda sull’errore logico e giuridico commesso dal giudice regionale. Quest’ultimo ha erroneamente interpretato la riduzione della pretesa fiscale come prova della diligenza dell’Agenzia e della fondatezza dell’accertamento. In realtà, tale riduzione era solo la conseguenza dell’applicazione del corretto (e più favorevole) studio di settore. L’errore cruciale è stata l’omessa valutazione specifica sulla sussistenza della ‘grave incongruenza’ rispetto allo scostamento finale del 4,72%. Questa mancanza rende il ragionamento del giudice d’appello illogico e contrario ai principi di diritto. La Suprema Corte chiarisce che il giudice tributario ha il dovere di verificare l’esistenza di questo presupposto impositivo basandosi sui dati finali e applicabili, e non su calcoli preliminari e superati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Contribuenti e Professionisti

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Un piccolo scostamento tra il reddito dichiarato e i risultati degli studi di settore non è sufficiente a legittimare automaticamente un avviso di accertamento. Il requisito della grave incongruenza deve essere un dato sostanziale, provato dall’Ufficio e attentamente vagliato dal giudice, specialmente dopo che il contraddittorio ha ridimensionato la discrepanza iniziale. Per i contribuenti, emerge l’importanza di partecipare attivamente al contraddittorio per far valere le proprie ragioni. Questa decisione rafforza le tutele del contribuente, ponendo un chiaro limite all’utilizzo degli strumenti di accertamento presuntivo da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Un accertamento basato sugli studi di settore è sempre legittimo se c’è uno scostamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’accertamento è legittimo solo se lo scostamento tra reddito dichiarato e quello risultante dallo studio di settore configura una ‘grave incongruenza’. Una differenza minima, come il 4,72% del caso di specie, potrebbe non essere sufficiente.

Cosa succede se durante il contraddittorio viene applicato uno studio di settore più recente e favorevole al contribuente?
L’applicazione dello studio di settore più evoluto è un dovere per l’amministrazione finanziaria e un diritto per il contribuente. La valutazione sulla ‘grave incongruenza’ deve essere fatta sullo scostamento risultante da questo nuovo studio, non da quello precedente e obsoleto.

Il giudice deve valutare autonomamente la gravità dell’incongruenza?
Sì. Il giudice non può limitarsi a prendere atto che l’amministrazione finanziaria ha ridotto la pretesa in seguito al contraddittorio. Deve effettuare una valutazione autonoma e specifica per determinare se lo scostamento finale, per quanto ridotto, possieda ancora il requisito della ‘grave incongruenza’ necessario a fondare l’accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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