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Giurisdizione tributaria: il rinvio al primo giudice

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso sulla giurisdizione tributaria in materia di contributi al Servizio Sanitario Nazionale. Una società cooperativa aveva impugnato una cartella di pagamento, e la questione verteva sulla corretta autorità giudiziaria competente. La Corte ha confermato che tali contributi hanno natura fiscale, rientrando quindi nella giurisdizione tributaria. Tuttavia, ha cassato la sentenza d’appello perché, dopo aver affermato la propria giurisdizione precedentemente negata in primo grado, non aveva rimesso la causa al giudice di prime cure, violando così il principio del doppio grado di giudizio.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Giurisdizione Tributaria: Quando il Giudice d’Appello Deve Rinviare la Causa al Primo Grado

L’ordinanza n. 5352/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla giurisdizione tributaria e sulle corrette dinamiche processuali tra primo e secondo grado di giudizio. La decisione si concentra su due aspetti fondamentali: la natura fiscale dei contributi al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e l’obbligo per il giudice d’appello di rimettere la causa al primo giudice quando ne afferma la giurisdizione precedentemente negata.

I Fatti di Causa

Una società cooperativa si opponeva a un’intimazione di pagamento emessa da un agente della riscossione per debiti contributivi verso un ente previdenziale, risalenti al 1997. Inizialmente, il caso fu portato davanti alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP), la quale declinò la propria giurisdizione, ritenendo che la controversia riguardasse crediti di natura previdenziale, di competenza del giudice del lavoro.

La cooperativa ha impugnato tale decisione dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). Quest’ultima, riformando la sentenza di primo grado, ha affermato la propria giurisdizione. La CTR ha basato la sua decisione sul fatto che i crediti in questione erano in realtà contributi dovuti al Servizio Sanitario Nazionale, i quali hanno natura tributaria. Di conseguenza, la CTR ha proceduto a decidere la causa nel merito. Contro questa sentenza, l’agente della riscossione ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato due motivi di ricorso. Con il primo, l’agente della riscossione sosteneva che la giurisdizione tributaria fosse stata erroneamente affermata, poiché i crediti erano di natura previdenziale. Con il secondo, lamentava che la CTR, una volta affermata la giurisdizione, avrebbe dovuto rimettere la causa alla CTP anziché deciderla nel merito.

La Corte ha rigettato il primo motivo ma ha accolto il secondo.

Le Motivazioni

Per quanto riguarda il primo motivo, la Cassazione ha confermato la correttezza della decisione della CTR sulla questione della giurisdizione. Gli Ermellini hanno chiarito che, sulla base di una consolidata giurisprudenza, i contributi al Servizio Sanitario Nazionale hanno natura di tributo. Ciò è ulteriormente provato dal fatto che per la loro denuncia veniva utilizzato uno specifico modello (Modello DM/s), destinato esclusivamente al versamento di tali contributi. Pertanto, la controversia rientra a pieno titolo nella giurisdizione tributaria.

Relativamente al secondo motivo, la Corte ha invece dato ragione all’agente della riscossione. Ha richiamato l’articolo 59 del D.Lgs. n. 546/1992, il quale stabilisce che il giudice di secondo grado, qualora riformi una sentenza che ha negato la giurisdizione, deve rimettere la causa al giudice di primo grado. Questa norma è posta a tutela del principio del doppio grado di giurisdizione di merito, un cardine del nostro ordinamento processuale. Decidendo la causa nel merito, la CTR ha privato le parti di un grado di giudizio, compiendo un errore procedurale che impone la cassazione della sentenza.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Roma. Quest’ultima dovrà ora celebrare il giudizio di merito e decidere anche sulle spese processuali. L’ordinanza ribadisce due principi fondamentali: primo, la natura fiscale dei contributi SSN e la conseguente competenza delle corti tributarie; secondo, l’inderogabile obbligo del giudice d’appello di rimettere gli atti al primo giudice se la giurisdizione, da quest’ultimo negata, viene invece affermata in appello, garantendo così il diritto delle parti a un doppio esame del merito della controversia.

I contributi per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) rientrano nella giurisdizione tributaria?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato la sua consolidata giurisprudenza secondo cui i contributi per il SSN hanno natura tributaria. Pertanto, le controversie relative a tali contributi appartengono alla giurisdizione delle commissioni tributarie.

Cosa deve fare il giudice d’appello se riforma una sentenza di primo grado che aveva erroneamente negato la giurisdizione?
Il giudice d’appello deve rimettere la causa al giudice di primo grado. Secondo l’art. 59 del D.Lgs. 546/1992, non può decidere la causa nel merito, perché altrimenti priverebbe le parti di un grado di giudizio, violando il principio del doppio grado di giurisdizione.

L’ammissione di una parte in giudizio sulla natura di un credito è vincolante per il giudice?
No, le dichiarazioni contenute negli atti di parte, se sottoscritte solo dal difensore, non hanno valore di confessione. Possono al massimo fornire elementi indiziari che il giudice può valutare liberamente. Nel caso di specie, l’ammissione dell’INPS sulla natura tributaria del credito è stata considerata un elemento decisivo, ma non una confessione vincolante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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