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Giudizio di ottemperanza: il termine è di 90 giorni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un professionista che aveva avviato un giudizio di ottemperanza per il recupero di spese legali prima della scadenza del termine di 90 giorni dalla notifica della sentenza. L’ordinanza chiarisce che, sebbene il termine applicabile sia di 90 giorni (e non 120 come erroneamente ritenuto dal giudice di merito), l’azione era prematura e quindi inammissibile, confermando la necessità di attendere la scadenza del termine prima di poter agire per l’ottemperanza.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Giudizio di Ottemperanza: Rispettare i 90 Giorni è Cruciale

Il giudizio di ottemperanza rappresenta uno strumento fondamentale per assicurare che le decisioni dei giudici tributari nei confronti dell’Amministrazione finanziaria non restino lettera morta. Tuttavia, il suo corretto utilizzo è subordinato al rispetto di precisi termini procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di questi termini, chiarendo quale sia il periodo di attesa obbligatorio prima di poter agire contro l’ente pubblico inadempiente e quali sono le conseguenze di un’azione prematura.

I Fatti di Causa

Un professionista, a seguito di una sentenza favorevole della Commissione Tributaria Provinciale che liquidava le spese di lite a suo favore, si trovava di fronte all’inerzia di un ente pubblico nel provvedere al pagamento. Per ottenere quanto gli spettava, decideva di avviare un giudizio di ottemperanza. La Commissione Tributaria Regionale, però, respingeva il suo ricorso, sostenendo che non fossero stati rispettati due requisiti: la notifica preliminare della sentenza all’ente e il termine di 120 giorni previsto dall’art. 14 del d.l. n. 669/1996. Ritenendo errata tale decisione, il professionista presentava ricorso alla Corte di Cassazione.

Il Giudizio di Ottemperanza e la Questione dei Termini

Il ricorrente sosteneva che la normativa tributaria (artt. 69 e 70 del d.lgs. n. 546/1992) prevedesse una disciplina specifica per l’ottemperanza, diversa da quella dell’esecuzione civile ordinaria. La questione centrale del ricorso verteva quindi sulla corretta individuazione del termine che l’ente pubblico ha a disposizione per adempiere spontaneamente prima che il creditore possa legittimamente avviare il giudizio di ottemperanza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, pur accogliendo in parte la tesi del ricorrente sulla normativa applicabile, ha rigettato il ricorso per un vizio procedurale dirimente. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: il termine di 120 giorni, previsto per le esecuzioni forzate contro le pubbliche amministrazioni, non si applica al giudizio di ottemperanza tributario. Quest’ultimo, infatti, non è un’esecuzione coattiva in senso stretto, ma uno strumento per rendere effettivo il comando contenuto nella sentenza.

La norma di riferimento, secondo la Corte, è l’art. 69, comma 4, del d.lgs. n. 546/1992, che stabilisce un termine di 90 giorni dalla notificazione della sentenza per il pagamento delle somme dovute. Di conseguenza, l’ente non può essere considerato inadempiente prima che questo periodo sia trascorso.

Nel caso specifico, il ricorrente aveva notificato la sentenza il 18 febbraio 2021 e depositato il ricorso per ottemperanza il 24 marzo 2021, ben prima della scadenza dei 90 giorni. L’azione era, quindi, prematura. Sebbene il giudice di secondo grado avesse errato nell’indicare il termine di 120 giorni, la conclusione era corretta: il ricorso andava respinto. La Cassazione ha così corretto la motivazione della sentenza impugnata, ma ne ha confermato l’esito finale, rigettando l’appello del professionista.

Conclusioni: L’importanza del rispetto dei termini

La decisione in esame offre un’importante lezione pratica: nel processo tributario, la fretta è cattiva consigliera. Per avviare con successo un giudizio di ottemperanza finalizzato al recupero delle spese processuali, è indispensabile attendere la scadenza del termine di 90 giorni dalla notifica della sentenza all’amministrazione debitrice. Agire prima di tale scadenza rende il ricorso inammissibile per prematurità, con conseguente condanna alle spese anche del giudizio di ottemperanza stesso. La corretta scansione temporale delle azioni processuali si conferma un requisito non formale, ma sostanziale per la tutela dei propri diritti.

Qual è il termine corretto da attendere prima di avviare un giudizio di ottemperanza per il pagamento delle spese legali nel processo tributario?
Il termine corretto da attendere è di 90 giorni dalla data di notificazione della sentenza, come stabilito dall’art. 69, comma 4, del d.lgs. n. 546/1992.

Il termine di 120 giorni previsto dall’art. 14 del d.l. 669/1996 si applica al giudizio di ottemperanza tributario?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine di 120 giorni si applica alle procedure esecutive civili ordinarie e non allo specifico strumento del giudizio di ottemperanza tributario, per il quale vige il termine speciale di 90 giorni.

Cosa succede se il giudizio di ottemperanza viene avviato prima della scadenza del termine di 90 giorni?
Se il ricorso per ottemperanza viene depositato prima che siano trascorsi 90 giorni dalla notifica della sentenza, l’azione è considerata prematura. Di conseguenza, il ricorso viene rigettato e il ricorrente può essere condannato al pagamento delle spese del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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