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Giudizio di ottemperanza: è necessaria la mora?

Un contribuente avvia un giudizio di ottemperanza per il recupero delle spese legali non pagate dall’amministrazione finanziaria. La Commissione Tributaria dichiara il ricorso inammissibile per mancata preventiva messa in mora. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulla necessità di tale adempimento dopo la riforma del 2015, non decide nel merito ma rinvia la causa a pubblica udienza per risolvere la questione di diritto.

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Pubblicato il 26 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Giudizio di Ottemperanza: Addio alla Messa in Mora per le Spese Legali? La Cassazione Fa il Punto

Quando un contribuente vince una causa contro l’Amministrazione Finanziaria, sorge una domanda cruciale: come ottenere concretamente il pagamento delle spese legali liquidate in sentenza? La risposta risiede nel giudizio di ottemperanza, uno strumento processuale che finisce nuovamente al centro di un’importante riflessione della Corte di Cassazione. Con un’ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte ha evidenziato un profondo contrasto giurisprudenziale sulla necessità o meno di un adempimento formale, la “messa in mora”, prima di poter agire. Analizziamo la vicenda e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Un contribuente, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole che condannava un Comune al pagamento delle spese di giudizio con distrazione in favore del proprio legale, non riceveva il pagamento dovuto. Di conseguenza, avviava un giudizio di ottemperanza dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale per costringere l’ente a rispettare la decisione del giudice.

Tuttavia, la Commissione Tributaria dichiarava il ricorso inammissibile. La motivazione? Il ricorrente non aveva provveduto alla preventiva “messa in mora” dell’ente debitore a mezzo di ufficiale giudiziario, un adempimento ritenuto condizione di proponibilità dell’azione secondo l’art. 70 del D.Lgs. 546/1992. Il contribuente ha quindi impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Giudizio di Ottemperanza e i Dubbi della Cassazione

La questione giunta all’esame della Suprema Corte è di fondamentale importanza pratica: dopo la riforma del processo tributario del 2015, è ancora necessario notificare un atto formale di messa in mora prima di iniziare un giudizio di ottemperanza per il recupero delle spese legali? La Corte stessa ha ammesso l’esistenza di due orientamenti interpretativi diametralmente opposti.

L’Orientamento Tradizionale: la Messa in Mora è Indispensabile

Un primo filone giurisprudenziale sostiene che il giudizio di ottemperanza mantenga una sua specificità rispetto all’esecuzione civile. Secondo questa tesi, la sua funzione non è tanto l’esecuzione coattiva, quanto rendere effettivo un comando del giudice. In assenza di un termine specifico fissato dalla legge per l’adempimento, l’unica condizione per agire sarebbe il decorso di trenta giorni dalla notifica della messa in mora effettuata da un ufficiale giudiziario. Questo orientamento si basa su una lettura più tradizionale della norma, ritenendo tale passaggio procedurale ancora imprescindibile.

L’Orientamento Innovativo: Esecutività Immediata senza Formalità

Un secondo e più recente orientamento interpreta le riforme del 2015 (D.Lgs. 156/2015) in modo radicale. Con l’introduzione dell’immediata esecutività delle sentenze tributarie (art. 67-bis), non sarebbe più necessario né attendere il passaggio in giudicato della sentenza né procedere con la formale messa in mora. Le sentenze che condannano l’Amministrazione al pagamento di somme, incluse le spese legali, sarebbero titoli esecutivi da adempiere entro 90 giorni dalla notifica. Decorso tale termine, il contribuente potrebbe attivare direttamente il giudizio di ottemperanza, che diventa l’unico rimedio a sua disposizione. Questa interpretazione snellirebbe notevolmente la procedura di recupero del credito.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

Di fronte a questo netto contrasto interpretativo all’interno della sua stessa giurisprudenza, la Corte di Cassazione ha ritenuto di non poter decidere la controversia. L’ordinanza sottolinea il “valore nomofilattico” della questione, ovvero la sua importanza per garantire un’applicazione uniforme e certa della legge in tutto il Paese. Risolvere il conflitto è essenziale per definire con chiarezza i diritti e gli oneri di contribuenti e Amministrazione Finanziaria.

Per questo motivo, la Corte ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza. Questa scelta procedurale permetterà una discussione più approfondita e collegiale, con l’obiettivo di arrivare a una pronuncia che stabilisca un principio di diritto univoco e vincolante per il futuro.

Conclusioni: Cosa Cambia per Contribuenti e Avvocati?

L’ordinanza interlocutoria lascia la questione in sospeso, ma allo stesso tempo la pone al centro del dibattito giuridico. La decisione finale che scaturirà dalla pubblica udienza avrà un impatto significativo. Se dovesse prevalere l’orientamento innovativo, il recupero delle spese legali dall’Amministrazione diventerebbe un processo più rapido e meno gravoso, eliminando un passaggio burocratico. Se, al contrario, venisse confermata la tesi tradizionale, contribuenti e difensori dovrebbero continuare a prestare la massima attenzione all’adempimento della preventiva messa in mora, pena l’inammissibilità del ricorso. Per ora, non resta che attendere la decisione finale della Suprema Corte, che si spera possa fare chiarezza su un punto nevralgico del contenzioso tributario.

Cos’è il ‘giudizio di ottemperanza’ in materia tributaria?
È un’azione legale speciale che serve a costringere l’Amministrazione finanziaria a conformarsi a una decisione di un giudice, come ad esempio l’obbligo di pagare le spese legali liquidate in una sentenza.

Perché il ricorso iniziale del contribuente è stato respinto?
La Commissione Tributaria Provinciale ha respinto il ricorso perché il contribuente non aveva effettuato la cosiddetta ‘messa in mora’ formale tramite un ufficiale giudiziario, un passo che il giudice di primo grado ha considerato un requisito indispensabile per poter avviare il giudizio di ottemperanza.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso il caso nel merito. Ha preso atto dell’esistenza di due interpretazioni contrastanti nelle sue stesse sentenze riguardo alla necessità della ‘messa in mora’ dopo la riforma del 2015. Data l’importanza della questione per la certezza del diritto, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per stabilire un principio giuridico definitivo e uniforme.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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