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Giudicato esterno: onere della prova per il ricorrente

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un contribuente che invocava un precedente giudicato esterno a suo favore. La Corte ha stabilito che, per far valere una sentenza definitiva in un altro giudizio, non è sufficiente produrla, ma è necessario provarne il passaggio in giudicato tramite un’apposita certificazione di cancelleria. L’onere di questa prova grava interamente sulla parte che eccepisce il giudicato esterno.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Giudicato Esterno e Onere della Prova: La Cassazione Chiarisce gli Obblighi del Ricorrente

L’istituto del giudicato esterno rappresenta un pilastro del nostro ordinamento, volto a garantire la certezza del diritto e a evitare la contraddittorietà tra decisioni giudiziarie. Tuttavia, invocarlo in un nuovo processo richiede il rispetto di precisi oneri procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza quale sia l’onere della prova a carico della parte che intende avvalersi di una precedente sentenza favorevole, specialmente nel contenzioso tributario.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una cartella di pagamento per IRAP notificata dall’Agenzia delle Entrate al socio di una società in nome collettivo. L’imposta era stata calcolata su un reddito presunto, in applicazione della normativa sulle società considerate non operative. Il contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo l’inapplicabilità di tale disciplina, ma il suo ricorso è stato respinto sia in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale sia in appello dalla Commissione Tributaria Regionale.

L’Eccezione di Giudicato Esterno nel Ricorso per Cassazione

Giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, il contribuente ha affidato le sue speranze a un unico motivo di ricorso: l’esistenza di un giudicato esterno. Nello specifico, egli sosteneva che una precedente sentenza, emessa dalla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia in un caso analogo riguardante la stessa società per un’annualità d’imposta precedente (IRAP 2013), fosse passata in giudicato e dovesse quindi estendere i suoi effetti anche al giudizio in corso per l’IRAP 2014. A suo avviso, la Corte d’appello aveva commesso un errore di diritto nel non riconoscere l’applicabilità di quella decisione favorevole.

La Prova del Giudicato Esterno secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso infondato, cogliendo l’occasione per riaffermare un principio giurisprudenziale consolidato. Per poter eccepire validamente l’esistenza di un giudicato esterno, non è sufficiente che la parte interessata si limiti a produrre in giudizio la sentenza favorevole. È indispensabile, invece, fornire la prova certa che tale sentenza sia divenuta definitiva e non più impugnabile.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha chiarito che la prova del passaggio in giudicato di una sentenza deve essere fornita attraverso la produzione della decisione corredata dal relativo attestato di cancelleria, come previsto dall’art. 124 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile. Questo documento certifica ufficialmente che la sentenza non è più soggetta ai mezzi di impugnazione ordinari.

Nel caso di specie, il ricorrente aveva depositato la sentenza della C.T.R. Lombardia, ma senza la necessaria certificazione. La Corte ha specificato che l’onere della prova grava interamente sulla parte che eccepisce il giudicato e non può essere superato né dalla mancata contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, rimasta intimata nel processo, né dall’ipotesi che spetti alla controparte dimostrare la pendenza di un’impugnazione. Il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione impone che tutti gli elementi a fondamento del motivo debbano essere contenuti nel ricorso stesso, inclusa la prova formale e inconfutabile della definitività della sentenza invocata. In assenza di tale prova, l’eccezione non può essere accolta.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un importante monito per tutti gli operatori del diritto. Chi intende avvalersi di un giudicato esterno deve agire con la massima diligenza procedurale. La mera esistenza di una sentenza favorevole non è sufficiente a garantirne l’applicazione in un nuovo contenzioso. È essenziale munirsi della documentazione formale, ovvero l’attestato di passaggio in giudicato, per provare in modo incontrovertibile la definitività della decisione. In mancanza, anche un’eccezione potenzialmente fondata nel merito è destinata a essere respinta per un vizio di forma, con conseguente rigetto del ricorso e possibile condanna a un ulteriore versamento del contributo unificato.

È sufficiente produrre una sentenza di un altro processo per far valere il giudicato esterno?
No, secondo la Corte di Cassazione, la sola produzione della sentenza non è sufficiente. È necessario fornire anche la prova formale che essa sia diventata definitiva.

Come si prova che una sentenza è passata in giudicato?
La prova si fornisce producendo la sentenza unitamente all’attestato di cancelleria che ne certifica il passaggio in giudicato, come previsto dall’art. 124 disp. att. c.p.c.

Se la controparte non contesta che la sentenza sia definitiva, l’onere della prova viene meno?
No, la mancata contestazione della controparte non solleva il ricorrente dall’onere di provare formalmente il passaggio in giudicato della sentenza che intende far valere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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