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Frode carosello: rigetto del ricorso in Cassazione

Un gruppo di imprenditori e le loro società hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro un sequestro cautelare disposto per una presunta frode carosello. La Corte ha respinto il ricorso, confermando che gli elementi forniti dall’Agenzia delle Entrate, come l’uso di intermediari esteri fittizi e la mancanza di sostanza economica di tali società, erano sufficienti a dimostrare sia la fondatezza della pretesa (fumus boni iuris) sia il rischio di dispersione del patrimonio (periculum in mora), giustificando pienamente la misura cautelare.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Frode carosello: la Cassazione conferma il sequestro cautelare

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un complesso caso di presunta frode carosello, confermando la validità delle misure cautelari (sequestro di conti correnti e ipoteca su immobili) disposte dall’Agenzia delle Entrate. La decisione ribadisce principi fondamentali sulla prova indiziaria in materia tributaria e sui limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti del Caso: Un Complesso Schema Fraudolento

Il caso ha origine da un’indagine della Guardia di Finanza che aveva ipotizzato l’esistenza di un articolato sistema di evasione fiscale. Secondo l’accusa, una società italiana, operante nel settore edile, utilizzava due società estere, una con sede in Lituania e una in Slovenia, come intermediari fittizi.

Lo schema era il seguente: la merce veniva acquistata in Italia, formalmente ceduta alle società estere (che non avevano magazzini, personale né attrezzature) senza subire alcuna trasformazione, e infine riacquistata dalla stessa società italiana. L’obiettivo era creare costi fittizi per abbattere l’imponibile in Italia, trasferire gli utili all’estero e poi reinvestirli in un’altra società agricola italiana, riconducibile agli stessi soggetti.

Di fronte a questo quadro, l’Agenzia delle Entrate aveva richiesto e ottenuto dal giudice tributario l’autorizzazione al sequestro conservativo sui conti correnti dei soci e all’iscrizione di un’ipoteca sui beni immobili della società agricola. La decisione era stata confermata anche in appello, spingendo gli imprenditori a ricorrere in Cassazione.

Le Motivazioni del Ricorso: Prova, Motivazione e Fatti Decisivi

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre principali motivi:

1. Violazione di legge sulla prova: Sostenevano che l’Ufficio non avesse fornito prove sufficienti per qualificare le operazioni come oggettivamente o soggettivamente inesistenti.
2. Motivazione apparente: Contestavano la nullità della sentenza d’appello, ritenendo che i giudici si fossero limitati a recepire acriticamente le tesi dell’Agenzia delle Entrate senza un’adeguata valutazione autonoma.
3. Omessa valutazione di fatti decisivi: Lamentavano che non fosse stato considerato l’effettivo importo dei tributi contestati, l’assenza di un reale pericolo di dispersione del patrimonio e la natura agricola dei beni ipotecati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: La validità della prova indiziaria nella frode carosello

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti.

Sulla Prova della Frode

La Corte ha stabilito che la Commissione Tributaria Regionale aveva correttamente valutato gli elementi a disposizione, che costituivano un quadro indiziario grave, preciso e concordante. La totale mancanza di una struttura operativa delle società estere, unita alla circolarità delle transazioni (Italia -> Estero -> Italia) senza alcuna logica economica, era sufficiente a fondare il fumus boni iuris, ovvero la ragionevole presunzione della frode carosello. Inoltre, il coinvolgimento diretto dei ricorrenti in ruoli apicali nelle varie società e il prosciugamento dei loro conti correnti personali sono stati interpretati come un chiaro tentativo di sottrarre i beni all’azione esecutiva del Fisco, integrando così il requisito del periculum in mora.

Sulla Motivazione della Sentenza

Il secondo motivo è stato respinto poiché la motivazione della sentenza d’appello non era affatto apparente. I giudici di secondo grado avevano esposto in modo chiaro e comprensibile il percorso logico-giuridico che li aveva portati a confermare la decisione, analizzando specificamente gli indizi della frode e il pericolo per la riscossione. Non si trattava, quindi, di una mera adesione alle tesi dell’erario.

Le Conclusioni: Limiti al Sindacato di Legittimità e Implicazioni Pratiche

La Corte ha dichiarato inammissibile il terzo motivo, ricordando un principio cardine del proprio ruolo. La Cassazione non può riesaminare il merito della causa, cioè non può sostituire la propria valutazione dei fatti e delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il ricorso per omessa valutazione di un fatto decisivo è ammesso solo se il fatto storico è stato completamente ignorato, non se è stato valutato in modo diverso da quanto auspicato dalla parte.

Questa ordinanza conferma che, in materia di frode carosello, la prova può essere raggiunta anche attraverso un solido impianto presuntivo. Per le imprese, ciò significa che strutture societarie internazionali complesse devono sempre essere supportate da una reale sostanza economica e da una plausibile giustificazione commerciale, per non incorrere nel rischio di essere considerate meri schermi per l’evasione fiscale, con conseguenze patrimoniali immediate e gravi come i sequestri cautelari.

Quando la prova di una frode carosello può essere considerata sufficiente per un sequestro?
Secondo la Corte, la prova è sufficiente quando l’amministrazione finanziaria fornisce elementi indiziari gravi, precisi e concordanti. Nel caso specifico, la mancanza di personale, attrezzature e magazzini delle società estere, unita a un meccanismo artificioso e privo di giustificazione economica, è stata ritenuta una prova adeguata a giustificare la misura cautelare.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di una sentenza?
Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo graficamente esistente, non permette di comprendere il ragionamento seguito dal giudice. In questo caso, la Corte ha escluso tale vizio perché la sentenza d’appello aveva argomentato in modo dettagliato su plurimi profili, rendendo chiara la ratio decidendi della sua conferma del sequestro.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di una causa tributaria?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito i fatti o l’apprezzamento delle prove fatto dai giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è controllare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione. Non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, salvo casi tassativi di vizio motivazionale grave, come l’omesso esame di un fatto storico decisivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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