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Frode carosello: onere della prova per l’Agenzia

La Cassazione ha annullato le sentenze di merito in un caso di frode carosello, ribadendo l’onere della prova a carico dell’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione deve dimostrare non solo la frode, ma anche che l’imprenditore sapeva o avrebbe dovuto sapere dell’illecito, usando l’ordinaria diligenza. La Corte ha criticato i giudici di merito per aver ignorato presunzioni e indizi rilevanti, cassando le decisioni e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Frode Carosello e Onere della Prova: La Cassazione detta le Regole

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta per fare chiarezza su un tema cruciale del diritto tributario: la ripartizione dell’onere della prova nei casi di frode carosello. La decisione analizza in dettaglio gli obblighi dell’Amministrazione Finanziaria e i doveri di diligenza del contribuente, offrendo importanti spunti di riflessione per imprese e professionisti. Il caso riguardava una società di persone e i suoi soci, accusati di aver partecipato a un meccanismo fraudolento tramite operazioni soggettivamente inesistenti nel settore dell’importazione di veicoli.

I Fatti: Accertamenti Fiscali e la Controversia Iniziale

La vicenda trae origine da una serie di avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società in accomandita semplice e, per trasparenza, dei suoi soci. L’Amministrazione contestava la rettifica del reddito d’impresa ai fini IRAP, IVA e sanzioni per l’anno d’imposta 2004, sostenendo che la società fosse coinvolta in una frode carosello attraverso l’importazione intracomunitaria di autoveicoli. Le operazioni venivano considerate soggettivamente inesistenti, con conseguente disconoscimento dei costi e dell’IVA a credito.

Nei primi gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie avevano parzialmente accolto i ricorsi dei contribuenti. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per Cassazione contro le diverse sentenze emesse dalla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado.

Il Principio del Litisconsorzio Necessario nel Processo Tributario

Prima di entrare nel merito, la Cassazione ha affrontato una questione pregiudiziale di natura processuale: la violazione del litisconsorzio necessario. La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando l’accertamento riguarda una società di persone, il cui reddito è imputato per trasparenza ai soci, il processo deve svolgersi obbligatoriamente nei confronti di tutti i soggetti coinvolti (società e tutti i soci). Questo perché l’accertamento è un atto unitario e inscindibile.

Nel caso di specie, i processi si erano svolti separatamente. Tuttavia, la Corte ha ritenuto di non dover dichiarare la nullità dei giudizi, ma di disporre la riunione di tutti i ricorsi, in quanto le decisioni erano state assunte contemporaneamente, con motivazioni analoghe e sulla base della stessa vicenda, garantendo così il principio del contraddittorio.

Frode Carosello e l’Onere della Prova: La Posizione della Cassazione

Il cuore della pronuncia riguarda la corretta ripartizione dell’onere della prova in materia di frode carosello e operazioni soggettivamente inesistenti. La Suprema Corte ha chiarito che spetta all’Amministrazione Finanziaria fornire la prova che:

1. Il fornitore indicato in fattura è fittizio (oggettiva fittizietà).
2. Il contribuente destinatario della fattura era consapevole, o avrebbe dovuto esserlo con l’uso dell’ordinaria diligenza, che l’operazione si inseriva in un’evasione d’imposta.

Questa seconda prova può essere fornita anche attraverso presunzioni semplici, basate su elementi oggettivi e specifici che dimostrino la negligenza del contribuente. Una volta che l’Amministrazione ha assolto a questo onere, la palla passa al contribuente, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per non essere coinvolto nella frode.

Elementi Rilevanti e Irrilevanti nella Valutazione

La Cassazione ha criticato la sentenza di merito per aver valorizzato elementi considerati irrilevanti ai fini della prova della buona fede, come i pagamenti tracciabili o i prezzi “altamente concorrenziali”. Questi fattori, infatti, non escludono la conoscibilità della frode. Il vero focus deve essere sulla diligenza dell’imprenditore nel verificare la reale consistenza del proprio partner commerciale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati i motivi di ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di merito avevano errato nel rigettare le pretese del fisco basandosi su una giurisprudenza superata e applicando in modo scorretto il canone di riparto dell’onere probatorio. In particolare, la sentenza impugnata si era limitata a dichiarare che non vi era prova di “rapporti e comportamenti consapevolmente collusi” tra il contribuente e la frode, senza però compiere l’accertamento, necessario, sulla mera conoscibilità della frode stessa tramite l’uso dell’ordinaria diligenza.

Inoltre, le sentenze relative ai soci sono state giudicate nulle per motivazione apparente, in quanto si limitavano a richiamare la decisione (errata e poi riformata) resa nei confronti della società, senza esaminare autonomamente i motivi di appello proposti dall’Agenzia.

Le Conclusioni: Cassazione con Rinvio e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto tutti i ricorsi riuniti, ha cassato le sentenze impugnate e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il nuovo giudizio dovrà attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Suprema Corte, in particolare sulla corretta applicazione delle regole sull’onere della prova in tema di frode carosello.

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutte le imprese: la lotta all’evasione IVA richiede un alto grado di diligenza. Non è sufficiente che le operazioni siano formalmente regolari; è necessario che l’imprenditore adotti tutte le cautele ragionevoli per assicurarsi della buona fede e dell’affidabilità dei propri partner commerciali, al fine di non essere considerato, anche solo per negligenza, partecipe di un disegno fraudolento.

In un caso di frode carosello, cosa deve provare l’Amministrazione Finanziaria?
L’Amministrazione Finanziaria deve provare non solo l’oggettiva fittizietà del fornitore, ma anche la consapevolezza o la conoscibilità della frode da parte del destinatario dell’operazione. Quest’ultimo aspetto può essere dimostrato anche tramite presunzioni, basate su elementi oggettivi che indichino che il contribuente, usando l’ordinaria diligenza, avrebbe dovuto accorgersi dell’irregolarità.

Come può un’impresa difendersi dall’accusa di aver partecipato a una frode carosello?
Una volta che l’Amministrazione ha fornito elementi presuntivi sulla conoscibilità della frode, l’impresa deve fornire la prova contraria. Deve dimostrare di aver adoperato la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per non essere coinvolta, adottando tutte le cautele ragionevoli e proporzionate per verificare l’affidabilità del partner commerciale.

Perché nei processi tributari che riguardano le società di persone è necessario che partecipino sia la società che tutti i soci?
Perché l’accertamento del reddito di una società di persone e la conseguente imputazione ai soci sono atti inscindibili. La controversia riguarda unitariamente sia la società che i soci, e la decisione deve essere presa nei confronti di tutti per essere valida. Si tratta di un’ipotesi di litisconsorzio necessario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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