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Frode carosello onere della prova: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che aveva escluso la partecipazione di una società a una frode IVA. La Suprema Corte ha chiarito che in tema di frode carosello l’onere della prova a carico dell’Amministrazione finanziaria può essere assolto tramite presunzioni. Indizi come la mancanza di una reale struttura aziendale del fornitore o prezzi anomali sono sufficienti a invertire l’onere probatorio sul contribuente, che dovrà dimostrare la propria buona fede e l’impossibilità di essere a conoscenza della frode.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Frode Carosello Onere della Prova: La Cassazione detta le Regole

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarificazione sul tema della frode carosello e onere della prova, un argomento cruciale per le imprese che operano a livello nazionale e intracomunitario. La decisione ribalta un precedente verdetto e stabilisce con precisione quando il Fisco può ritenere un’azienda consapevole di partecipare a una frode IVA e come l’azienda stessa può difendersi.

I Fatti del Caso: Una Disputa su Acquisti Intracomunitari

Una società operante nel settore automobilistico si è vista recapitare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate recuperava a tassazione IVA e imposte dirette per due annualità. La contestazione riguardava una serie di acquisti intracomunitari di autovetture. Secondo il Fisco, queste operazioni erano “soggettivamente inesistenti”, in quanto realizzate tramite l’interposizione fittizia di un fornitore nazionale risultato essere una mera “società cartiera”, creata al solo scopo di realizzare una frode carosello.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione alla società contribuente. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, aveva ritenuto che gli elementi portati dall’Amministrazione finanziaria non fossero sufficienti a dimostrare né l’inesistenza soggettiva delle operazioni, né la consapevolezza della frode da parte dell’acquirente. Elementi quali la mancanza di organizzazione e dipendenti del fornitore, i prezzi inferiori alla media e il mancato versamento dell’IVA da parte di quest’ultimo erano stati giudicati insufficienti a provare il coinvolgimento della società acquirente.

Frode Carosello Onere della Prova: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza d’appello e delineando un quadro chiaro in materia di frode carosello onere della prova, in linea con la giurisprudenza nazionale ed europea consolidata.

Gli Indizi Sufficienti per l’Amministrazione Finanziaria

La Suprema Corte ha stabilito che l’Amministrazione finanziaria può assolvere al proprio onere probatorio anche attraverso presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti. Gli elementi che i giudici di merito avevano svalutato sono stati invece ritenuti pienamente idonei a costituire un quadro indiziario solido. In particolare, indizi come:

* La natura di “cartiera” della società cedente (mancanza di organizzazione, dipendenti, capacità finanziaria).
* La pratica di prezzi sensibilmente inferiori a quelli di mercato.
* Il sistematico mancato versamento dell’IVA da parte del fornitore.

Questi fattori, considerati nel loro insieme, costituiscono elementi oggettivi che avrebbero dovuto mettere in allarme qualsiasi imprenditore onesto e mediamente esperto sulla regolarità dell’operazione.

L’Inversione dell’Onere della Prova sul Contribuente

Una volta che il Fisco ha fornito un quadro indiziario sufficiente, l’onere della prova si inverte e passa al contribuente. A questo punto, spetta all’acquirente dimostrare la propria assoluta buona fede. Non è sufficiente, a tal fine, esibire la regolarità formale delle scritture contabili o la tracciabilità dei pagamenti, poiché questi sono elementi facilmente falsificabili in un contesto fraudolento. L’azienda deve invece provare di aver adottato la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per verificare la reale consistenza del proprio partner commerciale e assicurarsi di non essere coinvolta in un’operazione illecita.

La Consapevolezza della Frode: Non Serve il Dolo Specifico

Un altro punto fondamentale chiarito dalla Corte è quello relativo all’elemento soggettivo. Per essere considerati partecipi di una frode, non è necessario dimostrare il “dolo specifico”, ovvero l’intenzione mirata di evadere le imposte. È sufficiente la mera “consapevolezza” del destinatario della fattura che l’operazione si inseriva in un’evasione dell’imposta. Tale consapevolezza può essere provata anche in via presuntiva, dimostrando che il contribuente, usando l’ordinaria diligenza professionale, “avrebbe dovuto sapere” della natura fraudolenta della transazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale, sia nazionale che dell’Unione Europea. Il principio cardine è che l’Amministrazione finanziaria può utilizzare elementi presuntivi per dimostrare che l’acquirente sapeva o avrebbe dovuto sapere che l’operazione si inseriva in una frode. La presentazione di un quadro indiziario grave, preciso e concordante (come la palese inconsistenza operativa del fornitore) sposta sul contribuente il compito di fornire la prova contraria. Tale prova non può limitarsi alla formalità dei documenti, ma deve consistere nella dimostrazione di aver agito con la massima diligenza, tale da rendere scusabile il proprio stato di ignoranza riguardo alla frode. La Corte ha inoltre specificato che per configurare la partecipazione alla frode non è richiesto il dolo specifico di evasione, ma basta la consapevolezza, anche potenziale, di essere parte di un meccanismo evasivo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutte le imprese. La scelta dei partner commerciali non può basarsi solo sulla convenienza economica. È fondamentale implementare procedure di due diligence e di verifica dei fornitori che vadano oltre il controllo formale dei documenti. Ignorare segnali d’allarme evidenti, come prezzi irragionevolmente bassi o una struttura aziendale del fornitore palesemente inadeguata, espone al rischio di vedersi contestata la detrazione dell’IVA e di essere considerati, a tutti gli effetti, partecipi della frode. La diligenza e la prudenza non sono solo virtù etiche, ma requisiti legali indispensabili per operare in sicurezza sul mercato.

Quali prove deve fornire l’Agenzia delle Entrate per contestare operazioni in una frode carosello?
L’Agenzia delle Entrate può assolvere al suo onere probatorio anche mediante presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti. Elementi come la mancanza di una reale struttura aziendale del fornitore (società “cartiera”), la pratica di prezzi inferiori a quelli di mercato e il mancato versamento dell’IVA da parte del cedente sono considerati indizi sufficienti.

Cosa deve fare un’azienda per dimostrare la propria buona fede se accusata di aver partecipato a una frode carosello?
L’azienda deve fornire la prova contraria di aver agito con la massima diligenza esigibile da un operatore accorto. Non è sufficiente dimostrare la regolarità formale delle scritture contabili e dei pagamenti, ma occorre provare di aver fatto tutto il possibile per verificare la sostanza del partner commerciale e di essere incolpevolmente rimasta all’oscuro della frode.

È necessario che l’imprenditore abbia agito con l’intenzione specifica di evadere le tasse per essere considerato partecipe della frode?
No, non è richiesto il “dolo specifico”. È sufficiente che l’Amministrazione finanziaria dimostri, anche in via presuntiva, che il contribuente era a conoscenza della frode o che avrebbe dovuto esserlo usando l’ordinaria diligenza professionale, data la sua qualità e le circostanze concrete dell’operazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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