LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Frode carosello: onere della prova e diligenza

La Corte di Cassazione ha cassato una sentenza di secondo grado in un caso di frode carosello. L’ordinanza chiarisce che per negare la detrazione IVA, l’Amministrazione finanziaria deve fornire elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti sulla consapevolezza dell’acquirente di partecipare a una frode. Una volta fornita tale prova, spetta al contribuente dimostrare di aver agito con la massima diligenza e in buona fede. La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero erroneamente ignorato gli indizi presentati dal Fisco, come la natura di società cartiera del fornitore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Frode Carosello: Come la Cassazione Definisce l’Onere della Prova

L’ordinanza in commento della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del diritto tributario: la ripartizione dell’onere della prova nei casi di frode carosello. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ha chiarito i principi che i giudici di merito devono seguire per valutare la legittimità di un accertamento fiscale per indebita detrazione IVA, sottolineando l’importanza della diligenza dell’imprenditore per non essere coinvolto in schemi fraudolenti.

I Fatti: Un Acquisto Sospetto di Telefonia

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato a una società per l’indebita detrazione dell’IVA relativa all’anno 2011. L’Amministrazione Finanziaria contestava l’acquisto di ingenti partite di telefoni cellulari da un’altra società, ritenuta una mera ‘società cartiera’. Secondo il Fisco, quest’ultima era un soggetto fittiziamente interposto in un’operazione che, in realtà, avveniva tra la società acquirente e operatori economici esteri, al fine di evadere l’IVA. La Commissione tributaria regionale aveva dato ragione al contribuente, ritenendo che il Fisco non avesse fornito prove sufficienti della connivenza dell’acquirente nella frode.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Frode Carosello

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza della Commissione tributaria regionale e rinviando la causa a un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la decisione impugnata fosse errata in diritto, poiché non aveva correttamente applicato i principi consolidati in materia di ripartizione dell’onere probatorio nelle frodi IVA. In particolare, il giudice di merito aveva illegittimamente trascurato una serie di elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti forniti dal Fisco.

Le Motivazioni: La Ripartizione dell’Onere della Prova

Il cuore della decisione risiede nella dettagliata ricostruzione dei principi che governano la prova nelle controversie su operazioni soggettivamente inesistenti. La Corte ha ribadito che:

1. Onere dell’Amministrazione Finanziaria: Al Fisco spetta l’onere di provare, anche tramite presunzioni, che il contribuente fosse a conoscenza, o avrebbe dovuto esserlo usando l’ordinaria diligenza, del fatto che l’operazione si inseriva in un’evasione d’imposta. Elementi oggettivi e specifici, come la natura di ‘cartiera’ del cedente (priva di struttura, dipendenti e beni strumentali), l’antieconomicità dell’operazione o la vendita sottocosto, costituiscono indizi sufficienti a integrare tale prova.

2. Inversione dell’onere e prova del contribuente: Una volta che l’Amministrazione ha assolto al suo onere probatorio, la palla passa al contribuente. Quest’ultimo deve fornire la prova contraria, dimostrando non solo l’effettività della transazione, ma soprattutto la sua buona fede. Ciò significa provare di aver adoperato la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per evitare di essere coinvolto nello schema fraudolento.

3. Irrilevanza delle prove formali: La Corte ha sottolineato come elementi quali la regolarità formale delle fatture, l’avvenuto pagamento tramite canali bancari tracciabili o la minima differenza di prezzo rispetto al mercato non siano di per sé sufficienti a dimostrare la buona fede. Queste circostanze, infatti, sono spesso parte integrante della costruzione della frode stessa e facilmente falsificabili. La valutazione del giudice deve andare oltre la mera apparenza formale.

Nel caso specifico, la Commissione regionale aveva errato nel non considerare il complesso degli indizi portati dal Fisco (la fornitrice era una ‘cartiera’, le vendite erano sottocosto, il mancato versamento dell’IVA da parte della ‘cartiera’) e nel valorizzare elementi irrilevanti (come i pagamenti bancari) per escludere la consapevolezza della società acquirente.

Le Conclusioni: Diligenza e Consapevolezza per l’Imprenditore

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per tutti gli operatori economici: la lotta all’evasione fiscale richiede una partecipazione attiva e consapevole. Non è sufficiente adempiere agli obblighi formali; è necessario esercitare una costante e prudente vigilanza sulla natura e l’affidabilità dei propri partner commerciali. La decisione insegna che, di fronte a indizi di anomalia, l’imprenditore non può voltarsi dall’altra parte. Ignorare segnali di allarme può costare caro, portando al disconoscimento del diritto alla detrazione dell’IVA e a pesanti sanzioni. La diligenza non è un’opzione, ma un dovere per chiunque voglia operare lecitamente sul mercato, proteggendo la propria azienda dal rischio di essere inconsapevolmente trascinata in una frode carosello.

In una frode carosello, cosa deve provare l’Amministrazione Finanziaria per negare la detrazione IVA?
L’Amministrazione Finanziaria non deve provare la partecipazione diretta del contribuente alla frode, ma è sufficiente che dimostri, anche attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, che egli sapeva o avrebbe dovuto sapere, usando l’ordinaria diligenza professionale, che l’operazione si inseriva in uno schema evasivo.

La regolarità formale delle fatture e i pagamenti tracciabili bastano a dimostrare la buona fede dell’acquirente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la regolarità formale della documentazione contabile e l’utilizzo di mezzi di pagamento tracciabili non sono, di per sé, sufficienti a provare la buona fede, in quanto tali elementi sono spesso parte integrante della stessa architettura fraudolenta e facilmente falsificabili.

Cosa succede una volta che il Fisco ha fornito sufficienti indizi sulla frode carosello?
L’onere della prova si inverte e si sposta sul contribuente. A questo punto, spetta alla società acquirente dimostrare non solo l’effettività della transazione, ma anche di aver agito con la massima diligenza possibile per un operatore accorto al fine di evitare di essere coinvolta nella frode, provando così la sua totale estraneità all’intento evasivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati