LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Frode carosello IVA: onere della prova e indizi

Una società operante nel settore automobilistico è stata accusata di aver partecipato a una frode carosello IVA. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’Amministrazione Finanziaria può dimostrare la consapevolezza della frode da parte del contribuente attraverso elementi indiziari, come l’acquisto di beni a prezzi inferiori a quelli di mercato. Una volta presentati tali indizi, spetta al contribuente l’onere di provare la propria buona fede e la massima diligenza, rovesciando la decisione dei giudici di merito che avevano posto l’intero onere probatorio sull’ente impositore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Frode Carosello IVA: La Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto tributario: la frode carosello IVA e la ripartizione dell’onere della prova tra Amministrazione Finanziaria e contribuente. La decisione chiarisce come elementi indiziari, quali prezzi di acquisto anomali, possano essere sufficienti a dimostrare la consapevolezza dell’imprenditore di partecipare a uno schema fraudolento, spostando su di lui l’obbligo di dimostrare la propria buona fede.

Il Contesto del Caso: Acquisti Sospetti nel Settore Automotive

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società operante nel commercio di autoveicoli. L’Amministrazione Finanziaria contestava l’indetraibilità dell’IVA e la deducibilità di costi relativi all’acquisto di vetture da società rivelatesi essere delle “cartiere”, ovvero entità create al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti. L’accertamento si basava su indizi raccolti dalla Guardia di Finanza, che evidenziavano anomalie nelle transazioni commerciali, tra cui l’acquisto di auto a prezzi inferiori a quelli di mercato e il versamento di cospicui anticipi senza alcuna garanzia.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato parzialmente ragione alla società contribuente. In particolare, i giudici d’appello (CTR) avevano ritenuto che l’Ufficio Fiscale non avesse fornito una prova piena della partecipazione consapevole della società alla frode, limitandosi a presentare presunzioni semplici. Secondo la CTR, l’onere di dimostrare la “piena conoscenza” della frode gravava interamente sull’Amministrazione, che non lo aveva assolto, rendendo l’accertamento carente sul piano motivazionale e lesivo del principio del contraddittorio.

La Prova della Frode Carosello IVA e il Ricorso in Cassazione

L’Amministrazione Finanziaria ha impugnato la decisione della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: un vizio di motivazione dell’avviso di accertamento e, soprattutto, un’errata applicazione delle norme sull’onere della prova in materia di frode carosello IVA.

La Motivazione dell’Atto Impositivo

La Corte Suprema ha accolto il motivo relativo al vizio di motivazione dell’accertamento. Contrariamente a quanto stabilito dalla CTR, la Cassazione ha ritenuto che l’atto impositivo fosse adeguatamente motivato. Esso, infatti, non si limitava a menzionare la natura di “cartiere” delle società fornitrici, ma indicava specifici elementi presuntivi che avrebbero dovuto allertare qualsiasi imprenditore diligente. Tra questi, spiccavano l’anticipazione di pagamenti e i prezzi di acquisto anomali, elementi sufficienti a fondare la pretesa fiscale.

Gli Indizi Sufficienti a Provare la Consapevolezza

Il cuore della decisione riguarda il terzo motivo di ricorso, anch’esso accolto. La Cassazione ha ribadito il proprio consolidato orientamento in materia di ripartizione dell’onere probatorio nelle frodi IVA. L’Ufficio non è tenuto a provare la “piena conoscenza” della frode, ma deve dimostrare, anche tramite presunzioni semplici, gravi, precise e concordanti, che il contribuente sapeva o, usando l’ordinaria diligenza, avrebbe dovuto sapere di essere coinvolto in un’evasione.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza della CTR, rinviando la causa per un nuovo esame. Le motivazioni si fondano su principi consolidati sia a livello nazionale che europeo. In primo luogo, la Corte ha chiarito che l’onere dell’Amministrazione Finanziaria si esaurisce nel fornire un quadro indiziario solido. Nel caso di specie, l’acquisto di auto da società cartiere a un prezzo inferiore a quello di mercato e il versamento di ingenti anticipi senza garanzie costituiscono indizi più che sufficienti a far sorgere il sospetto di un’operazione illecita. Questi elementi, secondo la Corte, sono idonei a dimostrare la conoscibilità della frode da parte di un operatore mediamente esperto e onesto. In secondo luogo, una volta che l’Ufficio ha fornito tali elementi, l’onere della prova si sposta sul contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza possibile per assicurarsi che l’operazione non rientrasse in uno schema fraudolento. Non è sufficiente, a tal fine, dimostrare la regolarità formale della contabilità o dei pagamenti, ma è necessario provare di aver adottato tutte le cautele ragionevolmente esigibili in base alle circostanze.

le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale nella lotta alle frodi fiscali: la collaborazione richiesta al contribuente non è meramente passiva. Un imprenditore non può ignorare segnali di allarme evidenti, come condizioni commerciali eccessivamente vantaggiose e anomale, e trincerarsi dietro la mera regolarità formale delle transazioni. La decisione della Cassazione serve da monito, sottolineando che la diligenza professionale impone un dovere di verifica e cautela. In presenza di indizi di una frode carosello IVA, l’onere di dimostrare la propria estraneità e buona fede ricade inesorabilmente sul contribuente, pena l’indetraibilità dell’imposta e le conseguenti sanzioni.

In una frode carosello IVA, cosa deve dimostrare l’Amministrazione Finanziaria?
L’Amministrazione Finanziaria deve provare, anche solo tramite indizi, non solo la fittizietà del fornitore ma anche che il destinatario dell’operazione sapeva o avrebbe dovuto sapere, usando l’ordinaria diligenza, che l’operazione faceva parte di un’evasione fiscale.

Quali elementi possono essere considerati indizi sufficienti per provare la consapevolezza del contribuente in una frode fiscale?
Secondo la sentenza, elementi come l’acquisto di beni a un prezzo inferiore a quello di mercato e la pratica di ingenti anticipazioni nei pagamenti senza alcuna garanzia sono indizi idonei a dimostrare la conoscenza o conoscibilità della frode da parte dell’imprenditore.

Una volta che l’Ufficio Fiscale fornisce gli indizi, cosa deve fare il contribuente per difendersi?
Il contribuente ha l’onere di fornire la prova contraria, dimostrando di aver agito senza la consapevolezza di partecipare all’evasione fiscale e di aver adoperato la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per non essere coinvolto in tale situazione. La regolarità della contabilità e dei pagamenti non è sufficiente a tal fine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati