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Frode carosello e deducibilità costi: la decisione

In un caso di presunta frode carosello, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito per difetto di motivazione. La sentenza chiarisce due punti fondamentali: la necessità per il giudice di analizzare specificamente la buona fede del contribuente ai fini della detrazione IVA e, separatamente, la possibilità di dedurre i costi per operazioni soggettivamente inesistenti se effettivamente sostenuti. Anche in uno schema fraudolento, un costo reale e inerente all’attività può essere deducibile, applicando una normativa più favorevole con effetto retroattivo.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Frode Carosello: Costi Deducibili Anche in Caso di Reato?

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 24082/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto tributario: la gestione fiscale delle operazioni rientranti in una frode carosello. La decisione è di fondamentale importanza perché distingue nettamente il diritto alla detrazione dell’IVA dalla diversa questione della deducibilità dei costi ai fini delle imposte dirette, stabilendo che il giudice di merito deve motivare in modo specifico su entrambi gli aspetti.

Il Contesto del Caso: Operazioni Inesistenti e Accertamenti Fiscali

Una società operante nel settore informatico si è vista notificare diversi avvisi di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava la detrazione dell’IVA e la deduzione dei costi relativi ad acquisti da diverse imprese. Secondo il Fisco, tali fornitori erano mere ‘società cartiere’, create al solo scopo di interporsi fittiziamente nelle transazioni per realizzare una frode fiscale. Dopo un lungo iter giudiziario, che ha visto un primo annullamento con rinvio da parte della stessa Cassazione, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di rinvio, aveva respinto le ragioni della società contribuente. Contro questa decisione, la società ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Frode Carosello

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso della società, cassando la sentenza impugnata e rinviando nuovamente la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il cuore della decisione risiede nel riscontro di un grave difetto di motivazione da parte del giudice del rinvio.

Il Difetto di Motivazione sulla Detraibilità IVA

I giudici di legittimità hanno evidenziato che la sentenza impugnata non aveva adeguatamente esaminato gli indizi sulla natura fittizia di alcune delle società fornitrici, né aveva valutato la potenziale prova della buona fede della società acquirente. L’onere della prova, in questi casi, è chiaro: spetta prima all’Amministrazione Finanziaria dimostrare, con elementi oggettivi, che il contribuente sapeva o avrebbe dovuto sapere di partecipare a un’evasione. Solo a fronte di tale prova, l’onere si sposta sul contribuente, che deve dimostrare la propria estraneità e la propria diligenza.

La Fondamentale Questione sulla Deducibilità dei Costi

Il punto più innovativo e rilevante della sentenza riguarda la deducibilità dei costi. La società aveva lamentato che il giudice non si fosse pronunciato su questo specifico aspetto, che era stato assorbito nella precedente pronuncia di Cassazione. La Corte ha accolto questa doglianza, ricordando che la normativa introdotta nel 2012 (art. 14, comma 4-bis, della legge n. 537/1993) ha una portata retroattiva favorevole al contribuente. Questa norma consente la deduzione dei costi relativi a operazioni soggettivamente inesistenti, a condizione che tali costi siano stati effettivamente sostenuti e non siano in contrasto con i principi di effettività, inerenza e competenza.

Le Motivazioni della Corte: Prova e Deducibilità dei Costi nella frode carosello

La Corte di Cassazione ha ribadito che la questione della detraibilità IVA e quella della deducibilità dei costi sono distinte e devono essere oggetto di autonoma valutazione. Mentre per l’IVA è centrale la prova della buona fede del contribuente, per le imposte sui redditi il focus si sposta sull’effettività del costo. Anche se un’operazione si inserisce in un contesto di frode carosello, se l’acquirente dimostra di aver realmente sostenuto il costo per un bene o servizio effettivamente entrato nella sua disponibilità e inerente alla sua attività, tale costo può essere dedotto dal reddito d’impresa. La sentenza impugnata è stata cassata proprio perché ha omesso completamente di esaminare la prova dell’effettività e dell’inerenza dei costi, limitandosi a negarne la deducibilità come conseguenza automatica della natura fraudolenta delle operazioni contestate.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un principio di garanzia per il contribuente. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Obbligo di motivazione distinta: I giudici tributari sono tenuti a motivare in modo separato e approfondito sulla detraibilità dell’IVA (valutando la consapevolezza della frode) e sulla deducibilità dei costi (valutando l’effettività della spesa).
2. Salvezza dei costi effettivi: Un’impresa che si trova, anche inconsapevolmente, coinvolta in una frode carosello non perde automaticamente il diritto a dedurre i costi. Se riesce a provare che le spese sono state realmente sostenute e sono inerenti all’attività, la deduzione è legittima.
3. Applicazione retroattiva: La norma più favorevole sulla deducibilità dei costi si applica anche a fatti avvenuti prima della sua entrata in vigore, purché i relativi accertamenti non siano divenuti definitivi.

In conclusione, la Corte riafferma la necessità di un’analisi puntuale e non automatica, tutelando la deducibilità dei costi reali anche in contesti fiscalmente complessi e potenzialmente illeciti.

In una frode carosello, quando spetta al contribuente dimostrare la propria buona fede ai fini della detrazione IVA?
Spetta all’Amministrazione Finanziaria fornire per prima gli elementi oggettivi che provino che il contribuente sapeva, o avrebbe dovuto sapere con l’ordinaria diligenza, di partecipare a un’operazione evasiva. Solo dopo che l’amministrazione ha assolto a tale onere, la prova contraria passa al contribuente.

I costi relativi a operazioni soggettivamente inesistenti sono sempre indeducibili?
No. Secondo la normativa vigente, con effetto anche retroattivo, i costi per operazioni soggettivamente inesistenti sono deducibili se non sono utilizzati direttamente per commettere il reato e se il contribuente fornisce la prova che siano stati effettivamente sostenuti e rispettino i principi di effettività, inerenza, competenza e certezza.

Cosa accade se il giudice d’appello non motiva in modo distinto sulla detraibilità IVA e sulla deducibilità dei costi?
La sentenza risulta viziata per difetto di motivazione. Come stabilito in questo caso dalla Corte di Cassazione, trattandosi di due questioni regolate da principi diversi, l’omessa o carente motivazione su uno dei due aspetti comporta l’annullamento della decisione con rinvio a un altro giudice per un nuovo esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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