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Forza maggiore tributaria: crisi di liquidità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7707/2024, chiarisce che la crisi di liquidità di un’azienda, anche se causata da ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, non costituisce automaticamente una causa di forza maggiore tributaria per giustificare il mancato versamento delle imposte. Per ottenere l’esenzione da sanzioni e interessi, il contribuente deve dimostrare che la crisi era un evento imprevedibile e inevitabile e di aver adottato tutte le misure possibili per prevenirla o mitigarla. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva accolto l’appello di una società sanitaria basandosi solo sulla sua situazione di illiquidità, rinviando la causa per una nuova e più approfondita valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Crisi di Liquidità e Tasse: Quando si Configura la Forza Maggiore Tributaria?

La crisi di liquidità aziendale, specialmente se causata da ritardi nei pagamenti da parte di enti pubblici, può esonerare un’impresa dal pagamento di sanzioni e interessi sulle imposte dovute? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 7707 del 21 marzo 2024, ha fornito importanti chiarimenti sul concetto di forza maggiore tributaria, stabilendo paletti molto precisi e ribadendo che la difficoltà finanziaria non è, di per sé, una giustificazione sufficiente.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento IMU per l’anno 2013 emesso da un Comune nei confronti di un importante Istituto Sanitario. L’ente impositore richiedeva il pagamento dell’imposta, oltre a sanzioni e interessi. L’Istituto si opponeva, sostenendo di trovarsi in una grave crisi di liquidità dovuta ai sistematici e gravi ritardi con cui la Pubblica Amministrazione saldava le prestazioni sanitarie erogate dalla struttura.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Istituto, riconoscendo la sussistenza della causa di forza maggiore tributaria prevista dall’art. 6, comma 5, del D.Lgs. 472/1997. Secondo i giudici di merito, la situazione di dissesto finanziario, causata dalle inadempienze della P.A., giustificava il mancato pagamento dell’IMU, annullando di conseguenza sanzioni e interessi. Il Comune, non condividendo tale interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Nozione di Forza Maggiore Tributaria secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: per configurare la forza maggiore tributaria, non basta una generica difficoltà economica. È necessaria la coesistenza di due elementi fondamentali:

1. Elemento Oggettivo: Deve trattarsi di circostanze anomale, imprevedibili ed estranee alla sfera di controllo dell’operatore economico.
2. Elemento Soggettivo: Il contribuente deve dimostrare di aver adottato tutte le misure appropriate e possibili, senza incorrere in sacrifici eccessivi, per premunirsi contro le conseguenze dell’evento anomalo e adempiere ai propri obblighi fiscali.

In altre parole, la forza maggiore non è una semplice impossibilità, ma un evento esterno che costringe il soggetto a violare la norma tributaria nonostante abbia fatto tutto il possibile per evitarlo.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha evidenziato l’errore commesso dalla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima si era limitata a constatare la situazione di dissesto dell’Istituto Sanitario, attribuendola ai ritardi della Pubblica Amministrazione e collegandola direttamente alla nozione di forza maggiore. Questo automatismo, secondo la Corte, è errato.

Il giudice di merito avrebbe dovuto, invece, condurre un’indagine più approfondita per verificare se la crisi di liquidità fosse realmente un evento “imprevedibile ed inevitabile”. Avrebbe dovuto accertare se l’Istituto avesse messo in atto tutte le possibili azioni per fronteggiare la situazione, come ad esempio:

* Intraprendere iniziative giudiziarie o extragiudiziarie per recuperare i crediti vantati verso la P.A.
* Cercare di ottenere finanziamenti bancari.
* Adottare altre misure ordinarie o straordinarie per prevenire o bloccare la crisi aziendale.

Solo dimostrando l’impossibilità di superare la crisi nonostante l’adozione di tutte le cautele e le azioni del caso, il contribuente può legittimamente invocare l’esimente della forza maggiore.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione stabilisce un principio di rigore fondamentale per tutti i contribuenti. La crisi di liquidità, anche se incolpevole, non è un “lasciapassare” per omettere i versamenti fiscali. L’onere della prova grava interamente sul contribuente, che deve dimostrare non solo l’esistenza della difficoltà economica, ma anche la sua natura imprevedibile e inevitabile, nonché l’aver agito con la massima diligenza per porvi rimedio. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi, valutando nel dettaglio le azioni intraprese dalla società per superare la sua crisi finanziaria prima di poter eventualmente confermare l’esenzione da sanzioni e interessi.

Una crisi di liquidità aziendale costituisce sempre una causa di forza maggiore per non pagare le tasse?
No, secondo la Corte di Cassazione, la sussistenza di una situazione di illiquidità o di crisi aziendale non costituisce, di per sé, forza maggiore ai fini dell’esclusione della punibilità. È necessario dimostrare ulteriori elementi.

Cosa deve dimostrare un contribuente per invocare con successo la forza maggiore tributaria?
Il contribuente deve dimostrare la sussistenza di un elemento oggettivo (circostanze anormali ed estranee) e di un elemento soggettivo (aver adottato tutte le misure appropriate per prevenire le conseguenze dell’evento, senza incorrere in sacrifici eccessivi). Deve provare che l’evento era imprevedibile, inevitabile e non fronteggiabile con misure ordinarie o straordinarie.

Qual è stato l’errore del giudice di secondo grado in questo caso?
L’errore è stato quello di aver accolto l’appello della contribuente sul mero presupposto che la sua situazione di illiquidità potesse costituire un’idonea ‘forza maggiore’, senza indagare approfonditamente se tale situazione fosse imprevedibile e inevitabile e se l’azienda avesse adottato tutte le misure possibili per porre rimedio alla crisi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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