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Forza maggiore sanzioni tributarie: la Cassazione

Una società cooperativa ometteva il versamento dell’IVA a causa di una grave crisi di liquidità, provocata da ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8852/2024, ha stabilito che tale situazione non costituisce una causa di forza maggiore per le sanzioni tributarie. Secondo la Corte, la difficoltà economica, sebbene grave, rientra nel normale rischio d’impresa e non annulla la volontarietà della condotta, requisito necessario per invocare la forza maggiore secondo l’interpretazione penalistica, applicabile in questo ambito.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Forza maggiore sanzioni tributarie: la crisi di liquidità non giustifica l’omesso versamento IVA

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 8852/2024 affronta un tema cruciale per le imprese che operano con la Pubblica Amministrazione: la possibilità di invocare la forza maggiore per le sanzioni tributarie in caso di omesso versamento dell’IVA dovuto a una crisi di liquidità causata dai ritardi nei pagamenti da parte dello Stato. La Suprema Corte ha fornito un’interpretazione rigorosa, escludendo che le difficoltà finanziarie, per quanto gravi, possano configurare una causa di giustificazione.

I Fatti di Causa

Una società cooperativa, operante con un vasto numero di dipendenti, si trovava a fronteggiare una grave crisi di liquidità a causa dei sistematici e ingenti ritardi con cui le amministrazioni pubbliche saldavano le prestazioni ricevute. Per preservare la continuità aziendale e i livelli occupazionali, la società ometteva di versare l’IVA per l’anno d’imposta 2012. L’Agenzia delle Entrate notificava conseguentemente avvisi di irregolarità e cartelle di pagamento per importi milionari, comprensivi di imposta, sanzioni e interessi.

La cooperativa impugnava tali atti, e la Commissione Tributaria Regionale le dava ragione, ritenendo che l’omissione del versamento fosse dovuta a una causa di forza maggiore. Secondo i giudici di merito, la condotta della società non era intenzionale ma dettata dalla necessità di salvaguardare l’impresa, escludendo quindi l’applicazione delle sanzioni. L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione avverso tale decisione.

La nozione di forza maggiore nelle sanzioni tributarie secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ribaltando la decisione di merito. Il cuore della pronuncia risiede nella corretta interpretazione del concetto di forza maggiore nelle sanzioni tributarie. La Corte chiarisce che, data la natura punitiva del diritto sanzionatorio tributario, la nozione di forza maggiore da applicare è quella mutuata dal diritto penale (art. 45 c.p.).

Questo approccio è più restrittivo rispetto a quello talvolta utilizzato in ambito unionale (doganale e accise). Secondo l’accezione penalistica, la forza maggiore è un “avvenimento imponderabile che annulla la signoria del soggetto sui propri comportamenti, elidendo il requisito della coscienza e volontarietà della condotta”.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine: la crisi di liquidità, anche se derivante dal reiterato e grave inadempimento di debitori pubblici, non è un evento imprevedibile e inevitabile, ma rientra nel normale rischio d’impresa. L’imprenditore deve mettere in conto la possibilità che i clienti, inclusa la Pubblica Amministrazione, paghino in ritardo e deve predisporre le necessarie contromisure per garantire comunque l’adempimento degli obblighi fiscali.

La Corte sottolinea che l’omissione del versamento IVA, in questo contesto, non è il risultato di una forza esterna irresistibile che annulla la volontà dell’imprenditore, ma una scelta di gestione aziendale. Sebbene la scelta sia stata fatta per finalità apprezzabili (salvare l’azienda e i posti di lavoro), essa rimane una decisione cosciente e volontaria. Di conseguenza, manca il presupposto fondamentale per l’applicazione della causa di giustificazione della forza maggiore, che richiede una totale perdita di controllo sulla propria condotta.

La sentenza afferma che ammettere la crisi di liquidità come forza maggiore creerebbe un’area di immunità ingiustificata, potenzialmente scardinando il principio di inderogabilità degli obblighi fiscali.

Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio netto e rigoroso: le difficoltà economiche aziendali, anche quando causate da ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, non esonerano dal pagamento delle sanzioni per omesso versamento delle imposte. La forza maggiore nelle sanzioni tributarie è una causa esimente da interpretare restrittivamente, applicabile solo a eventi eccezionali, imprevedibili e totalmente al di fuori del controllo dell’imprenditore. Per le aziende, questa pronuncia rappresenta un monito a gestire con ancora maggiore attenzione i flussi di cassa e la pianificazione finanziaria, poiché il rischio di insolvenza dei debitori, anche pubblici, è considerato parte integrante dell’attività d’impresa e non può essere usato come scudo contro le responsabilità fiscali.

Una crisi di liquidità dovuta a ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione costituisce forza maggiore per evitare sanzioni tributarie?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la crisi di liquidità, anche se grave e derivante da inadempimenti di debitori pubblici, non integra la nozione di forza maggiore. Essa rientra nel normale rischio d’impresa e non è un evento imprevedibile che annulla la volontà del contribuente.

Quale nozione di forza maggiore si applica in materia di sanzioni tributarie?
Si applica la nozione di derivazione penalistica. La forza maggiore deve essere intesa come un avvenimento imponderabile che annulla completamente la capacità del soggetto di controllare i propri comportamenti, eliminando il requisito della coscienza e volontarietà della condotta.

L’omesso versamento dell’IVA per preservare la continuità aziendale e i posti di lavoro è giustificato?
No. La sentenza chiarisce che la finalità di preservare l’azienda e l’occupazione, pur essendo comprensibile, non è sufficiente a giustificare l’inadempimento fiscale e a escludere le relative sanzioni, in quanto tale scelta non integra una causa di forza maggiore come definita dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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