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Forza maggiore fiscale: no se il debito è della P.A.

Una società ha omesso il versamento di Ires e Iva, adducendo una grave crisi di liquidità causata dai ritardati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20491/2024, ha stabilito che tale situazione non costituisce forza maggiore fiscale. Secondo la Corte, i ritardi della P.A., per quanto gravi, sono un evento prevedibile e rientrano nel normale rischio d’impresa. Pertanto, l’azienda non può essere esentata dal pagamento delle sanzioni tributarie, poiché era suo onere predisporre le misure necessarie per far fronte agli obblighi fiscali.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Forza Maggiore Fiscale: i Ritardi della P.A. non Giustificano il Mancato Pagamento delle Tasse

Un’azienda può evitare di pagare le sanzioni tributarie se non versa le imposte a causa di una crisi di liquidità provocata dai mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione? La risposta, secondo un consolidato orientamento della Corte di Cassazione, è negativa. Con la recente ordinanza n. 20491/2024, i giudici hanno ribadito che una simile situazione non integra la nozione di forza maggiore fiscale, poiché rientra nel normale rischio d’impresa. Approfondiamo la vicenda e le importanti conclusioni della Corte.

Il Caso: Una Società in Crisi a Causa dei Crediti verso la P.A.

Una società si è trovata impossibilitata a versare Ires e Iva per l’anno 2010. A seguito della notifica di una cartella di pagamento, ha presentato ricorso sostenendo di trovarsi in una grave crisi di liquidità. La causa di tale difficoltà finanziaria era da attribuire ai reiterati e significativi ritardi con cui un’Azienda Sanitaria Locale, sua debitrice, adempiva alle proprie obbligazioni. Secondo la società contribuente, questa circostanza costituiva una causa di forza maggiore, tale da giustificare l’inadempimento fiscale e rendere illegittima l’applicazione di sanzioni e interessi.

Inizialmente, la commissione tributaria di primo grado aveva dato parzialmente ragione all’azienda, annullando le sanzioni. Tuttavia, la decisione è stata ribaltata in appello, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte: Perché non si Tratta di Forza Maggiore Fiscale?

La Suprema Corte ha respinto il ricorso della società, confermando che la crisi di liquidità derivante dall’inadempimento di un cliente, anche se pubblico, non esonera dal pagamento delle sanzioni. Il ragionamento dei giudici si fonda su principi chiari e consolidati.

Il Rischio d’Impresa e la Prevedibilità dell’Inadempimento Pubblico

Il concetto di forza maggiore fiscale è interpretato in senso restrittivo, quasi penalistico. Si riferisce a un evento imponderabile e irresistibile che annulla completamente la capacità di controllo e di volontà del soggetto. La Corte ha sottolineato che l’attività d’impresa è intrinsecamente rischiosa. Un imprenditore diligente deve sempre effettuare una valutazione prognostica, tenendo conto dei pagamenti attesi e degli oneri fiscali da sostenere.

In questo contesto, il ritardo nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, per quanto grave e deplorevole, è considerato un fenomeno purtroppo ricorrente e, quindi, prevedibile. Non si tratta di un evento anormale e imprevedibile che annulla la volontà del contribuente, ma di una difficoltà che rientra nel normale alea del fare impresa. Spetta all’imprenditore predisporre gli strumenti necessari (come accantonamenti o accesso al credito) per far fronte alle proprie obbligazioni tributarie, anche in presenza di ritardi nei pagamenti da parte dei clienti.

La Nozione Unionale di Forza Maggiore

La Corte ha inoltre richiamato la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la quale definisce la forza maggiore come la compresenza di due elementi: uno oggettivo (circostanze anormali ed estranee all’operatore) e uno soggettivo (l’obbligo di premunirsi contro le conseguenze dell’evento, adottando misure appropriate senza incorrere in sacrifici eccessivi). Anche secondo questa nozione, una situazione di illiquidità causata da ritardi nei pagamenti non soddisfa i requisiti della forza maggiore.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano su un principio cardine: la netta distinzione tra difficoltà economiche, seppur gravi, e l’esimente della forza maggiore. La crisi di liquidità non annulla la ‘coscienza e volontarietà’ della condotta omissiva, requisiti essenziali per escludere la punibilità. L’inadempimento della P.A. è un fattore che incide sulla gestione finanziaria dell’impresa, ma non è un evento esterno e imprevedibile tale da paralizzare completamente la volontà dell’imprenditore. Quest’ultimo, infatti, conserva la possibilità di agire per recuperare i propri crediti e di pianificare la gestione finanziaria tenendo conto del rischio di ritardi, che è un dato noto nel panorama economico italiano.

Conclusioni: Implicazioni per le Imprese

L’ordinanza ribadisce un messaggio chiaro per tutte le imprese, in particolare quelle che lavorano con la Pubblica Amministrazione: non è possibile invocare la crisi di liquidità derivante dai crediti non riscossi per giustificare il mancato pagamento di imposte e sanzioni. La gestione del rischio di credito, inclusi i ritardi dei debitori pubblici, è parte integrante della responsabilità imprenditoriale. Le aziende devono quindi adottare strategie finanziarie prudenti, che tengano conto di queste possibili eventualità, per garantire la propria conformità fiscale ed evitare le pesanti conseguenze dell’inadempimento.

Una crisi di liquidità causata da ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione può essere considerata forza maggiore fiscale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i ritardi nei pagamenti da parte della P.A., sebbene gravi, sono un evento prevedibile che rientra nel normale rischio d’impresa e non costituiscono forza maggiore per giustificare l’omesso versamento delle imposte.

Perché il mancato pagamento della P.A. non è considerato un evento imprevedibile?
Perché, secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, il ritardo nei pagamenti da parte degli enti pubblici è un fenomeno purtroppo ricorrente e noto. Pertanto, un imprenditore diligente deve tenerne conto nella sua pianificazione finanziaria e gestionale.

Cosa dovrebbe fare un’impresa che si trova in difficoltà finanziaria a causa di crediti verso la P.A.?
L’impresa deve comunque adempiere ai propri obblighi fiscali. La Corte sottolinea che è onere dell’imprenditore predisporre le misure necessarie, come accantonamenti, ricerca di finanziamenti o altre strategie finanziarie, per far fronte al pagamento delle imposte, anche in presenza di ritardi nella riscossione dei crediti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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