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Forza maggiore e sanzioni fiscali: guida pratica

Una cooperativa non ha versato l’IVA a causa di una crisi di liquidità provocata da mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione. I giudici di merito avevano annullato le sanzioni, riconoscendo la forza maggiore. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la difficoltà economica, per quanto grave, non costituisce forza maggiore in senso penalistico, poiché non elimina la volontarietà della scelta di non pagare le imposte. Di conseguenza, le sanzioni sono dovute.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Forza Maggiore e Sanzioni Fiscali: Quando la Crisi di Liquidità Non Basta

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini dell’esimente della forza maggiore in ambito fiscale. La crisi di liquidità, anche se causata da gravi e reiterati ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, non è sufficiente a giustificare l’omesso versamento dell’IVA e ad evitare le relative sanzioni. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

Il Caso: Omesso Versamento IVA e Crisi di Liquidità

Una grande cooperativa di lavoro, insieme ad altre società del suo gruppo, si è trovata nell’impossibilità di versare l’IVA dovuta per l’anno d’imposta 2012 per un ammontare complessivo di svariati milioni di euro. L’Agenzia delle Entrate ha quindi notificato avvisi di irregolarità e le successive cartelle di pagamento, comprensive di imposta, sanzioni e interessi.

La società ha impugnato questi atti sostenendo di aver omesso i versamenti per una causa di forza maggiore: una grave crisi di liquidità dovuta al sistematico mancato pagamento delle prestazioni rese a diverse Pubbliche Amministrazioni. La scelta di non versare l’IVA era stata, a dire della cooperativa, un atto necessario per salvaguardare la continuità aziendale e gli oltre 6.900 posti di lavoro.

Le Decisioni dei Giudici di Merito: la Forza Maggiore come Giustificazione

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno dato ragione alla cooperativa. I giudici di merito hanno ritenuto che la situazione descritta integrasse un’ipotesi di forza maggiore, escludendo così l’applicazione di sanzioni e interessi. Secondo questa interpretazione, il comportamento della società non era intenzionale ma una conseguenza inevitabile di una situazione esterna e imprevedibile, finalizzata a proteggere un bene superiore come l’occupazione.

L’Analisi della Cassazione sulla Forza Maggiore

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la violazione delle norme che regolano le sanzioni amministrative tributarie. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando completamente la prospettiva dei giudici di merito e offrendo un’analisi rigorosa del concetto di forza maggiore.

La Nozione Unionale di Forza Maggiore

La Corte ha innanzitutto richiamato la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la quale definisce la forza maggiore come un insieme di circostanze estranee all’operatore, anormali e imprevedibili, le cui conseguenze non avrebbero potuto essere evitate se non a costo di sacrifici eccessivi. In questo contesto, la giurisprudenza unionale ha già chiarito che una situazione di illiquidità, anche se causata da ritardi nei pagamenti da parte dei debitori, non rientra in questa nozione.

L’Accezione Penalistica nel Diritto Tributario

Il punto cruciale dell’argomentazione della Cassazione risiede però nell’inquadramento della forza maggiore all’interno del diritto sanzionatorio tributario italiano. Poiché le sanzioni tributarie hanno una natura punitiva, ad esse si applicano i principi di matrice penalistica. L’art. 5 del D.Lgs. 472/1997 stabilisce che per essere sanzionabile, un’azione od omissione deve essere “cosciente e volontaria”.

Di conseguenza, la forza maggiore deve essere interpretata secondo l’accezione dell’art. 45 del codice penale: un “avvenimento imponderabile che annulla la signoria del soggetto sui propri comportamenti, elidendo il requisito della coscienza e volontarietà della condotta”.

Le Motivazioni della Sentenza

Sulla base di questa interpretazione rigorosa, la Corte di Cassazione ha concluso che la crisi di liquidità derivante dal reiterato inadempimento delle pubbliche amministrazioni, per quanto grave, non può essere considerata forza maggiore. Tale situazione non elimina la capacità dell’imprenditore di prendere decisioni consapevoli. La scelta di non versare l’IVA per pagare stipendi o fornitori è una decisione di gestione del rischio d’impresa, una scelta cosciente e volontaria, sebbene dettata da circostanze difficili. Non si tratta di un evento esterno che costringe inevitabilmente all’inadempimento fiscale, annullando la volontà del soggetto.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, affermando il principio secondo cui la crisi di liquidità, anche se causata da ritardi nei pagamenti da parte di enti pubblici e peraltro prevedibile, non integra la nozione penalistica di forza maggiore applicabile alle sanzioni tributarie. La causa è stata rinviata alla Corte di Giustizia Tributaria di Roma, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio. Questa decisione ribadisce la rigidità del concetto di forza maggiore in materia fiscale e sottolinea che le difficoltà economiche, sebbene rilevanti, non possono di per sé giustificare l’inadempimento degli obblighi tributari.

La crisi di liquidità di un’azienda, causata da ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, costituisce forza maggiore e giustifica l’omesso versamento dell’IVA?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la crisi di liquidità, anche se grave e indotta da inadempimenti altrui, non integra la nozione di forza maggiore, poiché non è un evento che annulla la capacità del contribuente di agire in modo cosciente e volontario.

Quale definizione di forza maggiore si applica in materia di sanzioni tributarie?
Si applica la definizione di derivazione penalistica, basata sull’art. 45 del codice penale. La forza maggiore è un avvenimento imponderabile che annulla completamente il controllo del soggetto sulle proprie azioni, eliminando il requisito della coscienza e volontarietà della condotta illecita.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione dei giudici di merito che avevano escluso le sanzioni?
Perché i giudici di merito hanno applicato un’interpretazione errata e troppo ampia del concetto di forza maggiore. La Cassazione ha chiarito che una scelta imprenditoriale, come quella di non pagare le imposte per far fronte ad altre spese urgenti, rimane un atto volontario e quindi sanzionabile, non potendo essere scusata dalla crisi di liquidità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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