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Forza maggiore e crisi di liquidità: il caso fiscale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7628/2024, ha stabilito che la crisi di liquidità di un’azienda, anche se causata da ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, non costituisce automaticamente una causa di “forza maggiore” che giustifichi il mancato versamento delle imposte. La Corte ha chiarito che il contribuente deve dimostrare di aver adottato tutte le misure possibili per prevenire l’insolvenza, non potendo semplicemente addurre le difficoltà finanziarie come scusante. Il caso è stato rinviato alla commissione tributaria per una nuova valutazione dei fatti alla luce di questo principio.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Forza Maggiore e Crisi di Liquidità: Quando il Debito della P.A. Non Giustifica il Mancato Pagamento delle Tasse

Un’azienda in crisi di liquidità a causa dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione può smettere di pagare le tasse invocando la forza maggiore? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta chiara, stabilendo principi rigorosi per l’applicazione di questa causa di non punibilità in ambito fiscale. La decisione sottolinea che le difficoltà economiche, per quanto gravi, non sono sufficienti di per sé a esonerare il contribuente dai propri doveri fiscali.

I Fatti del Contenzioso

Il caso ha origine da un avviso di accertamento per il mancato pagamento dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) notificato da un Comune a una struttura sanitaria privata. La società contribuente si opponeva alla pretesa fiscale sostenendo di trovarsi in una grave crisi di liquidità, causata direttamente dai sistematici ritardi con cui la Pubblica Amministrazione saldava i rimborsi per le prestazioni sanitarie erogate. Secondo la società, questa situazione integrava un’ipotesi di forza maggiore, tale da giustificare l’omesso versamento e l’annullamento delle relative sanzioni.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’azienda, riformando la decisione di primo grado e riconoscendo la sussistenza della forza maggiore. Il Comune, tuttavia, non si è arreso e ha presentato ricorso in Cassazione.

La Nozione di Forza Maggiore nel Diritto Tributario

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ripercorrere e definire con precisione i contorni della forza maggiore in materia tributaria, richiamando la consolidata giurisprudenza nazionale ed europea. L’articolo 6, comma 5, del D.Lgs. 472/1997 stabilisce che non è punibile chi ha commesso la violazione per causa a lui non imputabile.

La nozione di forza maggiore si compone di due elementi fondamentali:
1. Elemento oggettivo: la presenza di circostanze anomale, imprevedibili ed estranee alla sfera di controllo del contribuente.
2. Elemento soggettivo: l’aver adottato, da parte del contribuente, tutte le misure appropriate e le precauzioni del caso per premunirsi contro le conseguenze dell’evento anomalo, senza incorrere in sacrifici eccessivi.

In sostanza, non basta subire un evento imprevisto; è necessario anche dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitarne le conseguenze negative.

La Crisi di Liquidità non è Automaticamente Forza Maggiore

Il punto centrale della decisione è che la crisi di liquidità o la crisi aziendale, di per sé, non costituiscono forza maggiore. La Cassazione ha specificato che il giudice di merito, prima di accogliere l’appello della società, avrebbe dovuto condurre un’indagine molto più approfondita. Non era sufficiente constatare la situazione di difficoltà finanziaria legata ai ritardi della P.A., che peraltro sono un fenomeno noto e, in una certa misura, prevedibile per chi opera con il settore pubblico.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha censurato la sentenza della Commissione Regionale per la sua motivazione insufficiente. Il giudice d’appello si era limitato a collegare l’inadempimento fiscale alla crisi di liquidità, senza però verificare se la società avesse effettivamente agito con la dovuta diligenza. La Cassazione ha evidenziato che sarebbe stato necessario accertare se l’impossibilità di adempiere fosse imputabile:
* Alla difficoltà o impossibilità di incassare crediti pubblici;
* Al fallimento di iniziative giudiziarie o stragiudiziali per il recupero dei crediti;
* Al diniego o alla difficoltà di ottenere finanziamenti bancari;
* All’inerzia o al disinteresse della società stessa nell’adottare misure ordinarie o straordinarie per prevenire o arginare la crisi.

In altre parole, il contribuente avrebbe dovuto provare di aver esplorato ogni via percorribile per reperire la liquidità necessaria a onorare le scadenze fiscali, prima di poter invocare la forza maggiore.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Con questa ordinanza, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà valutare i fatti in modo più approfondito, verificando se la crisi finanziaria della società fosse un evento non solo imprevisto ma anche inevitabile, e non fronteggiabile con misure opportune.

La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’onere della prova in caso di forza maggiore grava interamente sul contribuente. Non basta lamentare le inadempienze della Pubblica Amministrazione; occorre dimostrare con prove concrete di aver agito come un operatore economico prudente e diligente per mitigare gli effetti negativi di tali ritardi. Questa pronuncia serve da monito per tutte le imprese che operano con enti pubblici, sottolineando che le difficoltà finanziarie, per quanto reali, non possono diventare una scusante automatica per sottrarsi agli obblighi fiscali.

Una crisi di liquidità aziendale può essere considerata “forza maggiore” per non pagare le tasse?
No, la crisi di liquidità, di per sé, non costituisce forza maggiore. È necessario che essa derivi da un evento imprevedibile e inevitabile e che il contribuente dimostri di aver adottato tutte le misure possibili per prevenirla o fronteggiarla.

Cosa deve dimostrare un’azienda per invocare la forza maggiore a causa dei ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione?
L’azienda deve provare non solo il ritardo nei pagamenti, ma anche di aver intrapreso tutte le azioni possibili per recuperare i crediti (iniziative giudiziarie/extagiudiziarie), di aver cercato finanziamenti alternativi e di aver adottato ogni misura idonea a prevenire la crisi, dimostrando che l’inadempimento fiscale era l’unica conseguenza inevitabile.

Quali sono gli elementi che definiscono la forza maggiore secondo la giurisprudenza?
La forza maggiore è caratterizzata da un elemento oggettivo (circostanze anomale, imprevedibili ed estranee all’operatore) e un elemento soggettivo (l’obbligo dell’interessato di premunirsi contro le conseguenze dell’evento, adottando misure appropriate senza incorrere in sacrifici eccessivi).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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