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Forza maggiore e agevolazioni: quando è esclusa?

Una società immobiliare perde le agevolazioni fiscali per non aver rivenduto degli immobili entro tre anni. La Corte di Cassazione ha respinto la sua difesa basata sulla forza maggiore, sostenendo che le azioni legali dei conduttori erano un rischio prevedibile, data la complessa struttura dell’operazione di acquisto, e non un evento imprevedibile. La decisione sottolinea che il rischio d’impresa non giustifica l’inadempimento degli obblighi fiscali.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Forza maggiore e agevolazioni fiscali: il rischio d’impresa non giustifica la decadenza

L’applicazione del concetto di forza maggiore in ambito fiscale è un tema delicato, specialmente quando si tratta di giustificare il mancato rispetto di termini perentori legati a benefici tributari. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito che il normale rischio d’impresa, incluse le possibili azioni legali di terzi, non rientra in questa nozione, confermando la revoca di importanti agevolazioni fiscali a una società immobiliare.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare aveva acquistato in blocco dodici appartamenti, beneficiando di un regime fiscale agevolato (imposta di registro all’1% e imposte ipotecaria e catastale in misura fissa). Tale beneficio era subordinato a una condizione risolutiva: la rivendita degli immobili entro tre anni dall’acquisto.

Scaduto il triennio senza che la rivendita fosse avvenuta, l’Amministrazione Finanziaria notificava un avviso di liquidazione per le maggiori imposte dovute, revocando di fatto l’agevolazione. La società si opponeva, sostenendo di essere stata impossibilitata a vendere a causa di una serie di azioni giudiziarie intentate dai conduttori degli appartamenti. Questi ultimi, lamentando la violazione del loro presunto diritto di prelazione, avevano avviato cause di riscatto, simulazione e revocatoria, trascrivendo le relative domande giudiziali e rendendo di fatto incommerciabili gli immobili.

La società invocava quindi la forza maggiore, ritenendo che tali iniziative legali costituissero un evento imprevedibile e inevitabile. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto questa tesi, ritenendo le azioni legali un evento prevedibile nel contesto della specifica operazione immobiliare.

La particolare struttura dell’operazione e la prevedibilità del rischio

Un elemento chiave, valorizzato dai giudici di merito e dalla Cassazione, è stata la modalità con cui si è svolta la compravendita. La fondazione originariamente proprietaria degli immobili li aveva venduti a una società intermediaria, la quale, lo stesso giorno, li aveva a sua volta ceduti alla società ricorrente.

Questa struttura, con un passaggio di proprietà intermedio e contestuale, è stata interpretata come un possibile tentativo di eludere o rendere più difficoltoso l’esercizio del diritto di prelazione da parte degli inquilini. Di conseguenza, la reazione legale di questi ultimi non poteva essere considerata un fulmine a ciel sereno, ma una conseguenza del tutto prevedibile delle scelte contrattuali operate dall’acquirente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di appello. Il ragionamento dei giudici supremi si è concentrato sulla corretta interpretazione della nozione di forza maggiore.

La Corte ha ribadito che la forza maggiore deve consistere in un evento eccezionale, imprevedibile e non imputabile al contribuente, che impedisce oggettivamente l’adempimento. Nel caso specifico, le iniziative giudiziarie dei conduttori non possedevano tali caratteristiche. La prevedibilità dell’evento era insita nella natura stessa dell’operazione. Un operatore economico diligente, di fronte a una compravendita strutturata in modo così anomalo (con un duplice trasferimento di proprietà nella stessa giornata), avrebbe dovuto mettere in conto la possibile reazione dei terzi che si ritenevano lesi nei loro diritti.

La condotta della società, secondo la Corte, non era quella di una “vittima di una situazione di fatto imprevista e imprevedibile”, ma quella di un soggetto che poteva e doveva prevedere le conseguenze delle proprie scelte negoziali. Pertanto, il contenzioso legale insorto rientrava nell’alveo del normale rischio d’impresa, e non poteva essere invocato come causa esimente per giustificare la decadenza dal beneficio fiscale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame fornisce un importante principio di diritto: la forza maggiore non può essere invocata per neutralizzare le conseguenze negative derivanti da rischi commerciali che un imprenditore prudente avrebbe dovuto prevedere. Le scelte contrattuali, soprattutto se complesse o potenzialmente lesive dei diritti di terzi, comportano un’alea che non può essere scaricata sul Fisco per giustificare il mancato rispetto di obblighi e scadenze.

Per i contribuenti, la lezione è chiara: per beneficiare delle agevolazioni fiscali è necessario non solo rispettare i termini di legge, ma anche dimostrare che l’eventuale inadempimento sia derivato da eventi veramente eccezionali, estranei alla propria sfera di controllo e non riconducibili, neanche indirettamente, alle proprie decisioni strategiche e commerciali.

Le azioni legali intentate da terzi possono essere considerate “forza maggiore” per evitare la decadenza da un’agevolazione fiscale?
No, non se tali azioni sono una conseguenza prevedibile delle scelte negoziali del contribuente. La Corte ha stabilito che se la struttura di un’operazione immobiliare è tale da poter ingenerare contenziosi (ad esempio, perché appare elusiva dei diritti di prelazione degli inquilini), le conseguenti cause legali rientrano nel normale rischio d’impresa e non costituiscono forza maggiore.

Cosa intende la Cassazione per evento “imprevedibile” ai fini della forza maggiore?
Per la Cassazione, un evento è imprevedibile quando è eccezionale, anomalo e sopraggiunge inaspettatamente, non potendo essere prevenuto o evitato nonostante l’adozione di tutte le possibili precauzioni. Un evento che è una potenziale e logica conseguenza delle proprie azioni non è considerato imprevedibile.

In che modo la struttura di un’operazione immobiliare può influire sulla valutazione della forza maggiore?
La struttura dell’operazione è fondamentale. Nel caso di specie, un duplice e contestuale trasferimento di proprietà (dalla fondazione a una società intermediaria e da questa all’acquirente finale, tutto nello stesso giorno) è stato considerato un indice dell’apparenza di un intento elusivo. Questa anomalia rendeva prevedibile la reazione legale degli inquilini, escludendo quindi che tale reazione potesse configurare una forza maggiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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