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Finanziamento soci: no imposta se convertito in capitale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21149/2024, ha stabilito che un finanziamento soci non è soggetto a imposta di registro proporzionale se viene menzionato (enunciato) in un verbale di assemblea che ne delibera la conversione in capitale sociale. La Corte ha chiarito che, in questo caso, gli effetti del finanziamento cessano proprio in virtù dell’atto che lo enuncia, rendendo applicabile la causa di non imponibilità prevista dall’art. 22, comma 2, del D.P.R. 131/1986. La decisione ribalta la posizione dell’Agenzia delle Entrate, che aveva richiesto il pagamento del 3% sul valore del finanziamento.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Finanziamento Soci e Imposta di Registro: la Cassazione Fa Chiarezza

Il finanziamento soci rappresenta uno degli strumenti più agili e diffusi per le società che necessitano di liquidità. Tuttavia, la sua gestione fiscale, specialmente in relazione all’imposta di registro, ha spesso generato contenziosi. Con la recente sentenza n. 21149 del 29 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: la conversione di un finanziamento soci in capitale sociale non è soggetta a imposta di registro proporzionale, anche se il finanziamento è menzionato (enunciato) nel verbale di assemblea.

Il Caso in Esame

Una società aveva deliberato un aumento di capitale sociale, liberato attraverso la rinuncia da parte di un socio al suo credito derivante da un precedente finanziamento. L’Agenzia delle Entrate, rilevando la menzione di questo finanziamento nel verbale di assemblea straordinaria presentato per la registrazione, aveva emesso un avviso di liquidazione per l’imposta di registro proporzionale (pari al 3%), ritenendo che l’enunciazione dell’accordo verbale di finanziamento ne comportasse la tassazione autonoma.

La società si era opposta, sostenendo che gli effetti del finanziamento erano cessati contestualmente alla sua enunciazione, proprio per effetto della conversione in capitale. Le commissioni tributarie di merito avevano però dato ragione al Fisco, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La Tassazione del Finanziamento Soci: la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, annullando la sentenza impugnata e la pretesa fiscale. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 22, comma 2, del D.P.R. 131/1986 (Testo Unico dell’Imposta di Registro).

Secondo i giudici di legittimità, la norma prevede una specifica causa di non imponibilità: l’enunciazione di un contratto verbale non soggetto a registrazione in termine fisso (come un finanziamento) non è tassabile quando gli effetti di tale contratto cessano in virtù dell’atto che lo enuncia. Nel caso di specie, il verbale di assemblea non si limitava a menzionare il finanziamento, ma ne attuava la trasformazione da debito a capitale di rischio. Questo atto dispositivo ha determinato l’estinzione del finanziamento stesso.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che l’imputazione del credito a capitale modifica la “causa della datio”, ovvero la ragione giuridica della somma versata dal socio. Quello che prima era un debito da restituire diventa una posta del patrimonio netto della società. Di conseguenza, il rapporto di finanziamento si estingue, e con esso i suoi effetti giuridici. Poiché questa estinzione avviene proprio per effetto della delibera assembleare (l’atto enunciante), si integra pienamente la condizione prevista dalla legge per escludere l’applicazione dell’imposta proporzionale.

La Cassazione ha richiamato un orientamento ormai consolidato, sottolineando come l’imposizione sarebbe stata legittima solo se una parte del finanziamento fosse rimasta in essere, continuando a rappresentare un debito per la società. Ma quando l’intero importo viene convertito, l’atto enunciante ne determina la cessazione, neutralizzando la pretesa fiscale.

Conclusioni

Questa sentenza offre una preziosa certezza giuridica per una prassi societaria molto comune. Le aziende possono procedere con maggiore serenità alla patrimonializzazione tramite la conversione dei finanziamenti erogati dai propri soci. La decisione conferma che un’operazione volta a rafforzare la struttura finanziaria di una società, trasformando debito in capitale, non deve essere penalizzata da un’imposta proporzionale di registro, a condizione che la conversione sia contestuale e totale. Si tratta di un principio di coerenza e ragionevolezza fiscale che allinea la norma tributaria alla sostanza economica dell’operazione societaria.

Un finanziamento soci menzionato in un verbale di assemblea è sempre soggetto a imposta di registro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è soggetto a imposta di registro proporzionale se il verbale stesso delibera la sua conversione in capitale sociale, poiché in tal caso gli effetti del finanziamento cessano per virtù dell’atto che lo menziona.

Cosa stabilisce l’articolo 22, comma 2, del Testo Unico sull’Imposta di Registro?
Questa norma prevede che l’enunciazione (menzione) di un contratto verbale in un atto registrato non comporta l’applicazione dell’imposta quando gli effetti del contratto enunciato sono già cessati o cessano proprio a causa dell’atto che lo contiene.

Perché la conversione del finanziamento in capitale ne determina la cessazione degli effetti?
Perché la natura giuridica del versamento cambia: da prestito (debito della società verso il socio) si trasforma in una quota del capitale di rischio (patrimonio netto). Il diritto del socio alla restituzione della somma si estingue e viene sostituito da una partecipazione al capitale sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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