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Finanziamento soci: no imposta se convertito a capitale

La Corte di Cassazione ha stabilito che un finanziamento soci, anche se verbale e menzionato in una delibera assembleare, non è soggetto a imposta di registro se la stessa delibera ne determina la conversione in capitale sociale. Secondo la Corte, questa operazione causa la cessazione degli effetti del finanziamento, integrando la causa di non imponibilità prevista dall’art. 22, comma 2, del d.P.R. 131/1986. Il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, che sosteneva la tassabilità dell’atto, è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Finanziamento Soci: Quando la Conversione a Capitale Evita l’Imposta di Registro

L’operazione di finanziamento soci è una prassi comune per sostenere la liquidità e lo sviluppo delle società. Tuttavia, sorgono spesso dubbi sulla sua corretta gestione fiscale, specialmente quando il finanziamento viene convertito in capitale sociale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un punto cruciale: la conversione del finanziamento in capitale, se effettuata contestualmente all’atto che ne dà menzione, non è soggetta a imposta di registro. Vediamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata aveva impugnato un avviso di liquidazione dell’imposta di registro emesso dall’Agenzia delle Entrate. L’imposta era stata richiesta su un contratto di finanziamento soci, mai registrato formalmente, ma ‘enunciato’ in un verbale di assemblea straordinaria. Durante tale assemblea, i soci avevano deliberato di ripianare le perdite e aumentare il capitale sociale proprio attraverso la rinuncia del socio creditore alla restituzione del finanziamento, convertendolo di fatto in un conferimento.

Mentre il primo grado di giudizio aveva dato ragione all’ente impositore, la Commissione Tributaria Regionale aveva accolto l’appello della società, ritenendo che la conversione del prestito avesse causato la cessazione degli effetti del finanziamento stesso, rendendo applicabile l’esenzione dall’imposta. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Questione del Finanziamento Soci e l’Art. 22 del D.P.R. 131/1986

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 22 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (d.P.R. n. 131/1986). Il primo comma stabilisce che se in un atto vengono enunciate disposizioni di altri contratti non registrati, l’imposta si applica anche a questi ultimi. Il secondo comma, tuttavia, introduce un’eccezione fondamentale: l’imposta non è dovuta se gli effetti del contratto enunciato sono già cessati o cessano proprio in virtù dell’atto che contiene l’enunciazione.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva che la conversione del finanziamento non ne estinguesse gli effetti, ma li trasformasse in un arricchimento definitivo per la società, rendendo quindi inapplicabile l’esenzione. La Corte di Cassazione, però, ha seguito un ragionamento diverso, rigettando il ricorso.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito che la delibera assembleare di aumento del capitale, realizzata tramite l’imputazione di un finanziamento soci, non è soggetta a imposta di registro proprio perché tale imputazione determina la cessazione degli effetti tipici del finanziamento. L’effetto principale di un finanziamento è l’obbligo di restituzione della somma. Nel momento in cui la somma viene imputata a capitale, questo obbligo si estingue.

I giudici hanno spiegato che la datio (il versamento originario del denaro) muta la sua causa giuridica: da mutuo (che prevede una restituzione) a conferimento societario. Questo mutamento, che avviene per effetto della delibera assembleare, integra perfettamente la fattispecie prevista dal comma 2 dell’art. 22. La cessazione degli effetti del finanziamento è una diretta conseguenza dell’atto enunciante (la delibera), e non è necessario che avvenga in un momento anteriore.

La Corte ha inoltre richiamato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui il finanziamento si estingue nel momento stesso in cui viene utilizzato in compensazione con il debito del socio per il conferimento di capitale. L’operazione non è una semplice trasformazione, ma una vera e propria estinzione dell’obbligazione di rimborso.

Le Conclusioni

L’ordinanza fornisce un’importante conferma per le imprese e i loro soci. La conversione di un finanziamento soci in capitale sociale è un’operazione fiscalmente neutra ai fini dell’imposta di registro, a condizione che la cessazione degli effetti del finanziamento sia una conseguenza diretta della stessa delibera che lo enuncia. Questo principio garantisce certezza giuridica e semplifica le operazioni di rafforzamento patrimoniale delle società, evitando oneri fiscali impropri su atti che, di fatto, estinguono un’obbligazione preesistente per crearne una di natura diversa.

Un finanziamento soci verbale, menzionato in un verbale di assemblea, è sempre soggetto a imposta di registro?
No. Non è soggetto a imposta di registro se gli effetti del finanziamento, come l’obbligo di restituzione, cessano in virtù dello stesso atto che lo menziona, ad esempio una delibera assembleare che lo converte in capitale sociale.

Cosa significa che “cessano gli effetti” di un finanziamento soci ai fini fiscali?
Significa che viene meno l’obbligo principale del contratto di finanziamento, ovvero la restituzione della somma da parte della società al socio. Questo si verifica quando il debito della società viene trasformato in un conferimento a capitale, estinguendo l’originaria obbligazione.

Per non pagare l’imposta, la cessazione degli effetti del finanziamento deve avvenire prima dell’atto che lo enuncia?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che la legge non richiede che la cessazione degli effetti sia anteriore o contestuale all’atto enunciante. È sufficiente che la cessazione sia una conseguenza diretta e riconducibile all’atto stesso, come nel caso di una delibera che dispone la conversione del finanziamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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