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Finanziamento soci: la rinuncia non è un ricavo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23711/2024, ha chiarito la natura fiscale della rinuncia a un finanziamento soci. Il caso riguardava una società a cui l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la classificazione di tale rinuncia come sopravvenienza non tassabile, riqualificandola come ricavo imponibile. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ma per motivi diversi, stabilendo che la rinuncia al finanziamento soci non costituisce mai un ricavo ai sensi dell’art. 85 del TUIR, bensì un’operazione di natura patrimoniale, fiscalmente irrilevante secondo l’art. 88 del TUIR. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per aver applicato erroneamente la normativa sui ricavi a un’operazione di rafforzamento patrimoniale.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Finanziamento Soci: la Cassazione Conferma che la Rinuncia non è un Ricavo Tassabile

La gestione finanziaria di una società spesso si avvale del supporto diretto dei propri membri attraverso il cosiddetto finanziamento soci. Si tratta di una pratica comune, ma che può generare dubbi interpretativi a livello fiscale, specialmente quando i soci decidono di rinunciare alla restituzione del prestito. Con la recente ordinanza n. 23711 del 4 settembre 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza, stabilendo un principio fondamentale: la rinuncia al credito derivante da un finanziamento soci non costituisce un ricavo imponibile per la società, ma un’operazione di natura patrimoniale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società di capitali per l’anno d’imposta 2014. L’Agenzia delle Entrate aveva riqualificato un importo di 173.000 euro, derivante dalla rinuncia a prestiti effettuati dai soci, classificandolo tra i ricavi anziché tra le sopravvenienze attive fiscalmente neutre, come invece aveva fatto la società. Secondo l’Ufficio, questa riclassificazione era necessaria per ritenere congrui i risultati derivanti dagli studi di settore, con conseguente recupero di imposte (IRAP e IVA).

La società aveva impugnato l’atto impositivo, ottenendo ragione sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) che in secondo grado (Commissione Tributaria Regionale). Tuttavia, la CTR del Lazio, pur confermando la decisione favorevole al contribuente, aveva basato la sua motivazione su un presupposto giuridico errato, ritenendo che la rinuncia rientrasse tra i ricavi a norma dell’art. 85 del TUIR. Contro questa sentenza, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte sul Finanziamento Soci

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado. Il punto centrale della decisione è la netta distinzione tra la disciplina dei ricavi (art. 85 TUIR) e quella delle sopravvenienze attive (art. 88 TUIR). La Suprema Corte ha stabilito che la Commissione Tributaria Regionale ha commesso un errore di diritto nell’applicare l’articolo sui ricavi a una fattispecie che ha una sua specifica e diversa collocazione normativa.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici di legittimità hanno chiarito che la rinuncia alla restituzione di un finanziamento soci non può mai essere considerata un ricavo. I ricavi, disciplinati dall’art. 85 del TUIR, derivano da contributi di terzi legati a contratti afferenti l’attività tipica dell’impresa. Al contrario, i versamenti e le rinunce ai crediti da parte dei soci sono operazioni che incidono sul patrimonio della società e sono specificamente regolate dall’art. 88, comma 4, del TUIR.

Questa norma, nella sua formulazione applicabile al caso di specie, stabilisce esplicitamente che “non si considerano sopravvenienze attive i versamenti in denaro o in natura fatti a fondo perduto o in conto capitale […] dai propri soci e la rinuncia dei soci ai crediti“. Si tratta, quindi, di un’operazione con finalità patrimoniale, volta a rafforzare la struttura di capitale della società, senza generare un provento tassabile.

La Corte ha ribadito che la rinuncia al credito da parte del socio produce per la società lo stesso effetto di un conferimento, liberandola da un’obbligazione. Questa operazione non può costituire reddito d’impresa, a differenza di quanto accadrebbe se la remissione del debito provenisse da un terzo soggetto (ad esempio, un fornitore).

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Cassazione rafforza un principio cardine del diritto tributario societario: le operazioni che intercorrono tra soci e società e che hanno una finalità di capitalizzazione non generano materia imponibile. La rinuncia a un finanziamento soci è un’operazione di rafforzamento patrimoniale, fiscalmente neutra per la società beneficiaria.

Questa sentenza offre una guida chiara per le imprese, confermando che tali operazioni non devono essere classificate come ricavi e non concorrono alla formazione del reddito imponibile. È una distinzione cruciale per la corretta redazione del bilancio e per evitare contenziosi con l’amministrazione finanziaria, specialmente in contesti di accertamenti basati sulla congruità dei ricavi dichiarati.

La rinuncia a un finanziamento soci da parte di un socio costituisce un ricavo tassabile per la società?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia al finanziamento soci non è un ricavo tassabile, ma un’operazione di natura patrimoniale fiscalmente irrilevante per la società.

Quale articolo del TUIR disciplina la rinuncia al finanziamento soci?
La materia è disciplinata dall’art. 88, comma 4, del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che esclude esplicitamente la rinuncia dei soci ai propri crediti dal novero delle sopravvenienze attive tassabili.

Perché la Corte ha cassato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale?
La Corte ha cassato la sentenza perché la Commissione Tributaria Regionale ha erroneamente applicato l’art. 85 del TUIR, relativo ai ricavi, a una fattispecie che doveva essere invece inquadrata nell’ambito dell’art. 88 del TUIR, concernente le operazioni patrimoniali tra soci e società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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