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Favor Rei Tributario: Cassazione su sanzioni più lievi

Una società cooperativa ha impugnato un avviso di accertamento per abuso del diritto. La Corte di Cassazione, pur confermando la ripresa fiscale, ha accolto il motivo relativo alle sanzioni. Ha stabilito che il principio del favor rei tributario impone l’applicazione della legge successiva più mite, anche d’ufficio da parte del giudice, qualora il provvedimento sanzionatorio non sia ancora definitivo. La sentenza è stata cassata con rinvio per il ricalcolo delle sanzioni.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Favor Rei Tributario: La Cassazione Conferma l’Applicazione delle Sanzioni Più Miti

Con la recente sentenza n. 14972/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto tributario: l’applicazione del principio del favor rei tributario. Questo principio stabilisce che se la legge cambia dopo la commissione di una violazione, si deve applicare la norma sanzionatoria più favorevole al contribuente, a patto che il contenzioso non sia ancora concluso con una decisione definitiva. La pronuncia chiarisce che tale applicazione è un dovere del giudice, che deve provvedervi anche d’ufficio.

I Fatti: Un Contratto di Affitto Sotto la Lente del Fisco

Il caso ha origine da una verifica fiscale a carico di una società cooperativa. L’Agenzia delle Entrate aveva contestato l’indeducibilità dei canoni di affitto di un ramo d’azienda, ritenendo l’operazione elusiva e priva di valide ragioni economiche. Secondo l’Amministrazione finanziaria, il contratto era stato stipulato al solo fine di ottenere un indebito vantaggio fiscale. A sostegno della sua tesi, l’Ufficio evidenziava gli stretti vincoli di parentela tra i componenti delle due società coinvolte e le modalità irregolari di pagamento dei canoni.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Agenzia, respingendo i ricorsi della società.

La Decisione della Cassazione: Tra Abuso del Diritto e Giusto Procedimento

La società contribuente ha presentato ricorso in Cassazione basato su tre motivi. I primi due sono stati respinti, mentre il terzo, relativo proprio alle sanzioni, è stato accolto.

Il Rigetto dei Primi Due Motivi: L’Onere della Prova e il Contraddittorio

Con il primo motivo, la società lamentava un’errata applicazione delle norme sull’onere della prova in materia di abuso del diritto. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: spetta all’Amministrazione finanziaria fornire gli elementi di prova che fanno presumere un’operazione elusiva. Una volta forniti, l’onere si sposta sul contribuente, che deve dimostrare l’esistenza di valide ragioni economiche, non meramente marginali, che giustifichino l’operazione.

Il secondo motivo, relativo alla presunta violazione del diritto al contraddittorio per mancata valutazione delle memorie difensive, è stato anch’esso respinto. La Corte ha precisato che l’Ufficio ha l’obbligo di valutare le osservazioni del contribuente, ma non quello di esplicitare tale valutazione nell’atto impositivo, potendo disattenderle anche implicitamente.

L’Impatto del Favor Rei Tributario sulle Sanzioni

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’accoglimento del terzo motivo di ricorso. La società aveva dedotto che, nelle more del giudizio, era entrata in vigore una nuova normativa (D.Lgs. n. 158/2015) che prevedeva sanzioni più miti per l’infedele dichiarazione, riducendo il minimo edittale dal 100% al 90% della maggiore imposta dovuta.

L’Accoglimento del Terzo Motivo: Una Nuova Legge Più Favorevole

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi. Poiché la sentenza d’appello era stata depositata quando la nuova e più favorevole legge era già in vigore e il processo era ancora in corso, il provvedimento sanzionatorio non era divenuto definitivo.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il principio del favor rei, sancito dall’art. 3 del D.Lgs. n. 472/1997, rappresenta una norma di sistema nel diritto tributario. Esso impone che, in caso di contrasto tra la legge vigente al momento della violazione e una legge posteriore, si applichi quella con le sanzioni di entità inferiore. La definitività del provvedimento di irrogazione delle sanzioni costituisce l’unico limite a questa retroattività favorevole. Poiché nel caso di specie il giudizio era ancora pendente (sub judice), il trattamento sanzionatorio più favorevole doveva essere applicato. Inoltre, i giudici hanno sottolineato che l’applicazione di tale principio costituisce un obbligo per il giudice, che deve provvedervi d’ufficio, anche in assenza di una specifica richiesta di parte, in quanto si tratta di un potere-dovere derivante dalla sua soggezione alla legge.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado della Puglia. Quest’ultima dovrà riesaminare la controversia limitatamente alla determinazione delle sanzioni, applicando la normativa più favorevole introdotta nel 2015, e regolare le spese del giudizio. La sentenza riafferma con forza un principio di garanzia fondamentale per il contribuente, assicurando che nessuno subisca un trattamento sanzionatorio più severo di quello previsto dalla legge al momento del giudizio definitivo.

In un caso di presunto abuso del diritto, a chi spetta l’onere della prova?
Spetta all’Amministrazione finanziaria fornire gli indizi che suggeriscono un’operazione elusiva. Successivamente, l’onere della prova si trasferisce sul contribuente, il quale deve dimostrare l’esistenza di valide e non marginali ragioni economiche a sostegno dell’operazione contestata.

L’Agenzia delle Entrate è obbligata a rispondere punto per punto alle osservazioni del contribuente nell’avviso di accertamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’Amministrazione finanziaria ha l’obbligo di valutare le osservazioni presentate dal contribuente in fase procedimentale, ma non è tenuta a esplicitare tale valutazione nell’atto impositivo finale, potendo respingerle anche implicitamente.

Se cambia la legge e le sanzioni tributarie diventano più basse, si applica la nuova norma ai processi in corso?
Sì. In base al principio del favor rei tributario, la normativa sopravvenuta che prevede sanzioni più miti deve essere applicata retroattivamente a tutte le violazioni per le quali non sia ancora stato emesso un provvedimento sanzionatorio definitivo. Il giudice è tenuto ad applicare d’ufficio tale principio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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