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Favor rei sanzioni tributarie: la Cassazione decide

Un professionista contesta un accertamento fiscale basato su versamenti bancari. La Corte di Cassazione respinge le censure sulla presunzione di maggior reddito ma accoglie il motivo relativo all’applicazione del principio del favor rei sanzioni tributarie. La sentenza viene cassata con rinvio per il ricalcolo delle sanzioni secondo la disciplina più favorevole introdotta nel 2015, anche per fatti antecedenti.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Favor rei sanzioni tributarie: la Cassazione conferma la retroattività

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema di grande interesse per i contribuenti: l’applicazione del favor rei sanzioni tributarie. Il caso riguarda un professionista a cui era stato notificato un avviso di accertamento per redditi non dichiarati, ma la Suprema Corte ha stabilito che, anche se l’accertamento è corretto, le sanzioni devono essere ricalcolate applicando la normativa più mite introdotta successivamente ai fatti contestati. Vediamo i dettagli.

I Fatti del Caso

Un contribuente, esercente l’attività di fisioterapista, riceveva un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2011. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di indagini bancarie estese anche ai conti della moglie, aveva riscontrato una maggiore capacità contributiva e un reddito occulto, basandosi principalmente sui versamenti non giustificati. Il professionista impugnava l’atto, ma i giudizi di primo e secondo grado si concludevano a suo sfavore.
Di conseguenza, il contribuente proponeva ricorso per Cassazione affidandosi a quattro distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e il principio del favor rei sanzioni tributarie

Il ricorso del professionista si articolava su quattro punti principali:

1. Violazione delle norme sulla presunzione legale: Si sosteneva che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 228/2014, la presunzione legale basata sui movimenti bancari non fosse più applicabile ai lavoratori autonomi.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava l’assenza o la contraddittorietà della motivazione della sentenza d’appello, che non avrebbe spiegato perché le giustificazioni fornite dal contribuente fossero state ritenute inidonee.
3. Violazione delle regole sulla prova contraria: Si contestava la mancata valutazione della prova contraria offerta per superare la presunzione di maggior reddito legata ai versamenti bancari.
4. Applicazione del favor rei: Si chiedeva l’applicazione retroattiva della disciplina sanzionatoria più favorevole introdotta con il D.Lgs. 158/2015.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi, rigettando i primi tre ma accogliendo l’ultimo.

Rigetto delle Censure sull’Accertamento

I giudici hanno dichiarato inammissibili i primi tre motivi. Hanno chiarito che la sentenza della Corte Costituzionale ha reso illegittima la presunzione solo per i prelevamenti dei professionisti, non per i versamenti, che continuano a costituire una presunzione legale di maggior reddito. I motivi relativi al vizio di motivazione e alla valutazione delle prove sono stati respinti in quanto miravano a ottenere un riesame del merito dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Accoglimento del motivo sul favor rei sanzioni tributarie

La Corte ha invece ritenuto fondato il quarto motivo. Ha affermato con chiarezza che la revisione del sistema sanzionatorio introdotta dal D.Lgs. 158/2015, in vigore dal 1° gennaio 2016, deve essere applicata retroattivamente in virtù del principio del “favor rei”.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di rivalutare le prove o sostituirsi al giudice di merito, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza della motivazione. In questo caso, la sentenza impugnata aveva correttamente applicato la presunzione sui versamenti bancari, distinguendoli dai prelevamenti oggetto della pronuncia della Consulta. Le doglianze del contribuente su questo punto sono state quindi ritenute un tentativo inammissibile di rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti.

Sul punto decisivo, quello delle sanzioni, la motivazione è stata netta. Il principio del favor rei sanzioni tributarie impone che, se la legge in vigore al momento della commissione della violazione e le leggi successive sono diverse, si deve applicare quella le cui disposizioni sono più favorevoli al contribuente. Poiché il D.Lgs. 158/2015 ha introdotto un regime sanzionatorio più mite e il processo non era ancora concluso con una sentenza definitiva, tale disciplina più favorevole doveva essere applicata al caso di specie, anche se le violazioni risalivano al 2011.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio di fondamentale importanza per la difesa del contribuente. Sebbene l’accertamento del maggior reddito sia stato confermato, la sentenza impugnata è stata cassata con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria. Quest’ultima dovrà procedere al ricalcolo delle sanzioni applicando le norme più favorevoli del D.Lgs. 158/2015. La decisione sottolinea che, nei contenziosi tributari ancora pendenti, è sempre necessario verificare se siano intervenute modifiche normative che possano portare a una riduzione delle sanzioni, in applicazione del principio inderogabile del favor rei.

Per i lavoratori autonomi, anche i versamenti bancari sono considerati prova di reddito non dichiarato?
Sì. La Corte di Cassazione, in linea con la giurisprudenza consolidata, ha ribadito che i versamenti sui conti correnti di un lavoratore autonomo costituiscono una presunzione legale di maggior reddito. La sentenza della Corte Costituzionale n. 228/2014 ha dichiarato l’illegittimità della presunzione solo per i prelevamenti, non per i versamenti.

È possibile chiedere in Cassazione una nuova valutazione delle prove fornite per giustificare i versamenti?
No. Il ricorso per Cassazione non permette un riesame del merito della vicenda o una rivalutazione delle prove. La Corte si limita a controllare la correttezza giuridica e la coerenza logico-formale della sentenza impugnata, non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Le sanzioni tributarie più favorevoli introdotte nel 2016 si applicano anche a violazioni commesse prima di quella data?
Sì. La Corte ha accolto il motivo relativo all’applicazione del principio del “favor rei”. La revisione del sistema sanzionatorio introdotta dal D.Lgs. 158/2015, essendo più mite, si applica retroattivamente a tutti i procedimenti ancora in corso, anche se i fatti contestati sono antecedenti al 1° gennaio 2016.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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