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Favor rei sanzioni: la Cassazione chiarisce

Una società immobiliare ha impugnato un avviso di accertamento per maggiori imposte. La Corte di Cassazione ha rigettato gran parte dei motivi, ma ha accolto quello relativo all’applicazione del principio del ‘favor rei’ per le sanzioni. A seguito di una modifica normativa più favorevole per il contribuente, intervenuta durante il processo, la Corte ha cassato la sentenza impugnata limitatamente alla misura delle sanzioni, rinviando la causa al giudice di merito per la rideterminazione.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Favor Rei e Sanzioni Tributarie: La Cassazione Apre alla Norma più Favorevole

In materia di sanzioni tributarie, il principio del favor rei rappresenta una garanzia fondamentale per il contribuente. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza di questo principio, stabilendo che le norme sanzionatorie più miti, sopravvenute nel corso di un giudizio, devono essere applicate d’ufficio, a condizione che il provvedimento sanzionatorio non sia ancora definitivo. Questa decisione chiarisce l’ambito di applicazione dello ius superveniens nel contenzioso tributario.

I Fatti del Caso: Accertamento Fiscale a una Società Immobiliare

Una società immobiliare si è vista notificare un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria richiedeva maggiori imposte (Ires, Iva, Irap) per l’anno 2006, oltre a interessi e sanzioni. L’accertamento si basava sulla presunta vendita di diverse unità immobiliari a prezzi superiori rispetto a quelli dichiarati.

La società ha impugnato l’atto e il giudice di primo grado ha accolto parzialmente il ricorso. Successivamente, sia l’Agenzia delle Entrate che la società hanno proposto appello. La Commissione Tributaria Regionale ha accolto l’appello dell’Ufficio, confermando la legittimità dell’avviso di accertamento. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per Cassazione, articolando otto motivi di doglianza.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Davanti alla Suprema Corte, la società ha contestato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale sotto diversi profili. Tra i principali motivi vi erano:
* La violazione del principio del giudicato interno su un punto specifico della sentenza di primo grado.
* La nullità della sentenza per motivazione apparente, in quanto il giudice d’appello non avrebbe indicato gli elementi probatori a sostegno della pretesa fiscale.
* La violazione delle norme sull’onere della prova e sulla valutazione delle presunzioni.

La Corte di Cassazione ha rigettato la maggior parte di questi motivi, ritenendoli infondati o inammissibili. In particolare, ha stabilito che la motivazione della sentenza impugnata, sebbene sintetica, era sufficiente a rendere comprensibili le ragioni della decisione, superando il cosiddetto “minimo costituzionale”. Ha inoltre affermato che la valutazione degli elementi indiziari rientra nel potere del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.

L’Applicazione del Favor Rei nelle Sanzioni Tributarie

L’unico motivo che ha trovato accoglimento è stato l’ottavo, sollevato in via subordinata, riguardante l’applicazione dello ius superveniens in materia di sanzioni. La società ha richiesto l’applicazione del trattamento sanzionatorio più favorevole introdotto dal D.Lgs. n. 158 del 2015, entrato in vigore dopo la decisione d’appello ma prima che il giudizio si concludesse.

Questo motivo si fonda sull’articolo 3 del D.Lgs. n. 472 del 1997, che estende il principio penalistico del favor rei al diritto tributario. Secondo tale principio, nessuno può essere assoggettato a una sanzione per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce più violazione o è punito con una sanzione più lieve.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato questo motivo. Ha ribadito che il principio del favor rei impone l’applicazione retroattiva delle norme sanzionatorie più favorevoli in ogni stato e grado del giudizio, purché il provvedimento sanzionatorio non sia divenuto definitivo. Nel caso di specie, la contestazione della legittimità dell’accertamento fiscale manteneva aperta anche la questione sulla debenza delle sanzioni collegate.

I giudici hanno chiarito che, essendo il processo ancora in corso, la società aveva pieno diritto a beneficiare delle modifiche legislative più vantaggiose introdotte nel 2015. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata limitatamente alla determinazione delle sanzioni. Ha rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale in diversa composizione, affinché procedesse a una nuova liquidazione delle sanzioni, tenendo conto della normativa sopravvenuta più favorevole.

Le Conclusioni: l’impatto del principio del favor rei

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato e di grande rilevanza pratica. Sottolinea come le garanzie previste per il contribuente, come il principio del favor rei, debbano trovare piena applicazione anche nel contenzioso tributario. La decisione implica che i giudici di merito, nel determinare le sanzioni, devono sempre verificare d’ufficio l’esistenza di eventuali normative più favorevoli intervenute nel corso del giudizio, anche se non specificamente sollecitate dalle parti. Per i contribuenti, ciò significa poter beneficiare di una riduzione delle sanzioni anche in fase di giudizio di legittimità, qualora la legge cambi in loro favore prima della conclusione definitiva del processo.

Quando si applica il principio del favor rei nelle sanzioni tributarie?
Il principio del favor rei si applica retroattivamente quando una nuova legge introduce un trattamento sanzionatorio più mite. La sua applicazione è possibile in ogni stato e grado del giudizio, a condizione che il provvedimento sanzionatorio non sia ancora divenuto definitivo.

È necessario che il contribuente contesti specificamente le sanzioni per beneficiare del favor rei?
No, non è strettamente necessario. La Corte ha chiarito che la contestazione della violazione tributaria principale (cioè il maggior tributo accertato) mantiene aperta anche la questione sulle sanzioni collegate. Pertanto, il giudice deve applicare d’ufficio la norma più favorevole sopravvenuta.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato gli altri motivi del ricorso?
Gli altri motivi sono stati rigettati perché ritenuti infondati o inammissibili. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza di secondo grado, pur sintetica, era sufficiente, e che la valutazione delle prove e degli elementi indiziari è un compito del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici o giuridici che in questo caso non sono stati riscontrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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