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Fatture false: onere della prova e società cartiere

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30025/2025, ha rigettato il ricorso di una società e dei suoi soci contro avvisi di accertamento per l’utilizzo di fatture false emesse da una ‘società cartiera’. La Corte ha confermato che, in caso di operazioni soggettivamente inesistenti, l’onere della prova sull’effettività delle prestazioni e sulla buona fede del contribuente spetta a quest’ultimo. È stato inoltre chiarito che le nuove norme sull’onere della prova (L. 130/2022) non sono retroattive e non modificano i principi consolidati in materia di fatture false.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Fatture False: Onere della Prova e il Ruolo delle Società Cartiere

L’utilizzo di fatture false è una delle pratiche più insidiose nel panorama delle frodi fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali riguardo all’onere della prova che grava sul contribuente quando vengono contestate operazioni con società definite ‘cartiere’. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere come l’amministrazione finanziaria e i giudici affrontano tali casi e quali difese sono ammissibili.

I Fatti: La Contestazione delle Fatture False

Il caso ha origine da due avvisi di accertamento emessi dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di una società e dei suoi soci. L’accusa era quella di aver utilizzato due fatture per prestazioni di servizi relative a ricerche di mercato e software, considerate soggettivamente inesistenti. L’ente impositore riteneva che la società emittente fosse una mera ‘cartiera’, un’entità creata al solo fine di emettere documenti fiscali per operazioni fittizie, priva di qualsiasi struttura produttiva.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto i ricorsi della società e dei soci, confermando la validità degli accertamenti. I giudici di merito avevano concluso che la società destinataria delle fatture non era riuscita a provare l’effettività delle prestazioni ricevute. Di conseguenza, i contribuenti hanno proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e l’onere della prova per le fatture false

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione dei giudici di appello. La sentenza si articola su quattro punti principali, ognuno dei quali affronta uno specifico motivo di ricorso.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Il cuore della controversia riguardava l’onere della prova. I ricorrenti sostenevano che l’Amministrazione Finanziaria non avesse fornito prove sufficienti dell’inesistenza delle operazioni e che i giudici non avessero valutato la documentazione da loro prodotta. La Cassazione ha chiarito che, una volta che l’ente impositore fornisce un quadro indiziario solido (come la natura di ‘cartiera’ del fornitore, l’assenza di bilanci, etc.), spetta al contribuente dimostrare l’effettiva esecuzione della prestazione e la sua buona fede. Il semplice fatto che una sentenza non menzioni esplicitamente ogni documento prodotto non significa che non sia stato valutato.

Inoltre, la Corte ha specificato che la nuova norma sull’onere della prova nel processo tributario (art. 7, comma 5-bis, D.Lgs. 546/1992), introdotta dalla L. 130/2022, non è applicabile retroattivamente ai giudizi già pendenti prima del 16 settembre 2022. Anche se lo fosse, non invertirebbe le regole consolidate in materia di fatture false.

La Responsabilità Personale del Socio

Un altro motivo di ricorso riguardava la posizione di un ex socio accomandante, il quale riteneva di non essere più responsabile. La Corte ha respinto anche questa doglianza, specificando che l’accertamento non riguardava un debito della società, ma la maggiore IRPEF dovuta dal socio stesso in base al principio di trasparenza fiscale. Il reddito della società di persone viene imputato ai soci pro quota, indipendentemente dalla percezione. L’avviso era quindi correttamente indirizzato al socio per un debito proprio.

Le Spese Legali a Favore dell’Ente Impositore

Infine, i ricorrenti contestavano la condanna al pagamento delle spese legali a favore dell’Amministrazione Finanziaria, poiché questa si era difesa in giudizio con propri funzionari. La Cassazione ha definito il motivo ‘manifestamente infondato’, richiamando l’art. 15, comma 2-sexies, del D.Lgs. 546/1992, che prevede espressamente la liquidazione delle spese a favore dell’ente impositore anche in questi casi.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di principi giurisprudenziali consolidati. In materia di fatture false, l’onere del contribuente è duplice: deve non solo provare l’effettività dell’operazione, ma anche dimostrare di non essere a conoscenza della frode perpetrata dal fornitore. La decisione dei giudici di merito è stata considerata ben fondata perché basata non solo sulla mancata prova da parte del contribuente, ma soprattutto sulla prova fornita dall’Amministrazione circa la natura fittizia della società emittente, definita ‘soggetto privo di alcuna struttura produttiva’. Questo elemento è stato ritenuto cruciale per considerare le operazioni inesistenti e, di conseguenza, indeducibili i relativi costi.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un messaggio chiaro: di fronte a contestazioni di utilizzo di fatture false, specialmente se provenienti da ‘società cartiere’, la posizione del contribuente è estremamente delicata. È necessario conservare ed essere in grado di produrre una documentazione robusta che non si limiti a provare il pagamento, ma che attesti l’effettiva esecuzione delle prestazioni e la solidità commerciale del partner. La decisione conferma inoltre che le recenti riforme del processo tributario non hanno indebolito, per i casi pregressi, l’impianto probatorio a carico del contribuente in questo specifico e grave tipo di contenzioso.

Chi deve provare che le operazioni indicate in fattura sono reali quando l’emittente è una ‘società cartiera’?
Secondo la Corte, una volta che l’Amministrazione Finanziaria fornisce prove indiziarie sulla natura fittizia della società emittente (la ‘cartiera’), l’onere della prova si sposta sul contribuente che ha utilizzato la fattura. Quest’ultimo deve dimostrare non solo di aver pagato, ma anche che la prestazione è stata effettivamente eseguita.

La nuova legge sulla giustizia tributaria (L. 130/2022) che pone l’onere della prova a carico dell’Amministrazione Finanziaria si applica a tutti i processi?
No. La Corte ha chiarito che questa nuova disposizione (art. 7, comma 5-bis, d.lgs. n. 546/1992) non è retroattiva. Si applica solo ai giudizi introdotti dopo la sua entrata in vigore, ovvero dopo il 16 settembre 2022. Per i casi precedenti, valgono le regole consolidate.

Un socio di una società di persone è sempre responsabile per le imposte sui redditi societari, anche se non ha più un ruolo attivo?
Sì, per quanto riguarda le imposte sui redditi (IRPEF). La Corte ha confermato che, in base al principio di trasparenza fiscale, il reddito prodotto dalla società di persone è imputato direttamente ai soci in proporzione alla loro quota di partecipazione. L’accertamento fiscale viene quindi notificato direttamente al socio per un debito proprio, a prescindere dal fatto che abbia o meno cessato una carica specifica come quella di accomandante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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