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Fatture false: onere della prova e costi indeducibili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20270/2025, ha stabilito principi chiave sull’onere della prova in caso di fatture false. Se l’Amministrazione Finanziaria fornisce elementi presuntivi che il fornitore è una società ‘cartiera’, spetta al contribuente dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni contestate. La sola regolarità formale dei documenti contabili e dei pagamenti non è sufficiente. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente addossato al Fisco la prova della non avvenuta operazione, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 27 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Fatture False e Onere della Prova: la Cassazione Fa Chiarezza

La gestione dei rapporti con i fornitori e la corretta documentazione dei costi sono pilastri fondamentali per ogni impresa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 20270 del 2025, interviene su un tema tanto delicato quanto diffuso: quello delle fatture false emesse da società ‘cartiere’. La decisione fornisce un’importante guida sull’inversione dell’onere della prova, chiarendo quando spetta all’azienda dimostrare l’effettività di un’operazione commerciale contestata dal Fisco.

I fatti del caso: Un contenzioso su costi carburante e fatture false

Una società operante nel settore lattiero-caseario si è vista recapitare diversi avvisi di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava la deducibilità di alcuni costi e la detraibilità della relativa IVA. Le contestazioni si concentravano su due fronti principali:
1. Costi per carburante: L’Agenzia Fiscale riteneva indeducibili i costi per l’acquisto di carburante documentati da fatture riepilogative mensili, poiché queste non riportavano il chilometraggio dei veicoli, elemento ritenuto essenziale per dimostrare l’inerenza della spesa all’attività d’impresa.
2. Operazioni con una società ‘cartiera’: La maggior parte delle riprese fiscali derivava da rapporti commerciali con una società di rappresentanza. Secondo le indagini del Fisco, questa società era una mera ‘cartiera’, priva di dipendenti, di una reale struttura operativa e coinvolta in attività illecite. Di conseguenza, le fatture emesse erano considerate relative a operazioni oggettivamente inesistenti.

La Commissione Tributaria di secondo grado aveva dato ragione all’azienda su entrambi i punti, ritenendo non più obbligatoria l’indicazione dei chilometri sulle schede carburante e affermando che, nonostante gli indizi sulla natura fittizia del fornitore, spettasse all’Amministrazione Finanziaria provare che l’operazione commerciale non fosse mai avvenuta.

L’onere della prova in caso di fatture false: L’analisi della Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di merito, accogliendo i motivi principali del ricorso dell’Agenzia Fiscale e stabilendo principi cruciali in materia di onere probatorio.

La questione dei costi per carburante

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che l’esenzione dalla tenuta della scheda carburante per chi utilizza carte di credito o contratti di ‘netting’ non elimina la necessità per il contribuente di dimostrare l’inerenza del costo. Se la documentazione, come le fatture riepilogative, è generica e non consente di collegare il carburante ai mezzi aziendali, il Fisco può legittimamente disconoscere la deducibilità del costo e la detraibilità dell’IVA.

L’inversione dell’onere probatorio per operazioni inesistenti

Il cuore della pronuncia riguarda le fatture false. La Cassazione ha riaffermato un principio consolidato: quando l’Amministrazione Finanziaria fornisce un quadro probatorio basato su presunzioni gravi, precise e concordanti (come l’assenza di una sede operativa, di personale, e il coinvolgimento in indagini penali del fornitore) per sostenere che si tratta di una ‘società cartiera’, l’onere della prova si inverte. A questo punto, non è più il Fisco a dover dimostrare l’inesistenza dell’operazione, ma è il contribuente che ha registrato la fattura a dover fornire la prova contraria, ossia a dimostrare che la prestazione è stata realmente eseguita.

Le motivazioni

La Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la prova fornita dal contribuente deve essere robusta e andare oltre la mera esibizione della fattura e della traccia del pagamento. Questi elementi, infatti, sono facilmente falsificabili e vengono tipicamente utilizzati proprio per dare una parvenza di realtà a operazioni fittizie. Il giudice di merito aveva errato nel ritenere che, a fronte di pesanti indizi sulla natura di ‘cartiera’ del fornitore, l’onere di provare la falsità della fattura gravasse ancora sull’Amministrazione Finanziaria. Al contrario, una volta che il Fisco ha presentato prove presuntive qualificate, spetta al contribuente dimostrare la sostanza economica dell’operazione, fornendo documentazione extracontabile idonea a giustificare la prestazione ricevuta.

Le conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche significative per le imprese. Viene ribadita l’importanza di una rigorosa ‘due diligence’ nella selezione dei propri partner commerciali. Ricevere fatture da una società che si rivela essere una ‘cartiera’ espone l’azienda a gravi conseguenze fiscali, con il disconoscimento dei costi e dell’IVA. La sentenza chiarisce che, in un contenzioso, non basterà mostrare fatture e bonifici: l’imprenditore dovrà essere in grado di provare, con ogni mezzo, che i servizi o i beni fatturati sono stati effettivamente ricevuti e sono inerenti alla propria attività. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa al giudice di merito, che dovrà riesaminare i fatti applicando correttamente il principio sull’inversione dell’onere della prova.

Chi ha l’onere della prova quando il Fisco sospetta l’utilizzo di fatture false emesse da una società ‘cartiera’?
Inizialmente, l’Amministrazione Finanziaria deve fornire elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti che indichino la natura fittizia del fornitore. Una volta fornita questa prova, l’onere si sposta sul contribuente, che deve dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni commerciali contestate.

È sufficiente esibire la fattura e la prova del pagamento per dimostrare che un’operazione commerciale è reale?
No. Secondo la Cassazione, la regolarità formale delle scritture contabili e i mezzi di pagamento non sono prove sufficienti, poiché vengono di regola utilizzati proprio per far apparire reale un’operazione fittizia. Il contribuente deve fornire una prova più sostanziale dell’effettività della prestazione.

I costi del carburante sono sempre deducibili se l’acquisto avviene tramite carte aziendali o contratti di ‘netting’?
No. Anche se l’uso di questi strumenti di pagamento esonera dalla compilazione della scheda carburante, non elimina l’obbligo per il contribuente di comprovare, con idonea documentazione, l’inerenza del costo all’attività d’impresa. Se le fatture sono generiche e non permettono di ricondurre la spesa ai veicoli aziendali, il Fisco può legittimamente disconoscerne la deducibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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