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Fatture false: l’onere della prova e le presunzioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’impresa di ingegneria contro l’Agenzia delle Entrate in un caso di fatture false. La Corte ha stabilito che, di fronte a presunzioni gravi, precise e concordanti fornite dal Fisco (come l’assenza di una struttura operativa del fornitore), l’onere di provare l’effettività dell’operazione ricade sul contribuente. La mera esibizione di fatture e prove di pagamento non è considerata sufficiente per superare la presunzione di fittizietà dell’operazione.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Fatture false: quando la prova del Fisco si basa su presunzioni

L’utilizzo di fatture false per operazioni inesistenti è una delle pratiche evasive più comuni e dannose per l’erario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito importanti principi sull’onere della prova in questi casi, chiarendo come l’Amministrazione Finanziaria possa basare un accertamento su presunzioni e quale sia la prova che il contribuente deve fornire per difendersi. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore dell’ingegneria generale si è vista notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate disconosceva la deducibilità di costi per l’acquisto di materiali, ritenendo che le relative fatture documentassero operazioni inesistenti.
Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione al contribuente. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, aveva ribaltato parzialmente la decisione, ritenendo legittimo il recupero a tassazione dei costi relativi alle presunte forniture di materiali.

I giudici di secondo grado hanno basato la loro decisione su una serie di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti a carico della ditta fornitrice. Nello specifico, è emerso che:
1. La ditta fornitrice risultava nei database solo come venditore, senza aver mai registrato acquisti, rendendo impossibile la vendita di merce.
2. La documentazione dei pagamenti era confusa.
3. La sede operativa era un terreno in stato di abbandono, privo di qualsiasi struttura fissa.
4. La ditta era priva di qualsiasi documentazione contabile.

Di fronte a questo quadro, il contribuente ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un difetto di motivazione e l’omesso esame di prove decisive a suo favore, come una perizia tecnica che attestava l’impiego dei materiali nei cantieri e la congruità dei prezzi.

L’onere della prova nelle contestazioni di fatture false

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per riaffermare il consolidato orientamento in materia di ripartizione dell’onere della prova in caso di fatture false.

Il principio è il seguente: spetta all’Amministrazione Finanziaria l’onere di provare che l’operazione commerciale non è mai avvenuta. Questa prova può essere fornita anche attraverso presunzioni semplici, purché siano gravi, precise e concordanti. Elementi come la mancanza di una struttura organizzativa idonea (locali, mezzi, personale) da parte del fornitore costituiscono un valido indizio della fittizietà dell’operazione.

Una volta che il Fisco ha fornito questi elementi, la palla passa al contribuente. A quest’ultimo spetta l’onere di fornire la prova contraria, dimostrando l’effettiva esistenza della transazione.

La Decisione della Cassazione e il valore della prova contraria

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del contribuente, ritenendo infondate entrambe le censure.
In primo luogo, i giudici hanno escluso il vizio di motivazione, affermando che la sentenza d’appello aveva chiaramente esposto il percorso logico-argomentativo seguito, basato sugli specifici e gravi indizi a carico del fornitore.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo all’omesso esame di fatti decisivi. Ha chiarito che la semplice presentazione di fatture, documentazione bancaria dei pagamenti o perizie di parte non è sufficiente a vincere la presunzione di falsità. Questi documenti, infatti, sono spesso creati ad hoc proprio per dare un’apparenza di realtà a un’operazione fittizia. Una perizia stragiudiziale, in particolare, ha valore di mero atto difensivo e non di prova autonoma, e il giudice non è tenuto a confutarla punto per punto se il suo convincimento si basa su elementi di segno opposto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un approccio sostanziale alla prova. La regolarità formale della contabilità non è un baluardo invalicabile contro gli accertamenti per fatture false. Quando l’Amministrazione fornisce un quadro indiziario solido che fa ragionevolmente dubitare della realtà di un’operazione, il contribuente deve andare oltre la forma e fornire la prova concreta e materiale che quella fornitura è realmente avvenuta, che la merce è stata consegnata e utilizzata nel ciclo produttivo. L’assenza totale di una struttura aziendale da parte del presunto fornitore è un indizio talmente forte da rendere l’inversione dell’onere della prova una conseguenza logica e necessaria per contrastare i fenomeni evasivi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che nella lotta all’evasione fiscale basata su fatture false, l’approccio non può essere meramente formale. Il contribuente deve agire con diligenza nella scelta dei propri fornitori e essere in grado di dimostrare, in caso di contestazione, la sostanza economica delle operazioni. Affidarsi a fornitori privi di una riconoscibile struttura operativa espone a un rischio fiscale molto elevato, poiché in un eventuale contenzioso, la sola documentazione contabile potrebbe non essere sufficiente a superare le presunzioni dell’Amministrazione Finanziaria.

Quale prova deve fornire l’Agenzia delle Entrate per contestare fatture false?
L’Agenzia delle Entrate deve fornire elementi presuntivi, purché gravi, precisi e concordanti, che inducano a ritenere che l’operazione non sia mai avvenuta. Un esempio forte è la dimostrazione che il fornitore è privo di un’adeguata struttura organizzativa (sede, mezzi, personale) per effettuare la prestazione fatturata.

Per difendersi da un’accusa di utilizzo di fatture false, è sufficiente mostrare le fatture e le prove di pagamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la regolarità formale delle scritture contabili e le evidenze dei pagamenti non sono sufficienti a dimostrare l’effettività dell’operazione, poiché questi strumenti vengono di solito utilizzati proprio per far apparire reale un’operazione fittizia. Il contribuente deve fornire la prova concreta che la transazione è realmente avvenuta.

Il giudice è obbligato a esaminare e confutare specificamente una perizia tecnica presentata dal contribuente?
No. Una perizia stragiudiziale di parte è considerata un mero atto difensivo, privo di autonomo valore probatorio. Se il giudice fonda la sua decisione su elementi incompatibili con le conclusioni della perizia, non è tenuto a una specifica confutazione della stessa, essendo sufficiente che la sua motivazione complessiva renda chiaro il perché non l’ha ritenuta convincente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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