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Fatture false: chi prova l’operazione inesistente?

In un caso di accertamento fiscale per l’uso di fatture false, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che aveva dato ragione al contribuente. La Corte ha stabilito che la semplice esibizione della fattura e della prova di pagamento non è sufficiente a dimostrare la realtà di un’operazione quando l’Amministrazione Finanziaria fornisce prove presuntive della sua inesistenza (es. fornitore ‘cartiera’). L’onere della prova si sposta quindi sul contribuente, che deve dimostrare con elementi concreti l’effettiva esecuzione della prestazione.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Fatture False: La Prova Non è Solo Carta

L’utilizzo di fatture false per abbattere il carico fiscale è una delle pratiche evasive più comuni e dannose. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia: di fronte a una contestazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria, per un’impresa non è sufficiente esibire la fattura e la prova del relativo pagamento per dimostrare che un’operazione sia realmente avvenuta. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Un Accertamento Fiscale Contestato

Una società operante nel settore edile si era vista notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava la deduzione di costi e la detrazione dell’IVA relative a operazioni ritenute oggettivamente inesistenti. L’accertamento si basava sull’ipotesi che il fornitore della società fosse una cosiddetta ‘cartiera’, ovvero un’entità creata al solo scopo di emettere documentazione fiscale fittizia.

La società aveva impugnato l’atto, ottenendo ragione in secondo grado. I giudici della Commissione Tributaria Regionale avevano ritenuto che l’azienda avesse assolto il proprio onere probatorio semplicemente producendo in giudizio la fattura e la documentazione attestante l’avvenuto pagamento. Secondo tale visione, sarebbe spettato all’Amministrazione Finanziaria dimostrare l’eventuale fittizietà del pagamento, ad esempio provandone la restituzione al cliente.

La Decisione della Cassazione e l’onere della prova nelle fatture false

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.). La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo come deve essere ripartito il carico probatorio in caso di contestazione di fatture false.

Il principio cardine è il seguente: l’onere iniziale di provare l’inesistenza dell’operazione grava sull’Amministrazione Finanziaria. Tuttavia, questa prova può essere fornita anche attraverso presunzioni semplici, come l’assenza di una reale struttura organizzativa (locali, personale, attrezzature) in capo alla società fornitrice. Una volta che l’Ufficio ha fornito questi elementi indiziari, gravi, precisi e concordanti, la palla passa al contribuente. È quest’ultimo che deve fornire la prova contraria, ovvero dimostrare che l’operazione commerciale è effettivamente e realmente avvenuta.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la decisione dei giudici di merito era errata perché si era fermata a un livello di prova puramente formale. La fattura e il pagamento, infatti, non sono elementi risolutivi, ma anzi rappresentano i mezzi tipicamente utilizzati per creare l’apparenza di un’operazione fittizia. Basare la decisione solo su questi documenti significherebbe vanificare la lotta all’evasione.

Il contribuente che ha dedotto il costo e detratto l’IVA deve quindi andare oltre la ‘carta’. Deve essere in grado di fornire prove concrete e materiali dell’effettività della prestazione ricevuta o del bene acquistato. Tali prove possono includere documenti di trasporto, stati di avanzamento lavori, corrispondenza commerciale, prove testimoniali, fotografie dei beni consegnati o qualunque altro elemento idoneo a dimostrare che, al di là del documento fiscale, la transazione ha avuto una sua concretezza economica.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa pronuncia rafforza un orientamento consolidato e invia un messaggio chiaro alle imprese: la diligenza nella scelta dei partner commerciali è fondamentale. Non basta ricevere una fattura formalmente corretta per essere al riparo da contestazioni fiscali. È necessario assicurarsi, nei limiti del possibile, della reale operatività dei propri fornitori e conservare tutta la documentazione extra-fiscale che possa, in un futuro contenzioso, dimostrare la sostanza e l’effettività delle operazioni commerciali. Affidarsi a fornitori privi di una struttura credibile espone a un rischio fiscale elevatissimo, con la possibilità di vedersi recuperare imposte, sanzioni e interessi, anche a distanza di anni.

In caso di contestazione per fatture false, è sufficiente per l’azienda mostrare la fattura e la prova del pagamento?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. Quando l’Amministrazione Finanziaria fornisce indizi sull’inesistenza dell’operazione (ad esempio, la natura di ‘cartiera’ del fornitore), l’esibizione della fattura e del pagamento non basta, poiché sono gli strumenti tipici usati nelle frodi.

Su chi ricade l’onere della prova in caso di operazioni oggettivamente inesistenti?
Inizialmente, spetta all’Amministrazione Finanziaria dimostrare, anche tramite presunzioni semplici, l’inesistenza dell’operazione. Una volta fornita questa prova indiziaria, l’onere si sposta sul contribuente, che deve provare con elementi concreti l’effettiva esistenza della transazione contestata.

Cosa deve fare un’impresa per tutelarsi dal rischio di vedersi contestare fatture false?
L’impresa deve andare oltre la semplice acquisizione di documenti formali. Deve essere in grado di fornire prove concrete che l’operazione (fornitura di beni o servizi) sia realmente avvenuta. Questo implica una maggiore due diligence sui fornitori e la conservazione di documentazione che attesti l’effettività della prestazione (es. documenti di trasporto, stati di avanzamento lavori, etc.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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