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Estratto di ruolo: non impugnabile, dice la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente contro un estratto di ruolo, ribadendo che non è un atto autonomamente impugnabile. Secondo la Corte, l’impugnazione è possibile solo contro la cartella di pagamento e, in casi eccezionali, dimostrando un pregiudizio concreto e attuale, come previsto dalla recente normativa. Il contribuente nel caso di specie non ha fornito tale prova.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estratto di Ruolo Non Impugnabile: La Cassazione Conferma i Limiti al Ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia tributaria: l’estratto di ruolo non è un atto autonomamente impugnabile. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale e legislativo volto a definire con precisione quali atti dell’amministrazione finanziaria possono essere contestati dal contribuente e a quali condizioni. L’ordinanza chiarisce che solo in circostanze eccezionali e ben definite è possibile agire in giudizio contro il ruolo o una cartella non notificata.

I Fatti di Causa

Un contribuente decideva di avviare un’azione legale impugnando un estratto di ruolo emesso dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione. La controversia, dopo aver attraversato i gradi di merito, giungeva all’attenzione della Corte di Cassazione. Il nucleo della questione legale verteva sulla possibilità stessa di contestare in giudizio un estratto di ruolo, un documento che si limita a riepilogare le iscrizioni a debito del contribuente.

Il Principio di Diritto: Quando è Ammessa l’Impugnazione?

La Corte ha affrontato la questione richiamando la normativa di riferimento e le più recenti pronunce delle Sezioni Unite. La regola generale, stabilita dall’art. 19 del D.Lgs. 546/1992, elenca tassativamente gli atti che possono essere oggetto di ricorso tributario. L’estratto di ruolo non rientra in questo elenco.

Si tratta, infatti, di un mero atto interno dell’Amministrazione Finanziaria, con una funzione puramente informativa. Non è un atto impositivo né un atto della riscossione, come la cartella di pagamento, che invece è l’atto con cui il Fisco manifesta concretamente la propria pretesa e che, pertanto, può essere impugnato.

L’impatto della Nuova Normativa sull’impugnazione dell’estratto di ruolo

Un punto decisivo dell’analisi della Corte è il riferimento all’art. 12, comma 4-bis, del d.P.R. n. 602/1973, introdotto dal D.L. 146/2021. Questa norma ha codificato il principio secondo cui l’estratto di ruolo non è impugnabile. Inoltre, ha stabilito che il ruolo e la cartella di pagamento, qualora si assumano invalidamente notificati, possono essere impugnati direttamente solo in casi specifici e limitati.

Il contribuente deve dimostrare che dall’iscrizione a ruolo possa derivargli un pregiudizio concreto per:
1. La partecipazione a procedure di appalto pubblico.
2. La riscossione di somme dovute da soggetti pubblici.
3. La perdita di un beneficio nei rapporti con la pubblica amministrazione.

In assenza della prova di un tale pregiudizio, l’azione legale è considerata inammissibile per carenza di ‘interesse ad agire’.

Le Motivazioni della Decisione

Sulla base di queste premesse, la Corte di Cassazione ha ritenuto l’originario ricorso del contribuente inammissibile. I giudici hanno osservato che l’atto impugnato era proprio l’estratto di ruolo, un atto per sua natura non contestabile in sede giurisdizionale.

La Corte ha sottolineato che il contribuente non aveva fornito, né nei precedenti gradi di giudizio né in sede di legittimità, alcuna prova della sussistenza di un interesse ad agire concreto e attuale, così come richiesto dalla nuova normativa. Non era stato dimostrato, cioè, alcun pregiudizio specifico derivante dall’iscrizione a ruolo che giustificasse un’azione giudiziaria immediata. La nuova legge, peraltro, si applica anche ai processi in corso, richiedendo che tale interesse sia dimostrato fino al momento della decisione. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata senza rinvio e ha dichiarato inammissibile il ricorso iniziale del contribuente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è di fondamentale importanza pratica. Conferma che la strategia processuale di impugnare l’estratto di ruolo è, di regola, destinata al fallimento. I contribuenti che ritengono illegittima una pretesa fiscale devono attendere la notifica dell’atto impugnabile per eccellenza, ovvero la cartella di pagamento, o un altro degli atti previsti dalla legge. L’impugnazione diretta del ruolo o della cartella non notificata rimane una via eccezionale, percorribile solo dimostrando rigorosamente un pregiudizio grave e imminente nei rapporti con la pubblica amministrazione. La decisione rafforza la necessità per i contribuenti e i loro difensori di valutare attentamente i presupposti processuali prima di avviare un contenzioso, per evitare una declaratoria di inammissibilità.

È possibile impugnare un estratto di ruolo?
No, di norma l’estratto di ruolo non è un atto impugnabile. È un documento meramente informativo che non rientra nell’elenco degli atti che possono essere contestati davanti al giudice tributario. La sua non impugnabilità è stata confermata da una specifica norma di legge.

In quali casi eccezionali si può impugnare direttamente il ruolo o una cartella di pagamento non notificata?
È possibile solo se il contribuente dimostra che l’iscrizione a ruolo gli sta causando un pregiudizio concreto e attuale, come l’impossibilità di partecipare a gare d’appalto, di riscuotere crediti da enti pubblici o la perdita di benefici nei rapporti con la pubblica amministrazione.

Cosa deve dimostrare il contribuente per poter agire in giudizio nei casi eccezionali?
Il contribuente deve fornire la prova specifica del danno che sta subendo a causa dell’iscrizione a ruolo. Non è sufficiente una mera affermazione, ma è necessario depositare documentazione che attesti, ad esempio, l’esclusione da una gara o il blocco di un pagamento da parte di un ente pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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