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Estinzione processo tributario: rinuncia e spese

Un’impresa individuale aveva impugnato un avviso di accertamento per imposte dirette e indirette. Dopo aver perso in appello, ha proposto ricorso in Cassazione. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo, portando alla rinuncia del ricorso da parte del contribuente, accettata dall’Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del processo tributario, senza condanna alle spese e chiarendo che non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Processo Tributario: Effetti della Rinuncia al Ricorso

L’ordinanza in esame chiarisce un aspetto procedurale di grande importanza: le conseguenze derivanti dalla rinuncia al ricorso in Cassazione a seguito di un accordo tra contribuente e Fisco. L’analisi si concentra sulla declaratoria di estinzione del processo tributario e sulle sue implicazioni in termini di spese legali e contributo unificato, offrendo una guida preziosa per chi affronta un contenzioso fiscale.

I Fatti del Contenzioso Tributario

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a un’impresa individuale per l’anno d’imposta 2011, con il quale l’Agenzia delle Entrate contestava maggiori imponibili ai fini IRPEF, IRAP e IVA. Il contribuente aveva impugnato l’atto impositivo dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, ottenendo un accoglimento parziale.

Successivamente, sia il contribuente che l’Agenzia delle Entrate avevano proposto appello alla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva rigettato entrambi gli appelli, rideterminando i ricavi e i costi del contribuente sulla base di una precedente sentenza emessa nei confronti del consorzio di cui l’impresa faceva parte.

Insoddisfatto della decisione, il contribuente ha presentato ricorso per Cassazione, basato su cinque motivi di diritto. L’Agenzia delle Entrate ha resistito con un controricorso, proponendo a sua volta un ricorso incidentale.

L’Accordo e la Rinuncia al Ricorso

Il punto di svolta del procedimento è avvenuto al di fuori delle aule di giustizia. Le parti hanno raggiunto un accordo di conciliazione nel luglio 2021. In attuazione di tale accordo, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto in via di autotutela all’annullamento parziale delle pretese impositive, specificamente per l’IVA e tutte le sanzioni, confermando invece gli importi accertati per IRPEF e IRAP.

A seguito di questo accordo, il contribuente ha depositato formalmente la rinuncia al proprio ricorso principale, sottoscritta anche dal suo difensore. L’Agenzia delle Entrate, tramite i suoi legali, ha accettato la rinuncia e, a sua volta, ha rinunciato al proprio ricorso incidentale, chiudendo così la controversia.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Estinzione del Processo Tributario

La Corte di Cassazione, presa visione degli atti, ha dichiarato formalmente l’estinzione del processo tributario. La motivazione si fonda sull’applicazione dell’art. 391, comma 1, del codice di procedura civile, il quale stabilisce che la rinuncia al ricorso, se accettata dalle altre parti, estingue il processo. Essendo la rinuncia stata formalizzata e accettata, la Corte non ha potuto fare altro che prenderne atto e chiudere il giudizio.

Un aspetto fondamentale della decisione riguarda le spese legali. La Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedimenti sulle spese, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi. Questa prassi è comune quando l’estinzione deriva da una rinuncia accettata, che presuppone un accordo a monte tra le parti.

Infine, l’ordinanza ha affrontato la questione del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”, previsto dall’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. La norma impone alla parte soccombente (il cui ricorso è stato respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile) di versare un ulteriore importo pari a quello del contributo già pagato. La Corte, richiamando una sua precedente pronuncia (Cass. n. 25485/2018), ha chiarito che tale obbligo non si applica nei casi di estinzione del giudizio, poiché la norma è specificamente legata a un esito negativo nel merito o a un vizio procedurale che impedisce l’esame della causa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia

La decisione della Suprema Corte offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la via della conciliazione e dell’accordo con l’Amministrazione finanziaria è una strategia efficace per porre fine a un lungo e costoso contenzioso. In secondo luogo, evidenzia come la rinuncia al ricorso, una volta raggiunto un accordo, sia lo strumento procedurale corretto per formalizzare la chiusura della lite. Infine, la pronuncia fornisce una rassicurazione fondamentale per i contribuenti: l’estinzione del processo tributario per rinuncia non comporta l’applicazione della sanzione del raddoppio del contributo unificato, evitando così un ulteriore esborso economico e rendendo la soluzione concordata ancora più vantaggiosa.

Cosa accade al processo in Cassazione se il contribuente rinuncia al ricorso e l’Agenzia delle Entrate accetta tale rinuncia?
Il processo di cassazione viene dichiarato estinto. La Corte non entra nel merito della questione ma si limita a prendere atto dell’accordo tra le parti che pone fine alla lite.

In caso di estinzione del processo per rinuncia accettata, chi paga le spese legali?
La Corte non emette alcuna condanna alle spese. Di conseguenza, ciascuna parte sostiene i costi dei propri avvocati e le spese processuali già affrontate, come previsto dall’accordo che solitamente sta alla base della rinuncia.

Se il processo si estingue per rinuncia al ricorso, il contribuente deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in caso di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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