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Estinzione processo tributario per definizione agevolata

Un contribuente, dopo aver impugnato un avviso di accertamento basato su movimentazioni bancarie non giustificate, ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti mentre il ricorso era in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione processo tributario poiché, a seguito dell’adesione alla sanatoria, nessuna delle parti ha presentato istanza per la prosecuzione del giudizio entro il termine di legge, determinando la fine automatica della controversia.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione processo tributario per definizione agevolata: un caso pratico

L’estinzione processo tributario a seguito di adesione a una sanatoria fiscale è un meccanismo che permette di chiudere definitivamente una controversia con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le modalità procedurali e gli effetti di questa scelta, evidenziando come l’inattività delle parti dopo la domanda di definizione possa portare alla fine automatica del giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda.

I Fatti del Caso

Tutto ha inizio quando un contribuente riceve un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2005. L’Amministrazione Finanziaria contestava la presenza di operazioni di prelievo e versamento sui conti correnti non adeguatamente giustificate e l’omessa fatturazione di alcune prestazioni professionali.

Il contribuente impugna l’atto dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, che accoglie il ricorso. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, propone appello presso la Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima riforma parzialmente la prima decisione, accogliendo in parte le ragioni dell’Ufficio. Il contribuente decide quindi di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione della normativa sugli accertamenti bancari.

La Svolta: l’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il processo è pendente in Cassazione, si presenta un’opportunità legislativa: la cosiddetta “definizione agevolata delle liti pendenti” (prevista dal D.L. n. 119/2018). Il contribuente decide di avvalersene, presentando domanda e versando le somme dovute per chiudere la controversia in modo definitivo.

Successivamente, il contribuente deposita in Cassazione un’istanza per chiedere che venga dichiarata la cessazione della materia del contendere o, appunto, l’estinzione del giudizio. Questo atto si rivelerà decisivo per l’esito della vicenda.

La Decisione della Cassazione e l’Estinzione Processo Tributario

La Corte di Cassazione non entra nel merito della questione fiscale originaria, ma si concentra sugli effetti procedurali della definizione agevolata. L’ordinanza analizza quanto previsto dal comma 13 dell’art. 6 del D.L. n. 119/2018. Questa norma stabilisce che, in caso di adesione alla sanatoria, il processo è sospeso e si estingue automaticamente se nessuna delle parti presenta un’istanza di trattazione (cioè una richiesta di proseguire il giudizio) entro il 31 dicembre 2020.

Le Motivazioni

I giudici rilevano che, nel caso specifico, né il contribuente né l’Agenzia delle Entrate avevano depositato una richiesta formale per la prosecuzione del processo entro la data stabilita. L’istanza del contribuente era finalizzata unicamente a far dichiarare l’avvenuta estinzione e non a continuare la causa. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto del verificarsi della condizione prevista dalla legge: il decorso del termine senza un impulso di parte. Il processo si è quindi estinto automaticamente, per legge, alla data del 31 dicembre 2020.

Le Conclusioni

La decisione della Suprema Corte sancisce un principio procedurale fondamentale per chi aderisce alle sanatorie fiscali. L’estinzione processo tributario non è solo una conseguenza del pagamento delle somme, ma è legata a precisi adempimenti (o, come in questo caso, inadempimenti) processuali. La mancata presentazione dell’istanza di trattazione entro il termine perentorio ha comportato la fine automatica della lite, rendendo superfluo qualsiasi esame del merito. Infine, la Corte ha stabilito che, in caso di estinzione, le spese processuali restano a carico della parte che le ha anticipate, senza possibilità di rivalsa.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene sospeso in attesa della conclusione della procedura di definizione. Se la definizione si perfeziona e nessuna delle parti chiede di proseguire il giudizio entro i termini di legge, il processo si estingue automaticamente.

Qual è la condizione per l’estinzione automatica del processo secondo la normativa sulla definizione agevolata delle liti pendenti (D.L. 119/2018)?
La condizione è che, dopo la presentazione della domanda di definizione, nessuna delle parti (né il contribuente né l’Agenzia delle Entrate) depositi un’istanza specifica per la trattazione e la prosecuzione della causa entro il termine ultimo fissato dalla legge, che in questo caso era il 31 dicembre 2020.

In caso di estinzione del processo per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Secondo quanto stabilito dalla Corte e dalla normativa di riferimento, le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Non è prevista una condanna alle spese per la controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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