Estinzione Processo Tributario: Come Funziona con la Definizione Agevolata
L’estinzione processo tributario a seguito di una definizione agevolata, comunemente nota come “pace fiscale”, è un meccanismo cruciale per deflazionare il contenzioso e semplificare i rapporti tra Fisco e contribuente. Un recente decreto della Corte di Cassazione fa luce sull’applicazione pratica di questa procedura, confermando l’effetto automatico della sanatoria sul giudizio pendente e chiarendo la sorte delle spese legali.
I Fatti del Caso
Una società si trovava in un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, giunto fino al giudizio di legittimità presso la Corte di Cassazione. Il ricorso era stato proposto contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale relativa a un atto impositivo. Nelle more del giudizio, il legislatore ha introdotto una nuova possibilità di definizione agevolata delle liti pendenti tramite la legge n. 197 del 2022. La società contribuente ha aderito a questa procedura per regolarizzare la propria posizione.
Successivamente, l’Agenzia delle Entrate ha trasmesso alla Corte un elenco di controversie per le quali era intervenuta una regolare definizione, includendo anche quella relativa alla società in questione. Questa comunicazione, prevista da una specifica normativa (d.l. n. 13 del 2023), è finalizzata a ridurre i tempi per la dichiarazione di estinzione dei giudizi.
La Decisione della Corte sull’Estinzione del Processo Tributario
Preso atto della comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, la Corte di Cassazione ha emesso un decreto con cui ha dichiarato l’estinzione del processo tributario. La Corte ha rilevato che l’inserimento della controversia nell’elenco trasmesso dall’Agenzia documenta la regolare definizione della lite secondo le norme della legge n. 197 del 2022. Inoltre, non risultava alcun atto di diniego della sanatoria da parte dell’Amministrazione Finanziaria.
Le Motivazioni
La motivazione del decreto si fonda sull’applicazione diretta del comma 198 dell’art. 1 della legge n. 197 del 2022. Questa norma stabilisce che le controversie definibili non vengono sospese, ma il processo si estingue in caso di perfezionamento della definizione. La comunicazione dell’Agenzia funge da prova di tale perfezionamento. Di conseguenza, l’effetto estintivo è automatico.
La Corte ha precisato due aspetti fondamentali:
1. Possibilità di opposizione: Le parti conservano la facoltà di chiedere la fissazione di un’udienza, ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile, qualora ritenessero non corretta la dichiarazione di estinzione.
2. Spese processuali: In linea con quanto previsto dalla stessa norma, le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è, quindi, una condanna alle spese, ma ciascuna parte sopporta i propri costi.
Le Conclusioni
Il decreto analizzato rappresenta un chiaro esempio dell’impatto delle procedure di definizione agevolata sui processi in corso. La decisione conferma che l’adesione a una sanatoria fiscale, se perfezionata e comunicata correttamente alla corte, conduce all’estinzione del processo tributario in modo quasi automatico. Questa pronuncia offre una guida preziosa per i contribuenti e i professionisti, ribadendo un principio fondamentale in materia di costi: in caso di estinzione per questa causa, non vi è una parte vincitrice o soccombente, e ogni soggetto coinvolto nel giudizio deve farsi carico delle proprie spese legali sostenute fino a quel momento.
Cosa succede a un processo in Cassazione se la lite tributaria viene definita con una sanatoria?
Secondo il decreto, il processo viene dichiarato estinto. La comunicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate che attesta la regolare definizione della controversia è sufficiente a determinare la chiusura del giudizio.
Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per definizione agevolata della controversia?
Le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciò significa che ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) sopporta i costi che ha sostenuto fino a quel momento.
È possibile opporsi alla dichiarazione di estinzione del processo?
Sì, il decreto chiarisce che le parti conservano la possibilità di chiedere la fissazione di un’udienza ai sensi dell’art. 391, terzo comma, del codice di procedura civile, per contestare la sussistenza dei presupposti per l’estinzione.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 18298 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 5 Num. 18298 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 04/07/2025
DECRETO
sul ricorso iscritto al n. 20322/2022 R.G. proposto da: AGENZIA DELLE ENTRATE rappresentata e difesa dall’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO Contro
RAGIONE_SOCIALE rappresentata e difesa dall’Avv.to COGNOME NOME avverso SENTENZA di COMM. TRIB. REG. VENETO n. 145/07/2022, depositata il 02/02/2022, pronunciata con riferimento ad atto impositivo contemplato nell’elenco trasmesso dall’Agenzia delle Entrate in osservanza dell’art. 40, comma 3, del d.l. n. 13 del 2023, espressamente diretto alla riduzione dei tempi per la dichiarazione di estinzione dei giudizi di legittimità e le risultanze dell’interlocutoria datata 05.06.2025 con la predetta Agenzia ;
rilevato che l’inserimento nel predetto elenco documenta la regolare definizione della controversia nelle forme previste dall’art. 1, commi 186 e segg., della legge n. 197 del 2022 e l’assenza, allo stato, di diniego ai sensi del comma 200 della medesima disposizione;
che, pertanto, ai sensi del comma 198 dell’art. 1 cit., il processo si è estinto, fatta salva la possibilità per le parti di chiedere la fissazione dell’udienza ai sensi del terzo comma dell’art. 391 cod. proc. civ;
che, ai sensi dell’ultimo periodo del predetto comma 198, le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate.
DICHIARA ESTINTO IL PROCESSO
Roma, 23/06/2025