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Estinzione processo tributario: il caso della rinuncia

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo tributario a seguito della rinuncia al ricorso da parte di un contribuente. Quest’ultimo aveva aderito alla definizione agevolata (rottamazione quater), definendo la lite. La Corte ha inoltre disposto la compensazione delle spese legali, evidenziando che in caso di estinzione non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del processo tributario: cosa succede dopo l’adesione alla rottamazione?

La definizione agevolata delle liti pendenti, nota come ‘rottamazione’, rappresenta spesso un’opportunità per chiudere i contenziosi con il Fisco. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze processuali di tale scelta, in particolare riguardo all’ estinzione del processo tributario. La decisione analizza il caso di un contribuente che, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, ha aderito alla ‘rottamazione quater’, ponendo fine alla controversia.

I fatti del caso

Un contribuente aveva impugnato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Nel corso del giudizio, il ricorrente ha deciso di avvalersi della definizione agevolata (rottamazione quater), saldando il proprio debito con l’Amministrazione Finanziaria. A seguito del pagamento, ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, chiedendo formalmente che venisse dichiarata la cessazione della materia del contendere.

L’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione si sono costituite in giudizio, mentre un Ente Regionale è rimasto assente. La Procura Generale, preso atto della rinuncia e della definizione della lite, ha concluso per l’estinzione del processo.

La decisione della Corte e l’estinzione del processo tributario

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha accolto la richiesta del contribuente e della Procura Generale, dichiarando l’estinzione del giudizio. Questa decisione si fonda sull’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, che disciplina appunto le conseguenze della rinuncia all’impugnazione.

La Corte ha riconosciuto che l’adesione alla definizione agevolata e il conseguente atto di rinuncia sono sufficienti a determinare la fine del contenzioso. L’obiettivo delle norme sulla rottamazione è proprio quello di deflazionare il contenzioso tributario, offrendo una via d’uscita extragiudiziale alle parti.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si articola su due punti principali: la gestione delle spese di lite e l’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato.

In primo luogo, i giudici hanno disposto la compensazione integrale delle spese processuali tra le parti. Questa scelta è giustificata dalla particolare modalità con cui si è concluso il giudizio. La definizione della lite non è avvenuta tramite una vittoria processuale di una parte sull’altra, ma attraverso un accordo agevolato previsto dalla legge. Pertanto, la Corte ha ritenuto equo che ciascuna parte sostenesse i propri costi legali.

In secondo luogo, la sentenza ha chiarito un aspetto fondamentale relativo al contributo unificato. L’articolo 13, comma 1-quater, del D.P.R. n. 115/2002 prevede il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio’) in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. La Corte ha sottolineato che questa norma ha natura eccezionale e sanzionatoria e, come tale, non può essere applicata per analogia a casi non espressamente previsti. Poiché l’estinzione del giudizio per rinuncia non rientra tra le ipotesi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità, il contribuente non è tenuto a versare alcun importo aggiuntivo.

Le conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione conferma un principio importante per i contribuenti che decidono di aderire a forme di definizione agevolata. L’ estinzione del processo tributario a seguito di rinuncia non comporta aggravi di spesa, né sotto il profilo delle spese di lite (che vengono compensate) né per quanto riguarda il contributo unificato. La decisione rafforza la finalità deflattiva degli istituti di ‘pace fiscale’, garantendo che la scelta di definire la controversia non si traduca in un’ulteriore sanzione processuale per il cittadino. Si tratta di un’indicazione chiara che incentiva la risoluzione extragiudiziale delle liti, alleggerendo il carico dei tribunali e fornendo certezza giuridica alle parti.

Cosa accade al processo se il contribuente aderisce alla rottamazione e rinuncia al ricorso?
Il processo viene dichiarato estinto. La rinuncia al ricorso, motivata dall’avvenuta definizione agevolata della lite, pone fine al giudizio in corso dinanzi alla Corte di Cassazione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per rinuncia post-rottamazione?
Le spese legali vengono compensate tra le parti. Ciò significa che ogni parte (contribuente e Amministrazione Finanziaria) sostiene i costi del proprio avvocato, senza che vi sia una condanna al pagamento in favore dell’altra parte. La Corte ha giustificato questa scelta tenendo conto delle specifiche modalità di definizione del giudizio.

In caso di estinzione del processo per rinuncia, è dovuto il raddoppio del contributo unificato?
No, il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non è dovuto. La Corte di Cassazione ha specificato che tale obbligo, avendo natura sanzionatoria, si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non può essere esteso all’ipotesi di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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