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Estinzione giudizio tributario: requisiti e prova

Una società e i suoi soci, dopo una condanna in appello per un accertamento fiscale basato su documentazione extracontabile, presentano in Cassazione un’istanza per l’estinzione del giudizio tributario, avvalendosi di una sanatoria. La Corte di Cassazione, rilevando incongruenze nella documentazione e l’assenza della prova di pagamento, non dichiara l’estinzione ma rinvia la causa, ordinando all’Agenzia delle Entrate di presentare le proprie osservazioni sull’istanza.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio Tributario: Quando la Sanatoria Non Basta

L’estinzione del giudizio tributario tramite l’adesione a una sanatoria fiscale rappresenta un’importante opportunità per i contribuenti per chiudere le controversie pendenti con il Fisco. Tuttavia, la semplice presentazione di un’istanza non è sufficiente. Come emerge da una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione, la documentazione deve essere precisa, completa e priva di contraddizioni. In caso contrario, il percorso verso la chiusura del contenzioso può subire un’inaspettata battuta d’arresto.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Cassazione

Una società operante nel settore del mobile e i suoi soci si vedevano notificare avvisi di accertamento per l’anno d’imposta 2009. L’Amministrazione Finanziaria contestava maggiori ricavi e redditi, basando le proprie pretese su dati contabili ricavati da un database aziendale, considerati documentazione extracontabile. Contestava inoltre la deduzione di costi per l’acquisto di carburante per mancanza di riscontri concreti.

Inizialmente, i contribuenti ottenevano una vittoria presso la Commissione Tributaria Provinciale, che accoglieva i loro ricorsi. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la documentazione extracontabile era idonea a sostenere la pretesa fiscale e gravava sui contribuenti l’onere, non assolto, di dimostrare l’infondatezza dei rilievi. Di conseguenza, la società e i soci proponevano ricorso per cassazione.

La Sorpresa in Cassazione: l’Istanza di Estinzione del Giudizio Tributario

Durante il giudizio in Cassazione, la società ricorrente presentava telematicamente un’istanza per l’estinzione del giudizio tributario. La richiesta si fondava sull’adesione alla normativa sulla definizione agevolata delle controversie, introdotta dalla Legge n. 197 del 2022. In sostanza, il contribuente dichiarava di aver approfittato della sanatoria per chiudere la pendenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, anziché dichiarare immediatamente l’estinzione, ha analizzato l’istanza e la documentazione allegata, riscontrando diverse criticità che l’hanno indotta a sospendere la decisione.

In primo luogo, i numeri identificativi degli atti impositivi riportati nella documentazione della sanatoria non sembravano corrispondere a quelli oggetto del contenzioso in esame. Non vi era, quindi, certezza che la definizione agevolata riguardasse proprio la lite pendente in Cassazione.

In secondo luogo, la Corte ha notato una palese contraddizione. Nelle dichiarazioni di adesione presentate all’Agente della Riscossione, la parte aveva attestato “che non vi sono giudizi pendenti aventi a oggetto i carichi ai quali si riferisce questa dichiarazione”. Questa affermazione era in netto contrasto con l’esistenza stessa del ricorso per cassazione in corso.

Infine, e in modo decisivo, mancava la prova dell’avvenuto pagamento delle somme dovute per perfezionare la sanatoria, un requisito essenziale previsto dalla legge.

Le Conclusioni

Di fronte a queste incongruenze e alla mancanza di prove decisive, la Corte di Cassazione non ha potuto accogliere la richiesta di estinzione. Ha invece emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo. Questa decisione ha uno scopo preciso: ordinare all’Agenzia delle Entrate di prendere posizione sull’istanza presentata dal contribuente. L’Amministrazione Finanziaria dovrà quindi fornire i suoi chiarimenti, permettendo alla Corte di avere un quadro completo prima di assumere una decisione definitiva.

Questo caso sottolinea un principio fondamentale: l’onere della prova per l’estinzione del giudizio a seguito di sanatoria spetta interamente al contribuente. È necessario produrre documentazione chiara, coerente e completa, che dimostri senza ombra di dubbio la corrispondenza tra i carichi definiti e quelli oggetto del giudizio, nonché l’effettivo versamento di quanto dovuto. In assenza di tale rigore, l’opportunità offerta dalla sanatoria rischia di non concretizzarsi.

È sufficiente presentare un’istanza di estinzione per chiudere un contenzioso tributario avvalendosi di una sanatoria?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha evidenziato la necessità di fornire prove chiare e complete a supporto dell’istanza. È fondamentale dimostrare che la sanatoria riguarda specificamente i carichi oggetto del giudizio e che le somme dovute sono state effettivamente pagate.

Cosa accade se la documentazione a supporto dell’istanza di estinzione è contraddittoria?
Se la documentazione presenta contraddizioni, come dichiarare l’assenza di giudizi pendenti quando invece il processo è in corso, la Corte può non accogliere l’istanza. In questo caso, ha scelto di sospendere la decisione e chiedere un’interlocuzione della controparte (l’Agenzia delle Entrate) per ottenere chiarimenti.

Quali sono gli elementi che la Corte ha ritenuto mancanti o problematici nell’istanza di estinzione?
La Corte ha riscontrato tre problemi principali: 1) gli atti impositivi indicati nell’istanza di sanatoria non erano chiaramente correlabili a quelli del giudizio; 2) la parte aveva dichiarato erroneamente l’assenza di liti pendenti; 3) mancava la prova del pagamento delle somme dovute per perfezionare la sanatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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