Estinzione Giudizio Tributario: L’Effetto della Rottamazione dei Carichi in Cassazione
L’adesione a strumenti di definizione agevolata, come la rottamazione dei carichi, può avere un impatto decisivo sui contenziosi fiscali pendenti. Un recente decreto della Corte di Cassazione illustra perfettamente come la scelta di sanare la propria posizione con il Fisco porti all’estinzione del giudizio tributario, chiudendo di fatto la disputa legale. Questa introduzione analizza un caso emblematico che chiarisce le conseguenze procedurali di tale scelta.
I Fatti del Caso
La vicenda ha origine da un ricorso presentato da un contribuente alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Il contribuente contestava la validità di una pretesa fiscale mossa dall’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, nel corso del giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e determinante: il ricorrente ha presentato un atto con cui comunicava formalmente di aver aderito alla ‘rottamazione dei carichi’, una forma di definizione agevolata dei debiti fiscali. Contestualmente, ha dichiarato di rinunciare al ricorso pendente.
La Decisione della Corte di Cassazione
Preso atto della documentazione depositata, la Suprema Corte ha emesso un decreto con cui ha statuito due punti fondamentali:
1. Dichiarazione di estinzione del giudizio: La Corte ha dichiarato formalmente estinto il processo di legittimità.
2. Compensazione delle spese legali: Ha disposto la compensazione integrale delle spese di giudizio tra le parti, stabilendo che ciascuna dovesse sostenere i propri costi legali.
La Corte ha inoltre disposto la comunicazione del decreto ai difensori, concedendo loro un termine di dieci giorni per un’eventuale richiesta di fissazione dell’udienza, come previsto dalla procedura.
Le Motivazioni della Decisione e l’Estinzione del Giudizio Tributario
La motivazione alla base del decreto è di natura prettamente procedurale ma con importanti risvolti pratici. L’adesione del contribuente alla rottamazione dei carichi ha di fatto sanato il debito oggetto del contenzioso. Di conseguenza, è venuto meno l’interesse stesso a proseguire la causa. La rinuncia al ricorso, formalizzata dal contribuente, è l’atto che logicamente consegue alla definizione agevolata.
Ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile, la rinuncia accettata o la cessazione della materia del contendere sono cause di estinzione del giudizio anche in sede di Cassazione. La Corte non entra nel merito della questione originaria, ma si limita a prendere atto che la controversia non ha più ragione di esistere. La decisione di compensare le spese è coerente con questo scenario: non essendoci un vincitore né un vinto sul merito, è equo che ogni parte si accolli le proprie spese legali. L’estinzione del giudizio tributario diventa quindi la naturale conclusione del percorso processuale.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questo decreto conferma un principio fondamentale per i contribuenti con contenziosi pendenti: gli strumenti di definizione agevolata non solo offrono un vantaggio economico (riduzione di sanzioni e interessi), ma rappresentano anche una via d’uscita efficace e definitiva dai processi tributari. Aderire a una ‘pace fiscale’ e rinunciare al ricorso è una strategia che permette di chiudere ogni pendenza con il Fisco, evitando i costi, i tempi e le incertezze di un giudizio che può durare anni. Per i professionisti, è un’opzione da valutare attentamente e proporre ai propri assistiti, in quanto può risolvere alla radice la controversia in modo rapido e conveniente.
Cosa succede a un ricorso in Cassazione se il contribuente aderisce alla rottamazione dei carichi?
Il giudizio si estingue. A seguito dell’adesione alla definizione agevolata, il contribuente rinuncia al ricorso, facendo venire meno l’oggetto della controversia. La Corte, di conseguenza, dichiara l’estinzione del procedimento senza decidere nel merito.
In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Nel caso specifico analizzato dal decreto, la Corte di Cassazione ha disposto la compensazione delle spese. Ciò significa che ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) si fa carico dei propri costi legali, senza alcun addebito a carico dell’altra.
Perché il giudizio viene dichiarato estinto e non deciso nel merito?
Il giudizio viene dichiarato estinto perché la rinuncia al ricorso da parte del contribuente, a seguito della definizione agevolata del debito, elimina la ‘materia del contendere’. Non essendoci più una controversia da risolvere, la Corte non ha più una questione su cui pronunciarsi e si limita a chiudere formalmente il procedimento.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 22113 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 5 Num. 22113 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 31/07/2025
L A C O R T E S U P R E M A DI C A S S A Z I O N E
SEZIONE TRIBUTARIA
LA PRESIDENTE
D E C R E T O
Sul ricorso n. 24402/2020
proposto da:
NOME COGNOME rappresentato e difes o dall’avv. NOME COGNOME
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato;
-controricorrente-
avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Lazio, n. 62/15/2020, depositata il 9 gennaio 2020.
il 25 settembre 2023 con il quale il ricorrente ha rinunciato al ricorso dichiarando
Visto l’atto depositato di aver aderito alla definizione agevolata per la rottamazione dei carichi; considerato che, pertanto, le spese possono essere compensate; visto l’art. 391 cod. proc. civ.
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di legittimità e compensa le spese.
Dispone che il presente decreto sia comunicato ai difensori delle parti costituite, avvisandoli che nel termine di dieci giorni dalla comunicazione possono chiedere che sia fissata l’udienza.
Roma, 18/07/2025
La Presidente titolare NOME COGNOME