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Estinzione giudizio tributario per definizione agevolata

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio tributario dopo che una società in liquidazione ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022. La controversia, originata da avvisi di accertamento IVA, si è conclusa in seguito alla presentazione delle domande di definizione e al pagamento della prima rata, a fronte del silenzio dell’Agenzia delle Entrate.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione Giudizio Tributario: La Cassazione Conferma la Via della Definizione Agevolata

L’estinzione del giudizio tributario rappresenta una soluzione efficace per porre fine a lunghe e complesse controversie con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito come l’adesione alla definizione agevolata delle liti pendenti, introdotta dalla Legge di Bilancio 2023, costituisca una causa di chiusura del processo, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. Analizziamo il caso per comprendere il meccanismo e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da tre avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata. L’Amministrazione Finanziaria contestava il mancato assoggettamento a IVA di operazioni relative al distacco di personale da un ente comunale alla società stessa, per gli anni d’imposta 2009, 2010 e 2011.

La società aveva inizialmente ottenuto ragione presso la Commissione Tributaria Provinciale, che aveva annullato gli atti impositivi. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta della decisione, aveva proposto appello e, successivamente, ricorso per Cassazione avverso la sentenza di secondo grado.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Durante la pendenza del giudizio dinanzi alla Corte Suprema, la società contribuente ha deciso di avvalersi della facoltà prevista dalla Legge n. 197/2022, nota anche come ‘tregua fiscale’. In data 6 ottobre 2023, ha depositato telematicamente la documentazione attestante:

1. La presentazione delle domande di definizione agevolata per ciascun anno di imposta oggetto della controversia, avvenuta il 30 settembre 2023.
2. Le ricevute di pagamento (modello F24) della prima rata degli importi dovuti, effettuato il 4 ottobre 2023.

Con tale atto, la società ha formalmente richiesto alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio tributario.

La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio Tributario

La Corte di Cassazione, V Sezione Civile, ha accolto la richiesta della società. I giudici hanno constatato che la procedura prevista dalla normativa sulla definizione agevolata era stata correttamente seguita. Un elemento determinante è stato il comportamento dell’Agenzia delle Entrate che, pur essendo parte del processo, non ha sollevato alcuna obiezione o osservazione in merito alla richiesta di estinzione presentata dalla controparte.

La Corte ha quindi ritenuto sussistenti i presupposti di cui all’art. 1, comma 198, della Legge n. 197/2022, che disciplina appunto l’estinzione dei giudizi a seguito della definizione della controversia. Di conseguenza, il processo è stato dichiarato estinto. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha stabilito che ciascuna parte dovesse farsi carico delle proprie.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono di natura prettamente procedurale. La legge sulla ‘tregua fiscale’ è stata creata proprio per deflazionare il contenzioso tributario, offrendo ai contribuenti una via d’uscita vantaggiosa dalle liti pendenti. La norma stabilisce una procedura chiara: il contribuente presenta domanda, paga l’importo dovuto e chiede l’estinzione del processo. Una volta che il giudice verifica il corretto adempimento di questi passaggi, non può che prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla controversia. Il silenzio dell’Agenzia delle Entrate, in questo contesto, viene interpretato come una mancanza di opposizione, rendendo la strada per l’estinzione ancora più piana. La decisione non entra nel merito della questione originaria (l’assoggettabilità a IVA del distacco di personale), ma si limita a certificare la fine del contenzioso per una causa esterna, ovvero l’accordo transattivo tra contribuente e Fisco.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’importanza e l’efficacia degli strumenti di definizione agevolata. Per i contribuenti, rappresenta una concreta opportunità per chiudere contenziosi che potrebbero trascinarsi per anni, con esiti incerti e costi significativi. Per il sistema giudiziario, è uno strumento fondamentale per ridurre il carico di lavoro, permettendo ai giudici di concentrarsi su altre controversie. La decisione sottolinea che, una volta soddisfatti i requisiti formali previsti dalla legge, l’estinzione del giudizio è un esito quasi automatico, soprattutto in assenza di contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria. Infine, la statuizione sulle spese legali, che restano a carico di chi le ha sostenute, è la prassi in questi casi e riflette la natura conciliativa della procedura.

Cosa succede se un contribuente aderisce alla definizione agevolata mentre la sua causa è pendente in Cassazione?
Il giudizio viene dichiarato estinto. Il contribuente deve depositare in giudizio la domanda di definizione e la prova del pagamento degli importi dovuti, chiedendo formalmente la chiusura del processo.

È necessario il consenso esplicito dell’Agenzia delle Entrate per l’estinzione del giudizio?
Secondo questa ordinanza, no. Il silenzio dell’Agenzia delle Entrate a fronte della richiesta di estinzione e della documentazione prodotta dal contribuente è stato considerato sufficiente per procedere alla dichiarazione di estinzione del giudizio.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate. La Corte non condanna una parte a rimborsare le spese dell’altra, in linea con la natura conciliativa della procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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