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Estinzione giudizio tributario: la definizione agevolata

Una società in accomandita semplice, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole dalla Commissione Tributaria Regionale, si è trovata di fronte a un ricorso per cassazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Durante il procedimento, i soci hanno aderito alla definizione agevolata delle controversie tributarie prevista dalla legge 197/2022. Avendo presentato istanza e prova del pagamento, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio tributario, ponendo fine alla lite.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio Tributario: Come Funziona la Definizione Agevolata

L’adesione alla definizione agevolata delle liti pendenti rappresenta uno strumento cruciale per i contribuenti che desiderano chiudere definitivamente un contenzioso con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l’effetto automatico di questa procedura, portando all’estinzione del giudizio tributario. Questo caso offre un’analisi pratica di come la Legge n. 197/2022, nota anche come Legge di Bilancio 2023, interviene sui processi in corso, semplificando il percorso per la risoluzione delle controversie.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contenzioso tra una società di persone e l’Agenzia delle Entrate, relativo a un atto di contestazione di sanzioni per l’anno d’imposta 2003. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva respinto il ricorso della società. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale aveva successivamente accolto l’appello del contribuente, riformando la prima decisione.

Insoddisfatta della sentenza di secondo grado, l’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte. A questo punto, mentre il giudizio era pendente, i soci dell’ormai cessata società hanno deciso di avvalersi della facoltà prevista dalla Legge di Bilancio 2023.

La Procedura di Definizione Agevolata e l’Estinzione del Giudizio Tributario

I contribuenti hanno presentato una domanda di definizione agevolata della controversia e, successivamente, hanno depositato presso la cancelleria della Corte di Cassazione un atto di costituzione con un’unica finalità: chiedere la dichiarazione di estinzione del giudizio tributario. A supporto della loro istanza, hanno allegato la domanda di definizione trasmessa all’Agenzia delle Entrate e le ricevute di pagamento degli importi dovuti, come richiesto dalla normativa.

La Legge n. 197/2022, infatti, stabilisce che il contribuente che intende aderire alla definizione agevolata deve depositare presso l’organo giurisdizionale competente copia della domanda e della prova del versamento. Il compimento di questi adempimenti procedurali ha un effetto diretto e vincolante sul processo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto della documentazione depositata dai contribuenti, ha accolto la loro istanza. I giudici hanno richiamato l’articolo 1, comma 198, della Legge n. 197/2022, che disciplina proprio questa fattispecie. La norma prevede che, una volta depositata la domanda di definizione e la prova del pagamento, “il processo è dichiarato estinto”.

La Corte ha specificato che questa dichiarazione avviene con decreto del presidente o, come in questo caso, con ordinanza in camera di consiglio se la data della decisione era già stata fissata. L’ordinanza ha inoltre chiarito un altro aspetto importante: le spese del processo. Secondo la legge, le spese restano a carico della parte che le ha anticipate. Poiché sono stati i contribuenti a intraprendere il percorso della definizione agevolata, sono loro a sostenere i costi procedurali fino a quel momento.

Conclusioni: L’impatto della Definizione Agevolata

Questa pronuncia conferma la natura automatica e tombale della definizione agevolata delle liti pendenti. Una volta che il contribuente rispetta gli oneri formali (presentazione della domanda e pagamento), il giudice non può fare altro che dichiarare l’estinzione del processo. Questo meccanismo offre un’importante via d’uscita dai lunghi e costosi contenziosi tributari, fornendo certezza giuridica e alleggerendo il carico dei tribunali. Per i contribuenti, rappresenta un’opportunità strategica per chiudere definitivamente le pendenze con il Fisco, spesso a condizioni più vantaggiose rispetto all’esito incerto di un giudizio.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. L’adesione alla procedura di definizione agevolata e il compimento dei relativi adempimenti procedurali, come il pagamento e il deposito della domanda in tribunale, portano alla cessazione della materia del contendere.

Quali documenti deve presentare il contribuente in tribunale per ottenere l’estinzione del giudizio?
Il contribuente deve depositare presso l’organo giurisdizionale dove pende la controversia una copia della domanda di definizione agevolata e la prova del versamento degli importi dovuti o, in caso di pagamento rateale, della prima rata.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Secondo la normativa citata nell’ordinanza, le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Di norma, si tratta del contribuente che ha scelto di avvalersi della definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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