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Estinzione giudizio tributario: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio tributario tra una società e l’Agenzia delle Entrate. La decisione è seguita all’adesione della società contribuente alla definizione agevolata delle liti pendenti, come previsto dalla Legge n. 197/2022. Avendo la società presentato istanza e prova del pagamento della prima rata, la Corte ha verificato il perfezionamento della procedura e ha posto fine al contenzioso, lasciando le spese a carico delle parti che le hanno anticipate.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione Giudizio Tributario: Quando il Condono Chiude la Partita

L’estinzione del giudizio tributario rappresenta una delle modalità con cui una controversia tra contribuente e Fisco può concludersi. Invece di una sentenza che stabilisce chi ha torto o ragione, il processo si interrompe e si chiude definitivamente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4054/2024) offre un chiaro esempio di come questo avvenga attraverso l’adesione alla definizione agevolata delle liti, uno strumento spesso messo a disposizione dal legislatore.

I Fatti del Caso

La vicenda vedeva contrapposta una società a responsabilità limitata e l’Agenzia delle Entrate. Il contenzioso era nato a seguito di alcuni avvisi di accertamento per imposte (Ires, Irap e Iva) relative agli anni 2014 e 2015.

Dopo un percorso nei gradi di merito, la questione era approdata dinanzi alla Corte di Cassazione. La società aveva impugnato la sentenza della Commissione tributaria regionale della Lombardia, che era stata favorevole all’Agenzia delle Entrate.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il ricorso era pendente in Cassazione, è intervenuta una novità legislativa cruciale: la Legge n. 197 del 2022, che ha introdotto una nuova “definizione agevolata delle liti pendenti”. Cogliendo questa opportunità, la società contribuente ha presentato le istanze per chiudere la controversia in modo tombale, versando la prima rata degli importi dovuti, come richiesto dalla normativa.

Successivamente, ha depositato in Cassazione la documentazione necessaria, chiedendo non più una decisione sul merito del ricorso, ma una declaratoria di cessata materia del contendere o, più correttamente, di estinzione del giudizio.

La Decisione della Cassazione e l’Estinzione del Giudizio Tributario

La Suprema Corte, ricevuta l’istanza e la relativa documentazione, ha svolto un ruolo di verifica formale. I giudici hanno constatato che la società aveva effettivamente presentato domanda di definizione agevolata e pagato quanto dovuto. Questa circostanza è stata ulteriormente confermata dai dati trasmessi alla stessa Corte dall’Agenzia delle Entrate, dai quali non risultava alcun diniego del beneficio.

Di fronte a questo quadro, la Corte non ha potuto fare altro che applicare la legge. L’art. 1, comma 198, della Legge n. 197/2022 stabilisce infatti che, in caso di adesione alla definizione agevolata e deposito della relativa documentazione, il processo viene dichiarato estinto. La norma prevede inoltre una regola precisa per le spese legali: esse restano a carico della parte che le ha sostenute fino a quel momento.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è puramente procedurale e si fonda sull’applicazione diretta della norma speciale introdotta per la definizione delle liti. I giudici hanno evidenziato che la legge prevede un automatismo: una volta che il contribuente deposita la copia della domanda di definizione e la quietanza del versamento, il processo si estingue. Non vi è spazio per una valutazione sul merito della controversia originaria. La Corte si è limitata a prendere atto del perfezionamento della procedura di definizione agevolata, come documentato dalla parte ricorrente e confermato dall’Amministrazione finanziaria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma l’efficacia degli strumenti di definizione agevolata come meccanismo per deflazionare il contenzioso tributario. Per il contribuente, rappresenta una via per chiudere definitivamente una lite incerta, spesso a condizioni vantaggiose. Per il sistema giudiziario, consente di eliminare un processo pendente. La decisione chiarisce inoltre due punti fondamentali: primo, il ruolo del giudice in questi casi è di mera presa d’atto del perfezionamento della procedura; secondo, la regola sulle spese legali (ciascuno paga le proprie) è una conseguenza diretta e inderogabile prevista dalla legge stessa, incentivando ulteriormente le parti a trovare una soluzione transattiva.

Cosa succede a un processo tributario pendente se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto con un’ordinanza o un decreto, senza una decisione sul merito della questione. La lite si chiude definitivamente.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata secondo la Legge 197/2022?
Le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciò significa che ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) sostiene i propri costi legali.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione quando viene presentata un’istanza di estinzione per definizione agevolata?
La Corte non valuta il merito del ricorso, ma si limita a verificare che la procedura di definizione agevolata sia stata perfezionata correttamente, controllando la documentazione depositata dal contribuente (domanda e prova del pagamento) e le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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