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Estinzione giudizio tributario: il caso della sanatoria

Una società petrolifera ha ottenuto l’estinzione del giudizio tributario pendente in Cassazione contro l’Agenzia Fiscale. Il caso riguardava una richiesta di indennità di mora per tardivo pagamento di accise. Aderendo alla definizione agevolata delle liti pendenti, e dimostrando di aver già versato il tributo principale, la società ha perfezionato la sanatoria con la sola presentazione della domanda, senza ulteriori pagamenti. La Corte di Cassazione, preso atto dell’ammissibilità dell’istanza, ha dichiarato estinto il processo, con spese a carico di chi le ha anticipate.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione Giudizio Tributario: Quando la Sanatoria Annulla il Processo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un importante meccanismo procedurale: l’estinzione del giudizio tributario a seguito di adesione alla definizione agevolata delle liti pendenti. La vicenda, che vedeva contrapposte una società del settore energetico e l’Agenzia delle Entrate, si è conclusa non con una decisione sul merito, ma con la chiusura del processo, dimostrando l’efficacia delle procedure di sanatoria anche quando la controversia è giunta al suo ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

La controversia ha origine da un avviso di pagamento notificato a una società per azioni, con cui l’amministrazione finanziaria richiedeva il versamento di un’indennità di mora per il presunto tardivo pagamento di accise. La società ha impugnato l’atto, dando il via a un contenzioso tributario.

Il percorso giudiziario è stato altalenante:
1. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) ha inizialmente respinto il ricorso della società.
2. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo l’appello del contribuente.

Insoddisfatta della sentenza di secondo grado, l’Agenzia Fiscale ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte. A sua volta, la società ha risposto con un controricorso, proponendo anche un ricorso incidentale.

La Definizione Agevolata e l’Estinzione del Giudizio Tributario

Il punto di svolta è avvenuto durante la pendenza del giudizio in Cassazione. La società ha deciso di avvalersi della ‘definizione agevolata delle liti pendenti’, uno strumento introdotto dalla Legge n. 197 del 2022, comunemente nota come ‘tregua fiscale’.

Il contribuente ha presentato un’apposita domanda di definizione, sostenendo una tesi cruciale: non era dovuto alcun pagamento per la sanatoria. La ragione risiedeva nel fatto che il tributo principale (le accise) era già stato integralmente versato prima ancora che l’atto impositivo originario fosse emesso. Di conseguenza, la controversia, che verteva solo sulle sanzioni per il ritardo, poteva essere definita ‘a zero’ secondo le previsioni normative.

A conferma della correttezza della procedura, l’Avvocatura dello Stato ha depositato una nota dell’Agenzia delle Dogane, la quale comunicava che l’istanza di definizione presentata dalla società era stata ritenuta ammissibile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione sulla diretta applicazione delle norme che regolano la definizione agevolata. In particolare, ha richiamato due commi dell’art. 1 della Legge n. 197/2022.

Il comma 194 stabilisce che, qualora per la definizione non siano dovuti importi, questa si perfeziona con la sola presentazione della domanda. Questo era esattamente il caso di specie, poiché il debito tributario principale era già stato estinto.

Il comma 198, di conseguenza, prevede che nei processi pendenti in ogni stato e grado, una volta depositata la domanda di definizione che si perfeziona senza versamenti, il processo venga dichiarato estinto con decreto del presidente o con ordinanza in camera di consiglio. L’organo giudicante non ha quindi discrezionalità, ma è tenuto a prendere atto del perfezionamento della sanatoria e a dichiarare la fine del contenzioso.

Per quanto riguarda le spese processuali, la Corte ha applicato la regola prevista dalla stessa norma, secondo cui le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta una chiara applicazione dei meccanismi di tregua fiscale e conferma come questi strumenti possano portare all’estinzione del giudizio tributario in modo automatico e definitivo. La decisione sottolinea un principio fondamentale: se il contribuente ha già saldato il debito d’imposta prima dell’atto sanzionatorio, la controversia relativa alle sole sanzioni può essere chiusa a costo zero attraverso la definizione agevolata. Per le aziende e i contribuenti, ciò significa che l’adesione a tali procedure può rappresentare una via d’uscita efficace e rapida da contenziosi lunghi e costosi, anche quando questi hanno raggiunto il massimo grado di giudizio.

Cosa accade a un processo tributario pendente se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se ricorrono i presupposti di legge, come in questo caso, il processo viene dichiarato estinto. La corte prende atto del perfezionamento della procedura di sanatoria e chiude formalmente il contenzioso.

È sempre necessario un pagamento per perfezionare una definizione agevolata?
No. La sentenza chiarisce che se non ci sono importi da versare perché, ad esempio, il tributo principale è già stato pagato, la definizione si perfeziona con la semplice presentazione della domanda, senza alcun ulteriore esborso.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Secondo quanto stabilito dalla normativa applicata dalla Corte, le spese del processo restano a carico della parte che le ha sostenute fino a quel momento. Non vi è una condanna alle spese a carico di una delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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