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Estinzione giudizio per definizione agevolata: il caso

Una società, in lite con l’Amministrazione Finanziaria per avvisi di accertamento relativi a più annualità, ha aderito a due diverse procedure di definizione agevolata durante il giudizio in Cassazione. Avendo presentato le istanze e la documentazione attestante i pagamenti, ha manifestato una chiara volontà di rinunciare al ricorso. La Corte di Cassazione, di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio per Definizione Agevolata: Quando il Condono Chiude la Lite

L’adesione a una sanatoria fiscale rappresenta spesso una scelta strategica per chiudere lunghe e costose controversie con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come tale scelta porti inevitabilmente all’estinzione del giudizio pendente, anche se questo si trova nell’ultimo grado di giudizio. Analizziamo insieme questo caso per capire le dinamiche e le conseguenze pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso: Una Lunga Controversia Fiscale

Una società a responsabilità limitata si trovava in contenzioso con l’Agenzia delle Entrate a seguito di diversi avvisi di accertamento per le annualità dal 2005 al 2009. La controversia, relativa a imposte dirette e IVA per un importo complessivo di oltre 700.000 Euro, era giunta fino al vaglio della Corte di Cassazione dopo che la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Amministrazione Finanziaria.

La Svolta con la Definizione Agevolata

Durante il giudizio di legittimità, la società ha deciso di avvalersi di due distinte procedure di definizione agevolata, comunemente note come “condoni fiscali”.

1. Per le annualità 2005 e 2006, ha aderito alla definizione prevista dal D.L. n. 193 del 2016.
2. Per le annualità 2007, 2008 e 2009, ha utilizzato la successiva sanatoria introdotta dalla Legge n. 197 del 2022.

A supporto delle sue istanze, la società ha depositato in Corte la documentazione comprovante l’avvenuta presentazione delle domande e, soprattutto, le quietanze di pagamento degli importi dovuti, come richiesto dalle normative di riferimento.

La Decisione della Corte: L’Estinzione del Giudizio Tributario

Preso atto della documentazione prodotta, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questa decisione non entra nel merito della controversia (ovvero, non stabilisce chi avesse ragione o torto sulla pretesa fiscale originaria), ma si limita a constatare che il processo non può più proseguire.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su un principio consolidato, richiamando anche un proprio precedente (Cass. n. 29394/2017). Le motivazioni possono essere così sintetizzate:

* Rinuncia Implicita al Ricorso: La normativa sulla definizione agevolata prevede che l’adesione comporti l’impegno del contribuente a rinunciare ai giudizi pendenti. Depositare l’attestazione di ammissione alla procedura equivale a una manifestazione di volontà inequivocabile di abbandonare la lite.
* Coincidenza tra Domanda e Pagamento: Per quanto riguarda la sanatoria più recente (legge n. 197/2022), i giudici hanno sottolineato come non si ponessero questioni interpretative complesse, data la perfetta coincidenza tra gli importi indicati nelle domande di adesione e quelli versati, come dimostrato dalle quietanze dei modelli F24.
* Cessazione della Materia del Contendere: Con il pagamento delle somme previste dalla definizione agevolata, viene meno l’oggetto stesso della controversia. Il debito tributario è stato definito in via transattiva secondo le modalità previste dalla legge, rendendo inutile la prosecuzione del processo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Definizione Agevolata

Questa ordinanza conferma un punto fondamentale per contribuenti e professionisti: la scelta di aderire a una definizione agevolata è irreversibile e comporta l’automatica chiusura dei processi in corso. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Certezza del Diritto: Il contribuente ottiene la certezza di chiudere la pendenza fiscale, eliminando il rischio di un esito sfavorevole del giudizio e delle relative sanzioni e interessi.
2. Valutazione Strategica: Prima di aderire, è cruciale valutare attentamente le probabilità di successo nel contenzioso. La definizione agevolata preclude infatti la possibilità di ottenere una vittoria piena in tribunale.
3. Compensazione delle Spese: Come stabilito dalla Corte, in caso di estinzione per questo motivo, le spese legali restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Non vi è una condanna al pagamento delle spese della controparte.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce a una definizione agevolata?
Il processo si estingue. L’adesione alla procedura e il relativo pagamento sono considerati dalla Corte come una rinuncia inequivocabile al ricorso, facendo cessare la materia del contendere.

È sufficiente presentare la domanda di definizione agevolata per ottenere l’estinzione del giudizio?
No, non è sufficiente. Come evidenziato nel caso, il ricorrente deve depositare in giudizio non solo l’istanza di adesione ma anche la documentazione che attesta l’avvenuto pagamento degli importi dovuti, come le quietanze dei modelli F24.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese legali restano a carico definitivo delle parti che le hanno anticipate. Ciò significa che ogni parte sostiene i costi del proprio avvocato e non vi è una condanna al rimborso delle spese della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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