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Estinzione del processo tributario per definizione lite

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo tributario in un caso di accertamento fiscale. La decisione si fonda sull’adesione del contribuente alla definizione agevolata della lite e sulla mancata presentazione di un’istanza di trattazione da parte dell’Agenzia delle Entrate entro i termini di legge, rendendo definitiva la chiusura del contenzioso.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Processo Tributario: Il Caso della Definizione Agevolata

L’estinzione del processo tributario rappresenta una delle modalità con cui una controversia tra contribuente e Fisco può concludersi. Recentemente, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 507/2024, ha fornito un chiaro esempio di come l’adesione a una definizione agevolata della lite possa portare a questa conclusione, evidenziando l’importanza dei termini procedurali per l’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento per Ires, Iva e Irap relativo all’anno 2007, notificato a un socio di una società a responsabilità limitata. L’Agenzia delle Entrate contestava redditi derivanti dalla presunta distribuzione di utili extra-bilancio.

La controversia era giunta fino alla Corte di Cassazione dopo che la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la sentenza di primo grado, accogliendo l’appello del contribuente. Di fronte alla Suprema Corte, l’Agenzia delle Entrate aveva presentato ricorso principale, mentre il contribuente si era difeso con un controricorso e un ricorso incidentale.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata della Lite

Durante il giudizio di legittimità, il contribuente ha compiuto un passo decisivo: ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti, uno strumento previsto dall’art. 6 del D.L. 119/2018. Questa normativa consente ai contribuenti di chiudere le controversie fiscali in corso attraverso il pagamento di somme agevolate.

Il difensore del contribuente ha depositato in giudizio la domanda di definizione e la relativa quietanza di pagamento, dimostrando di aver seguito correttamente la procedura prevista dalla legge.

La Decisione della Corte sull’Estinzione del Processo Tributario

La Corte di Cassazione ha preso atto della documentazione prodotta. Il punto cruciale della decisione risiede nel comportamento successivo dell’Agenzia delle Entrate. La normativa sulla definizione agevolata prevede un termine, in questo caso scaduto il 31 dicembre 2020, entro il quale l’amministrazione finanziaria può presentare un’istanza di trattazione per opporsi alla definizione e chiedere la prosecuzione del giudizio.

Poiché tale istanza non è stata presentata, la Corte ha rilevato che il termine era ampiamente decorso. Di conseguenza, in assenza di opposizione da parte dell’Agenzia, l’unica conclusione possibile era dichiarare l’estinzione del processo tributario.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è puramente procedurale e si basa su una rigorosa applicazione della legge sulla definizione agevolata. La legge configura un meccanismo quasi automatico: se il contribuente presenta la domanda e paga quanto dovuto, e l’Amministrazione Finanziaria non manifesta il proprio disinteresse alla definizione presentando un’istanza di trattazione entro il termine perentorio, il processo si estingue. Il silenzio dell’Agenzia assume quindi valore di acquiescenza alla chiusura della lite. La Corte non entra nel merito della pretesa fiscale, ma si limita a certificare il perfezionamento della procedura di definizione, che ha come effetto diretto l’estinzione del giudizio pendente. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha applicato la specifica previsione dell’art. 6, comma 13, del D.L. 119/2018, secondo cui, in caso di estinzione per definizione agevolata, le spese restano a carico delle parti che le hanno anticipate.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale nelle procedure di sanatoria fiscale: la certezza del diritto e l’importanza dei termini procedurali. Per il contribuente, la definizione agevolata rappresenta un’opportunità per chiudere contenziosi lunghi e onerosi in modo definitivo. Per l’Amministrazione Finanziaria, invece, emerge il dovere di agire tempestivamente qualora intenda contestare la definizione e proseguire il giudizio. L’inerzia, come dimostra questo caso, porta inevitabilmente all’estinzione del processo tributario, con la conseguente cristallizzazione della posizione del contribuente e la cessazione della materia del contendere.

Cosa succede se un contribuente aderisce alla definizione agevolata delle liti durante un processo in Cassazione?
Il processo può essere dichiarato estinto se il contribuente completa correttamente la procedura (presentazione della domanda e pagamento) e l’Agenzia delle Entrate non si oppone presentando un’istanza di trattazione entro i termini previsti dalla legge.

Qual è la conseguenza se l’Agenzia delle Entrate non presenta l’istanza di trattazione dopo la domanda di definizione della lite?
La mancata presentazione dell’istanza di trattazione da parte dell’Agenzia delle Entrate entro il termine perentorio equivale a una mancata opposizione. Di conseguenza, la procedura di definizione si perfeziona e il processo giudiziario viene dichiarato estinto.

Come vengono ripartite le spese legali in caso di estinzione del processo per definizione agevolata?
In base alla normativa specifica richiamata (art. 6, comma 13, D.L. n. 119 del 2018), le spese processuali vengono poste a carico delle parti che le hanno anticipate. Ciascuna parte, quindi, sopporta i propri costi legali sostenuti fino a quel momento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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