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Estinzione del processo: rinuncia e spese compensate

Una società contribuente e la sua controparte hanno presentato una rinuncia congiunta al ricorso in Cassazione dopo aver aderito a una definizione agevolata. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del processo, ha disposto la compensazione delle spese legali e ha chiarito che in questi casi non è dovuto il pagamento del contributo unificato aggiuntivo.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del processo: quando la rinuncia chiude la lite senza costi aggiuntivi

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre importanti chiarimenti sulla estinzione del processo a seguito di rinuncia al ricorso. La decisione sottolinea come l’accordo tra le parti, spesso raggiunto tramite strumenti come la definizione agevolata, possa portare non solo alla chiusura della controversia, ma anche a evitare sanzioni accessorie come il raddoppio del contributo unificato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso per cassazione presentato da una società operante nel settore edile contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Al ricorso si è opposta una società di servizi, mentre il Comune interessato non si è costituito in giudizio. Prima della discussione, tuttavia, le parti principali (ricorrente e controricorrente) hanno depositato un atto congiunto di rinuncia al ricorso. La ragione di tale rinuncia risiede nell’adesione a una definizione agevolata della controversia, uno strumento che permette di chiudere le pendenze con il fisco a condizioni vantaggiose.

La Rinuncia e la conseguente Estinzione del Processo

Ai sensi dell’articolo 391 del codice di procedura civile, la rinuncia al ricorso, se accettata dalle parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione, determina l’estinzione del giudizio. Nel caso di specie, l’atto di rinuncia è stato sottoscritto sia dalla parte ricorrente che dalla controricorrente. Le parti hanno anche concordato sulla compensazione delle spese legali, chiedendo alla Corte di formalizzare tale accordo. La Corte, prendendo atto della volontà comune delle parti, ha accolto la richiesta e dichiarato l’estinzione del processo.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due punti fondamentali.

Il primo riguarda l’applicazione diretta dell’art. 391 cod. proc. civ. La rinuncia formalizzata e accettata dalle parti è una causa tipica di estinzione del processo. La richiesta congiunta di compensare le spese, motivata dall’accordo transattivo raggiunto tramite la definizione agevolata, ha permesso alla Corte di ratificare la volontà delle parti anche su questo aspetto economico, chiudendo ogni pendenza.

Il secondo punto, di grande rilevanza pratica, concerne il contributo unificato. L’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002 prevede il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato qualora l’impugnazione sia respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile. La Corte ha ribadito, citando precedenti consolidati, che questa norma ha natura eccezionale e sanzionatoria. Pertanto, non può essere applicata per analogia a casi non espressamente previsti, come l’estinzione del processo per rinuncia. La sua funzione è quella di scoraggiare le impugnazioni pretestuose, non di penalizzare le parti che trovano un accordo e decidono di porre fine alla lite.

Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio cruciale: la composizione bonaria delle liti è un esito favorito dall’ordinamento. Quando le parti raggiungono un accordo e rinunciano al ricorso, il processo si estingue senza conseguenze sanzionatorie. La decisione chiarisce che il meccanismo del raddoppio del contributo unificato non si applica in caso di estinzione, poiché questa non equivale a un rigetto o a una declaratoria di inammissibilità. Questa interpretazione offre una certezza importante per i contribuenti e i loro legali, incentivando l’utilizzo di strumenti deflattivi del contenzioso come la definizione agevolata, con il vantaggio di chiudere le controversie in modo rapido e senza costi aggiuntivi imprevisti.

Cosa succede a un processo se le parti rinunciano congiuntamente al ricorso?
Il processo viene dichiarato estinto, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile. Questo significa che la causa si chiude definitivamente senza una decisione nel merito.

In caso di estinzione del processo per rinuncia, chi paga le spese legali?
Nel caso specifico, dato che le parti avevano raggiunto un accordo tramite definizione agevolata e chiesto congiuntamente la compensazione, la Corte ha disposto che ciascuna parte sostenesse le proprie spese legali.

Si deve pagare il contributo unificato aggiuntivo quando un ricorso viene ritirato?
No, l’ordinanza chiarisce che il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato non è dovuto in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, poiché si tratta di una misura sanzionatoria applicabile solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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