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Estinzione del processo per rottamazione-quater

Un professionista, sanzionato per presunte violazioni fiscali, ha impugnato l’atto fino in Cassazione. Durante il giudizio, ha aderito alla “rottamazione-quater”, pagando il debito e rinunciando al ricorso. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del processo, motivando la decisione sulla base dell’adesione alla definizione agevolata e compensando le spese legali tra le parti.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

L’Effetto della Rottamazione-quater sui Giudizi: Caso di Estinzione del Processo

L’adesione alle definizioni agevolate, come la “rottamazione-quater”, offre ai contribuenti una via per sanare le proprie pendenze con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze procedurali di tale scelta, in particolare riguardo all’estinzione del processo tributario pendente. Questo caso illustra come la volontà del legislatore di chiudere i contenziosi si traduca in precise dinamiche processuali, inclusa la gestione delle spese legali.

I Fatti del Contenzioso

La vicenda trae origine da due atti di contestazione emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un commercialista per gli anni d’imposta 2009 e 2010. Al professionista veniva imputato di essere coautore di violazioni fiscali commesse da una società e dal suo amministratore di fatto, ritenendo la società stessa un mero schermo fittizio.
Il percorso giudiziario è stato altalenante:
1. Primo Grado: La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso del contribuente.
2. Secondo Grado: La Commissione Tributaria Regionale, in riforma della prima sentenza, dava ragione all’Agenzia delle Entrate, ritenendo provata la natura interpositoria della società e il ruolo tecnico del professionista nel coadiuvare l’amministratore di fatto.

Il contribuente proponeva quindi ricorso per Cassazione, affidato a cinque motivi di diritto.

La Svolta: Adesione alla Definizione Agevolata

Durante la pendenza del giudizio in Cassazione, il ricorrente ha compiuto un passo decisivo: ha aderito alla definizione agevolata dei carichi, nota come “rottamazione-quater” (prevista dalla L. 197/2022). Questa procedura gli ha permesso di saldare integralmente il debito in data 11 settembre 2023. Come previsto dalla normativa sulla rottamazione, l’adesione comporta l’impegno a rinunciare ai giudizi pendenti. Di conseguenza, in data 26 settembre 2023, il professionista ha depositato e notificato all’Agenzia delle Entrate un formale atto di rinuncia al ricorso.

La Decisione della Corte: Estinzione del Processo e Spese Compensate

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del processo. La decisione si fonda su precise norme procedurali e sulla ratio della legge di sanatoria.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che la rinuncia, una volta notificata ritualmente alla controparte come previsto dall’art. 390 del codice di procedura civile, produce automaticamente l’effetto estintivo del procedimento. È importante sottolineare che questo tipo di rinuncia non ha carattere “accettizio”, ovvero non necessita dell’accettazione della controparte (in questo caso, l’Agenzia delle Entrate) per essere valida ed efficace.
L’eventuale accettazione rileva unicamente ai fini della regolamentazione delle spese legali. L’art. 391 c.p.c. prevede, infatti, che in assenza di accettazione, la parte che rinuncia può essere condannata al pagamento delle spese. Tuttavia, in questo specifico contesto, la Corte ha deciso di derogare a tale principio, disponendo la compensazione integrale delle spese tra le parti. La ragione di questa scelta risiede nella ratio stessa della definizione agevolata: la rinuncia al giudizio non deriva da una valutazione nel merito della fondatezza delle proprie ragioni, ma è una conseguenza diretta e obbligata dell’adesione a una misura legislativa volta a favorire la chiusura delle pendenze fiscali. Pertanto, è equo che ciascuna parte sostenga i propri costi legali.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento pratico per i contribuenti e i professionisti. L’adesione a una sanatoria come la “rottamazione-quater” non solo estingue il debito a condizioni vantaggiose, ma determina inevitabilmente l’estinzione del processo in corso. La giurisprudenza della Cassazione conferma che, in tali circostanze, la regola generale è la compensazione delle spese di giudizio, poiché la fine della lite è una diretta conseguenza della scelta del contribuente di avvalersi di uno strumento deflattivo del contenzioso messo a disposizione dal legislatore.

Cosa succede a un processo tributario pendente se si aderisce alla “rottamazione-quater”?
Il processo si estingue. L’adesione alla definizione agevolata, infatti, comporta l’obbligo per il contribuente di rinunciare ai giudizi in corso relativi ai carichi definiti, portando alla chiusura del procedimento.

La rinuncia al ricorso in Cassazione necessita dell’accettazione della controparte per essere efficace?
No, la rinuncia notificata alla controparte produce l’estinzione del procedimento senza che sia necessaria l’accettazione. L’accettazione rileva solo per la decisione sulle spese legali.

In caso di estinzione del processo per adesione a una sanatoria, chi paga le spese legali?
La Corte di Cassazione, in questo caso, ha stabilito la compensazione delle spese. Ciò significa che ogni parte sostiene i propri costi legali. La motivazione è che la rinuncia è una conseguenza diretta della scelta di aderire a una legge speciale (la sanatoria), e non una resa nel merito della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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