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Estinzione del procedimento per rinuncia al ricorso

Una società e un Comune, in lite per un accertamento TARSU su aree produttive di rifiuti speciali, hanno presentato ricorso e controricorso in Cassazione. A seguito di un accordo, le parti hanno reciprocamente rinunciato ai ricorsi. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l’estinzione del procedimento, compensando le spese legali. La decisione chiarisce che in caso di estinzione per rinuncia, non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del procedimento per rinuncia: il caso TARSU in Cassazione

L’estinzione del procedimento rappresenta uno degli esiti possibili di un contenzioso giudiziario. A differenza di una sentenza che decide nel merito, l’estinzione chiude la causa per ragioni procedurali, come un accordo tra le parti seguito da una rinuncia agli atti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica in un contenzioso tributario, con importanti conseguenze sulle spese legali e sul contributo unificato.

La vicenda: un contenzioso sulla tassa rifiuti

Al centro della controversia vi era un avviso di accertamento per la Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (TARSU) emesso da un Comune nei confronti di una società di servizi. L’accertamento riguardava diversi anni (dal 2006 al 2011) e si basava sulla presunta omessa dichiarazione di una superficie di circa 5.000 metri quadrati, adibita all’imballaggio e confezionamento di piante. La società sosteneva che tali aree, producendo esclusivamente rifiuti speciali non assimilati agli urbani, avrebbero dovuto essere esentate dal tributo, dato che provvedeva autonomamente al loro smaltimento tramite un’impresa specializzata.

Il percorso giudiziario e i motivi di ricorso

Il caso aveva attraversato due gradi di giudizio. La Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente accolto parzialmente le ragioni della contribuente, annullando le sanzioni ma confermando la debenza del tributo. La Commissione Tributaria Regionale, in appello, aveva riformato la decisione, dando ragione al Comune sulla debenza del tributo, pur mantenendo l’esclusione delle sanzioni.

Entrambe le parti, insoddisfatte, hanno quindi proposto ricorso in Cassazione. La società lamentava, tra le altre cose, la violazione delle norme sull’esenzione per le aree produttive di rifiuti speciali, sostenendo che tale diritto non potesse essere subordinato a una dichiarazione preventiva. Il Comune, con ricorso incidentale, contestava l’annullamento delle sanzioni, ritenendo che lo smaltimento autonomo dei rifiuti speciali non costituisse motivo di esenzione dalle stesse.

L’accordo e l’estinzione del procedimento in Cassazione

La svolta è avvenuta durante il giudizio di legittimità. Le parti hanno raggiunto un accordo transattivo per chiudere la controversia. Conseguentemente, hanno depositato atti di rinuncia reciproca ai rispettivi ricorsi, principale e incidentale, ciascuna accettando la rinuncia dell’altra. Questo atto procedurale è stato decisivo. La Corte di Cassazione, preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite, ha dichiarato l’estinzione del procedimento.

Le motivazioni della Corte Suprema

La Corte ha basato la sua decisione su precise norme procedurali. In primo luogo, ha verificato la ritualità delle rinunce: erano state presentate prima dell’udienza in camera di consiglio e sottoscritte dai difensori muniti di procura speciale, come richiesto dall’art. 390 del codice di procedura civile. Anche le accettazioni erano state regolarmente formalizzate dai legali delle controparti.

Di conseguenza, il procedimento doveva essere dichiarato estinto. Sulla base dell’accordo raggiunto, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese giudiziali, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile in questi casi.

Un punto cruciale della pronuncia riguarda il contributo unificato. La Corte ha specificato che, poiché il giudizio si concludeva con una pronuncia di estinzione e non di rigetto, inammissibilità o improponibilità, non si applicava l’obbligo per il ricorrente di versare un ulteriore importo pari a quello già pagato a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio del contributo’).

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

Questa ordinanza conferma che la via della transazione e della rinuncia reciproca è percorribile ed efficace anche nel giudizio di Cassazione. Per le parti, rappresenta un modo per definire la controversia in modo certo, evitando i rischi e i tempi di una decisione finale. Dal punto di vista economico, la pronuncia ribadisce un principio importante: l’estinzione del procedimento per rinuncia evita al ricorrente l’onere aggiuntivo del raddoppio del contributo unificato, un costo significativo che grava invece sulla parte la cui impugnazione viene respinta nel merito o per ragioni procedurali.

Cosa succede se le parti si accordano dopo aver presentato ricorso in Cassazione?
Le parti possono formalizzare l’accordo attraverso atti di rinuncia reciproca ai ricorsi. Se le rinunce sono rituali, la Corte dichiara l’estinzione del procedimento, chiudendo così la lite in via definitiva.

In caso di estinzione del procedimento per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. Come chiarito dalla Corte, l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non si applica quando il procedimento si estingue, ma solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improponibilità del ricorso.

Chi paga le spese legali se il procedimento si estingue per rinuncia reciproca?
In presenza di un accordo tra le parti che porta a una rinuncia reciproca, la Corte dispone di norma la compensazione delle spese giudiziali. Questo significa che ciascuna parte si fa carico dei costi sostenuti per i propri legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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