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Estinzione del giudizio per rottamazione quater

Un contribuente, durante un contenzioso tributario pendente in Cassazione relativo a un avviso di accertamento, aderisce alla procedura di definizione agevolata (c.d. “rottamazione quater”). A seguito del pagamento della prima rata, la Corte dichiara l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere. La decisione si fonda sul fatto che l’adesione alla rottamazione sostituisce la pretesa originaria con un nuovo accordo, rendendo superflua la prosecuzione della causa, anche se il debito non è stato ancora interamente saldato.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rottamazione Quater: Come Causa l’Estinzione del Giudizio Tributario

L’adesione a una sanatoria fiscale, come la cosiddetta “rottamazione quater”, può avere effetti determinanti sui processi tributari in corso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che tale scelta porta all’estinzione del giudizio, anche se il pagamento del debito è solo all’inizio. Questa decisione offre importanti spunti strategici per i contribuenti che si trovano a gestire un contenzioso con il Fisco.

I Fatti del Caso

Un contribuente si trovava nel mezzo di un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, giunto fino alla Corte di Cassazione. La disputa era nata da un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2008. Mentre il processo era pendente, il contribuente ha deciso di avvalersi della “rottamazione quater”, una forma di definizione agevolata introdotta dalla Legge n. 197/2022.

Presentata la domanda e pagata la prima rata del piano di dilazione, il contribuente ha chiesto alla Corte di dichiarare la fine del processo per cessata materia del contendere. La questione centrale era stabilire se l’adesione alla sanatoria, senza aver ancora completato tutti i pagamenti, fosse sufficiente a chiudere definitivamente la lite.

La Decisione della Corte: l’Estinzione del Giudizio è Confermata

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del contribuente, dichiarando l’estinzione del giudizio. I giudici hanno stabilito che i requisiti previsti dalla normativa sulla rottamazione per chiudere i processi pendenti erano stati soddisfatti.

L’adesione alla procedura e il versamento anche solo della prima rata sono stati considerati sufficienti a innescare il meccanismo di estinzione previsto dalla legge. La Corte ha quindi ritenuto superfluo proseguire nell’analisi dei motivi del ricorso originario, poiché la materia del contendere era di fatto venuta meno.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’adesione alla definizione agevolata costituisce l’esercizio di un diritto potestativo da parte del contribuente. Con questa scelta, il rapporto giuridico con l’amministrazione finanziaria viene trasformato: la pretesa originaria, oggetto del contenzioso, è sostituita da un nuovo accordo basato sulle regole della rottamazione.

Secondo i giudici, è logicamente incompatibile che un contribuente, da un lato, accetti di definire il proprio debito in modo agevolato e, dall’altro, continui a contestarlo in tribunale. La legge stessa (art. 1, comma 236, L. 197/2022) prevede un’ipotesi speciale di estinzione ex lege dei giudizi pendenti, subordinata proprio al perfezionamento della definizione.

Un punto cruciale della motivazione è che, sebbene il pagamento non sia ancora integrale, il positivo riscontro dell’agente della riscossione e la prova del versamento della prima rata sono sufficienti a ritenere perfezionata la procedura ai fini processuali. La declaratoria di estinzione, precisa la Corte, non comporta il passaggio in giudicato della sentenza impugnata. Piuttosto, la situazione sostanziale viene interamente riscritta e regolata dall’atto di adesione alla rottamazione. L’eventuale futuro inadempimento del piano di rateazione non riaprirà il vecchio processo, ma seguirà le specifiche conseguenze previste dalla normativa sulla rottamazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale per chi affronta un contenzioso tributario: la definizione agevolata non è solo uno strumento per ridurre il debito, ma anche una via d’uscita strategica dal processo. Aderire a una sanatoria come la rottamazione quater e adempiere al primo pagamento consente di ottenere l’estinzione del giudizio in modo rapido e certo.

Per i contribuenti e i loro consulenti, ciò significa che la scelta di aderire a una sanatoria deve essere ponderata attentamente, considerando non solo i benefici economici, ma anche le conseguenze processuali. La decisione della Cassazione offre una chiara indicazione: una volta intrapresa la via della definizione agevolata, il contenzioso originario perde la sua ragion d’essere e il rapporto con il Fisco viene ridefinito sulla base di nuovi patti, chiudendo definitivamente la lite pendente.

Aderire alla “rottamazione” mentre un processo tributario è in corso ne determina la fine?
Sì, secondo l’ordinanza analizzata, l’adesione alla definizione agevolata (rottamazione quater) e il pagamento della prima rata sono sufficienti per ottenere la dichiarazione di estinzione del giudizio per cessata materia del contendere.

È necessario aver pagato tutte le rate della rottamazione per chiedere l’estinzione del giudizio?
No, non è necessario. La Corte ha ritenuto che il perfezionamento della procedura, ai fini dell’estinzione del processo, si realizzi con la presentazione della domanda e il pagamento della prima rata, anche se il piano di rateazione si estende nel tempo.

Cosa succede se il contribuente non paga le rate successive dopo che il giudizio è stato dichiarato estinto?
L’estinzione del giudizio è definitiva e non viene revocata. L’eventuale inadempimento successivo al primo pagamento non riapre il processo, ma determinerà le conseguenze previste specificamente dalla normativa sulla definizione agevolata, regolando l’evoluzione del debito secondo le nuove regole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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