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Estinzione del giudizio per rottamazione-quater

Una società impugnava un avviso di accertamento per operazioni inesistenti. Durante il ricorso in Cassazione, i contribuenti hanno aderito alla ‘rottamazione-quater’, pagando il dovuto. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio per rinuncia, compensando le spese legali. Questa decisione chiarisce gli effetti procedurali delle sanatorie fiscali.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rottamazione-quater: quando porta all’estinzione del giudizio tributario

L’adesione a una sanatoria fiscale, come la cosiddetta ‘rottamazione-quater’, può avere un impatto decisivo sui processi tributari in corso. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione illustra perfettamente come la scelta del contribuente di definire in modo agevolato il proprio debito con il Fisco determini l’estinzione del giudizio pendente, chiudendo di fatto la controversia prima di una decisione sul merito. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni pratiche.

Il caso: dalla contestazione di fatture inesistenti al ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato a un’officina meccanica e ai suoi soci. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di costi relativi a fatture considerate oggettivamente inesistenti, richiedendo maggiori imposte dirette e IVA per l’anno 2006.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso dei contribuenti. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in appello, ribaltava la decisione, dando ragione all’Amministrazione finanziaria. La CTR riteneva che i contribuenti non avessero fornito prove sufficienti a contrastare gli elementi presuntivi presentati dall’Agenzia delle Entrate a sostegno dell’inesistenza delle operazioni.

Di fronte a questa sentenza sfavorevole, la società e i soci decidevano di presentare ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi: la violazione di legge nell’applicazione delle norme sulla prova e l’omesso esame di fatti decisivi, come la produzione di documenti contabili e bancari che attestavano i pagamenti.

La svolta processuale: l’adesione alla definizione agevolata e la rinuncia al ricorso

Prima che la Corte di Cassazione si riunisse per decidere sul ricorso, si è verificato un evento che ha cambiato completamente le sorti del processo. I contribuenti hanno depositato un atto di rinuncia agli atti del giudizio. Questa mossa era la conseguenza diretta della loro adesione alla ‘rottamazione-quater’, la definizione agevolata prevista dalla Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022).

Avendo provveduto al pagamento integrale e in un’unica soluzione dell’importo previsto dalla sanatoria, i ricorrenti hanno formalmente rinunciato a proseguire la causa. L’atto di rinuncia è stato sottoscritto sia dalle parti che dai loro difensori e regolarmente comunicato via PEC all’Agenzia delle Entrate.

La decisione della Corte sull’estinzione del giudizio tributario

Preso atto della rinuncia, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito dei motivi del ricorso (la questione delle fatture inesistenti), ma si è concentrata esclusivamente sull’aspetto procedurale.

Le motivazioni

La Corte ha rilevato che la rinuncia, formulata ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile, soddisfaceva tutti i requisiti formali richiesti. L’adesione alla sanatoria e il conseguente pagamento del debito hanno fatto venir meno l’interesse a proseguire la lite. Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Si tratta di una decisione che non stabilisce chi avesse ragione o torto sulla questione originaria, ma semplicemente prende atto della fine della controversia per volontà della parte ricorrente.

Le conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono significative. In primo luogo, la Corte ha disposto la compensazione delle spese di lite. Data la natura della controversia e il suo esito procedurale, si è ritenuto equo che ciascuna parte sostenesse i propri costi legali. In secondo luogo, è stato chiarito un punto importante riguardo al contributo unificato: la declaratoria di estinzione esclude l’obbligo, per la parte che ha rinunciato, di versare un’ulteriore somma pari a quella già pagata per l’iscrizione a ruolo del ricorso. Tale ‘raddoppio’ del contributo è previsto solo nei casi in cui l’impugnazione venga respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile, ma non quando il giudizio si estingue per rinuncia.

Cosa succede a un ricorso per cassazione se il contribuente aderisce alla ‘rottamazione-quater’?
Secondo l’ordinanza, se il contribuente, dopo aver aderito alla sanatoria e pagato il dovuto, presenta un formale atto di rinuncia, il giudizio pendente viene dichiarato estinto.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia dopo l’adesione a una sanatoria, chi paga le spese legali?
La Corte di Cassazione, nel caso esaminato, ha deciso di compensare integralmente le spese di lite, stabilendo che ogni parte debba sostenere i propri costi legali.

La rinuncia al ricorso dopo aver aderito alla rottamazione comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che la declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’applicazione della norma che prevede il versamento di un’ulteriore somma a titolo di contributo unificato, obbligo che scatta solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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