Estinzione del Giudizio Tributario: Il Caso della Rinuncia per Rottamazione
L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un contenzioso legale può concludersi prima di giungere a una sentenza di merito. Ciò accade quando viene a mancare l’interesse delle parti a proseguire la causa. Un recente decreto della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica nel contesto tributario, dove un contribuente ha scelto di aderire a una definizione agevolata dei carichi pendenti, ponendo di fatto fine alla controversia con l’Agenzia delle Entrate.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un contribuente dinanzi alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Lazio. Il contenzioso vedeva contrapposti il singolo cittadino e l’Agenzia delle Entrate.
Tuttavia, nel corso del giudizio di legittimità, si è verificato un evento decisivo: il ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. La ragione di tale scelta risiedeva nell’adesione del contribuente alla “rottamazione dei carichi”, una forma di definizione agevolata che consente di sanare i debiti fiscali a condizioni vantaggiose.
La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio
Preso atto della formale rinuncia al ricorso, la Corte di Cassazione ha applicato la procedura prevista dalla legge. La rinuncia, infatti, fa venir meno l’oggetto stesso del contendere, rendendo superflua la prosecuzione del processo.
Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha disposto la loro compensazione. Questa scelta implica che ciascuna delle due parti (il contribuente e l’Agenzia delle Entrate) si fa carico delle proprie spese, senza che una debba rimborsare l’altra. La Corte ha inoltre stabilito che il decreto venga comunicato ai difensori, i quali hanno dieci giorni per richiedere la fissazione di un’udienza, come previsto dal codice di procedura civile.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione alla base del decreto è lineare e fondata su principi procedurali consolidati. L’elemento cardine è l’atto di rinuncia del ricorrente, depositato formalmente il 26 luglio 2023. Tale atto è una manifestazione di volontà che toglie ogni interesse alla prosecuzione del giudizio. L’adesione alla definizione agevolata per la rottamazione dei carichi è la causa sostanziale di questa rinuncia, poiché il contribuente ha scelto una via alternativa e stragiudiziale per risolvere la propria pendenza con il Fisco.
La Corte, pertanto, non ha dovuto esaminare il merito della questione, ma si è limitata a prendere atto della cessata materia del contendere. La compensazione delle spese è una conseguenza logica in scenari di questo tipo, dove il processo non si conclude con una vittoria o una sconfitta di una delle parti, ma con una chiusura concordata o unilaterale che risolve la disputa a monte.
Le Conclusioni
Il decreto in esame evidenzia l’importanza e l’efficacia degli strumenti di definizione agevolata, come la rottamazione, quali meccanismi alternativi alla risoluzione delle controversie tributarie. Per il contribuente, questi strumenti possono rappresentare una soluzione più rapida ed economicamente vantaggiosa rispetto a un lungo e incerto iter giudiziario.
Dal punto di vista processuale, la decisione ribadisce che la rinuncia al ricorso è un atto che produce l’effetto immediato dell’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la controversia in quella sede. La scelta della compensazione delle spese, infine, riflette l’equità di una situazione in cui il contenzioso si conclude non per una soccombenza nel merito, ma per una scelta volontaria del ricorrente che ha trovato soddisfazione al di fuori delle aule di giustizia.
Cosa succede a un ricorso in Cassazione se il contribuente aderisce alla rottamazione dei carichi?
Se il contribuente, a seguito dell’adesione alla rottamazione, rinuncia formalmente al ricorso, il giudizio viene dichiarato estinto. La causa, di fatto, cessa di esistere perché viene meno l’interesse a proseguirla.
In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Nel caso specifico esaminato, la Corte di Cassazione ha disposto la compensazione delle spese. Ciò significa che ogni parte coinvolta (il contribuente e l’Agenzia delle Entrate) sostiene i costi del proprio avvocato, senza addebiti reciproci.
La rinuncia al ricorso è una decisione definitiva?
Sì, la rinuncia al ricorso seguita dalla dichiarazione di estinzione del giudizio chiude in modo definitivo la controversia in quella sede. Non è possibile riaprire lo stesso procedimento una volta che è stato dichiarato estinto in questo modo.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 18782 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 5 Num. 18782 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 09/07/2025
L A C O R T E S U P R E M A DI C A S S A Z I O N E
SEZIONE TRIBUTARIA
LA PRESIDENTE
D E C R E T O
Sul ricorso n. 11797/2019 proposto da:
NOME COGNOME rappresentato e difeso dall’avv. NOME COGNOME;
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato ;
-controricorrente-
avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Lazio n. 6979/13/2018, depositata l’8 ottobre 2018.
Visto l’atto depositato il 26 luglio 2023 con il quale il ricorrente ha rinunciato al ricorso dichiarando di aver aderito alla definizione agevolata per la rottamazione dei carichi; considerato che, pertanto, le spese possono essere compensate; visto l’art. 391 cod. proc. civ.
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di legittimità e compensa le spese.
Dispone che il presente decreto sia comunicato ai difensori delle parti costituite, avvisandoli che nel termine di dieci giorni dalla comunicazione possono chiedere che sia fissata l’udienza.
Roma, 03/07/2025
La Presidente titolare NOME COGNOME