Estinzione del Giudizio Tributario: Gli Effetti della Rinuncia Post-Rottamazione
L’adesione a una sanatoria fiscale, come la rottamazione dei carichi, ha conseguenze dirette sui processi in corso. Un recente decreto della Corte di Cassazione chiarisce che la rinuncia al ricorso, a seguito dell’adesione a una definizione agevolata, porta inevitabilmente all’estinzione del giudizio. Questa decisione evidenzia un principio fondamentale: non si può, al contempo, cercare di sanare un debito e continuare a contestarlo in sede giudiziaria.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un contribuente dinanzi alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Commissione Tributaria Regionale della Sicilia. Mentre il giudizio di legittimità era pendente, il contribuente ha deciso di avvalersi della possibilità offerta dalla legge di aderire alla “definizione agevolata per la rottamazione dei carichi”, una misura che consente di estinguere i debiti tributari in modo vantaggioso.
Coerentemente con questa scelta, il ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, dichiarando esplicitamente di aver aderito alla sanatoria. A questo punto, la Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi non più sul merito della questione tributaria, ma sulle conseguenze processuali di tale rinuncia.
Estinzione del Giudizio: La Decisione della Cassazione
La Suprema Corte, con un decreto presidenziale, ha preso atto della volontà del ricorrente di non proseguire la controversia. La rinuncia al ricorso, motivata dall’adesione alla rottamazione, ha di fatto eliminato l’oggetto del contendere.
Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità. In aggiunta, la Corte ha disposto la compensazione delle spese processuali tra le parti. Questo significa che sia il contribuente sia l’Agenzia delle Entrate hanno dovuto sostenere i propri costi legali, senza che una parte dovesse rimborsare l’altra. La decisione si fonda sull’articolo 391 del codice di procedura civile, che disciplina proprio gli effetti della rinuncia nel giudizio di Cassazione.
Le Motivazioni
La motivazione alla base del decreto è chiara e lineare. L’atto di rinuncia depositato dal ricorrente è l’elemento chiave che determina la chiusura del processo. L’adesione a una procedura di definizione agevolata, come la rottamazione, implica una volontà di risolvere il debito tributario al di fuori delle aule di giustizia. Proseguire con il contenzioso sarebbe una palese contraddizione. La rinuncia al ricorso è quindi l’atto processuale necessario per formalizzare questa scelta. La Corte, ricevuta la rinuncia, non può fare altro che dichiarare estinto il procedimento. La compensazione delle spese è una conseguenza logica in questi scenari, poiché la fine del processo non deriva da una vittoria di una parte sull’altra, ma da un atto unilaterale del ricorrente che di fatto pone fine alla lite.
Le Conclusioni
Questo decreto conferma un importante principio per i contribuenti con contenziosi pendenti. L’adesione a strumenti di sanatoria fiscale come la rottamazione è una strada che porta alla risoluzione definitiva dei debiti, ma preclude la possibilità di continuare a contestarli in giudizio. La scelta di rottamare un carico fiscale deve essere accompagnata dalla formale rinuncia a eventuali ricorsi in corso. La conseguenza processuale è l’estinzione del giudizio, con la probabile compensazione delle spese legali. Si tratta di una soluzione pragmatica che offre certezza e chiude definitivamente le controversie tra Fisco e contribuente.
Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla rottamazione dei carichi?
Se il contribuente aderisce alla rottamazione e, di conseguenza, rinuncia formalmente al ricorso pendente, il processo si estingue, chiudendo definitivamente la controversia giudiziaria.
Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Nel caso esaminato, la Corte di Cassazione ha disposto la compensazione delle spese. Ciò significa che ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) sostiene i propri costi legali, senza alcun rimborso reciproco.
È possibile continuare un ricorso in Cassazione dopo aver aderito a una definizione agevolata?
No, l’adesione a una definizione agevolata come la rottamazione è considerata incompatibile con la prosecuzione del giudizio. Il contribuente deve rinunciare al ricorso per coerenza con la scelta di sanare il debito, come avvenuto in questo caso.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 18783 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 5 Num. 18783 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 09/07/2025
L A C O R T E S U P R E M A DI C A S S A Z I O N E
SEZIONE TRIBUTARIA
LA PRESIDENTE
D E C R E T O
Sul ricorso
n. 36467/2019 proposto da:
COGNOME, rappresentato e difeso dall’avv. NOME COGNOME;
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato;
-controricorrente-
avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale della Sicilia, sez. staccata di Catania, n. 3759/5/2019, depositata il 13 giugno 2019.
Visto l’atto depositato il 5 ottobre 2023 con il quale il ricorrente ha rinunciato al ricorso dichiarando di aver aderito alla definizione agevolata per la rottamazione dei carichi; considerato che, pertanto, le spese possono essere compensate; visto l’art. 391 cod. proc. civ.
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di legittimità e compensa le spese.
Dispone che il presente decreto sia comunicato ai difensori delle parti costituite, avvisandoli che nel termine di dieci giorni dalla comunicazione possono chiedere che sia fissata l’udienza.
Roma, 08/07/2025
La Presidente titolare NOME COGNOME