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Estinzione del giudizio per rinuncia e rottamazione

Un contribuente, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro una decisione della Commissione Tributaria Regionale, ha aderito alla definizione agevolata dei carichi (rottamazione) e ha rinunciato al ricorso. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese legali tra le parti.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio Tributario: Gli Effetti della Rinuncia Post-Rottamazione

L’adesione a una sanatoria fiscale, come la rottamazione dei carichi, ha conseguenze dirette sui processi in corso. Un recente decreto della Corte di Cassazione chiarisce che la rinuncia al ricorso, a seguito dell’adesione a una definizione agevolata, porta inevitabilmente all’estinzione del giudizio. Questa decisione evidenzia un principio fondamentale: non si può, al contempo, cercare di sanare un debito e continuare a contestarlo in sede giudiziaria.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un contribuente dinanzi alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Commissione Tributaria Regionale della Sicilia. Mentre il giudizio di legittimità era pendente, il contribuente ha deciso di avvalersi della possibilità offerta dalla legge di aderire alla “definizione agevolata per la rottamazione dei carichi”, una misura che consente di estinguere i debiti tributari in modo vantaggioso.

Coerentemente con questa scelta, il ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, dichiarando esplicitamente di aver aderito alla sanatoria. A questo punto, la Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi non più sul merito della questione tributaria, ma sulle conseguenze processuali di tale rinuncia.

Estinzione del Giudizio: La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte, con un decreto presidenziale, ha preso atto della volontà del ricorrente di non proseguire la controversia. La rinuncia al ricorso, motivata dall’adesione alla rottamazione, ha di fatto eliminato l’oggetto del contendere.

Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità. In aggiunta, la Corte ha disposto la compensazione delle spese processuali tra le parti. Questo significa che sia il contribuente sia l’Agenzia delle Entrate hanno dovuto sostenere i propri costi legali, senza che una parte dovesse rimborsare l’altra. La decisione si fonda sull’articolo 391 del codice di procedura civile, che disciplina proprio gli effetti della rinuncia nel giudizio di Cassazione.

Le Motivazioni

La motivazione alla base del decreto è chiara e lineare. L’atto di rinuncia depositato dal ricorrente è l’elemento chiave che determina la chiusura del processo. L’adesione a una procedura di definizione agevolata, come la rottamazione, implica una volontà di risolvere il debito tributario al di fuori delle aule di giustizia. Proseguire con il contenzioso sarebbe una palese contraddizione. La rinuncia al ricorso è quindi l’atto processuale necessario per formalizzare questa scelta. La Corte, ricevuta la rinuncia, non può fare altro che dichiarare estinto il procedimento. La compensazione delle spese è una conseguenza logica in questi scenari, poiché la fine del processo non deriva da una vittoria di una parte sull’altra, ma da un atto unilaterale del ricorrente che di fatto pone fine alla lite.

Le Conclusioni

Questo decreto conferma un importante principio per i contribuenti con contenziosi pendenti. L’adesione a strumenti di sanatoria fiscale come la rottamazione è una strada che porta alla risoluzione definitiva dei debiti, ma preclude la possibilità di continuare a contestarli in giudizio. La scelta di rottamare un carico fiscale deve essere accompagnata dalla formale rinuncia a eventuali ricorsi in corso. La conseguenza processuale è l’estinzione del giudizio, con la probabile compensazione delle spese legali. Si tratta di una soluzione pragmatica che offre certezza e chiude definitivamente le controversie tra Fisco e contribuente.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla rottamazione dei carichi?
Se il contribuente aderisce alla rottamazione e, di conseguenza, rinuncia formalmente al ricorso pendente, il processo si estingue, chiudendo definitivamente la controversia giudiziaria.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Nel caso esaminato, la Corte di Cassazione ha disposto la compensazione delle spese. Ciò significa che ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) sostiene i propri costi legali, senza alcun rimborso reciproco.

È possibile continuare un ricorso in Cassazione dopo aver aderito a una definizione agevolata?
No, l’adesione a una definizione agevolata come la rottamazione è considerata incompatibile con la prosecuzione del giudizio. Il contribuente deve rinunciare al ricorso per coerenza con la scelta di sanare il debito, come avvenuto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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