Estinzione del Giudizio: Cosa Accade Quando si Rinuncia al Ricorso in Cassazione?
L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi prima di arrivare a una sentenza definitiva sul merito della questione. Questo avviene per diverse ragioni, tra cui la rinuncia agli atti da parte di chi ha iniziato la causa. Un recente decreto della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa procedura in ambito tributario, sottolineando le conseguenze dirette della volontà della parte ricorrente di non proseguire con il contenzioso.
I Fatti del Caso: Dall’Impugnazione alla Rinuncia
La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un contribuente, che agiva sia in proprio sia in qualità di erede. L’impugnazione era rivolta contro una sentenza emessa dalla Commissione Tributaria Regionale del Friuli-Venezia Giulia. Le controparti nel giudizio erano due articolazioni dell’Agenzia delle Entrate.
Il percorso processuale ha però subito una svolta decisiva quando, a distanza di alcuni anni dalla proposizione del ricorso, il contribuente ha depositato un atto formale con il quale ha dichiarato di rinunciare al ricorso stesso. Questo atto unilaterale ha modificato radicalmente il destino del procedimento.
La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio
Preso atto della rinuncia formalizzata dalla parte ricorrente, la Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, ha emesso un decreto per definire il procedimento. In applicazione della normativa processuale, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità.
La Corte ha inoltre specificato che non vi era luogo a provvedere sulle spese processuali, una conseguenza comune in casi di rinuncia che di fatto chiude la lite senza una soccombenza definita nel merito. Infine, il decreto ha disposto la comunicazione della decisione ai difensori delle parti, concedendo loro un termine di dieci giorni per un’eventuale richiesta di fissazione dell’udienza, come previsto dalla procedura.
Le Motivazioni: L’Applicazione dell’Art. 391 c.p.c.
La motivazione alla base della decisione della Suprema Corte è lineare e fondata su una precisa norma del codice di procedura civile: l’articolo 391. Questa disposizione regola, tra le altre cose, l’estinzione del processo in Cassazione. Quando la parte che ha promosso il ricorso vi rinuncia formalmente, il giudice non entra nel merito della controversia, ma si limita a prendere atto della volontà della parte e a dichiarare, di conseguenza, l’estinzione del processo.
La Corte non ha dovuto compiere alcuna valutazione sulla fondatezza delle ragioni del ricorso originario. L’atto di rinuncia è stato l’elemento sufficiente e determinante per la chiusura del giudizio. La decisione di non pronunciarsi sulle spese legali è coerente con la natura di questo epilogo processuale, che non vede né un vincitore né un vinto, ma semplicemente la fine della contesa per volontà di una delle parti.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia
Questo decreto evidenzia un importante strumento a disposizione delle parti in un processo: la possibilità di porre fine a una lite in qualsiasi momento attraverso la rinuncia. Tale scelta può derivare da molteplici valutazioni, come un accordo raggiunto fuori dalle aule di giustizia, una riconsiderazione delle probabilità di successo o la volontà di evitare ulteriori costi e tempi processuali.
Per i contribuenti e i loro difensori, la rinuncia al ricorso è un atto definitivo che consolida la sentenza impugnata. Comporta la chiusura del contenzioso e la certezza del diritto, sebbene al prezzo di accettare la decisione del giudice precedente. La procedura di estinzione del giudizio che ne consegue è rapida e dimostra come il sistema processuale preveda meccanismi per evitare la prosecuzione di liti che le stesse parti non hanno più interesse a coltivare, in un’ottica di economia processuale.
Cosa succede se un contribuente rinuncia al proprio ricorso in Cassazione?
In base al decreto, la Corte di Cassazione prende atto della volontà della parte e dichiara l’estinzione del giudizio, chiudendo così il procedimento senza una decisione nel merito.
La Corte si pronuncia sulle spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che non vi era luogo a provvedere sulle spese. Questa è una prassi frequente in caso di rinuncia, poiché il processo si conclude senza una parte formalmente soccombente.
Qual è il fondamento normativo per dichiarare l’estinzione del giudizio in questi casi?
La decisione si fonda sull’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, che disciplina specificamente le ipotesi di estinzione del processo davanti alla Corte di Cassazione, inclusa quella derivante dalla rinuncia al ricorso.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 17946 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 5 Num. 17946 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 02/07/2025
L A C O R T E S U P R E M A DI C A S S A Z I O N E
SEZIONE TRIBUTARIA
LA PRESIDENTE
D E C R E T O
Sul ricorso n. 2761/2019
proposto da:
COGNOME in proprio e quale erede della sig.ra COGNOME rappresentata e difesa dall’avv. NOME COGNOME
– ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore pro tempore;
AGENZIA DELLE ENTRATE DIREZIONE PROVINCIALE DI UDINE, in persona del Direttore pro tempore;
-intimati- avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Friuli-Venezia Giulia n. 184/03/2018, depositata il 1° ottobre 2018 e notificata il 14 novembre 2018.
Visto l’atto depositato il 7 settembre 2022 con il quale la ricorrente ha rinunciato al ricorso; considerato che non v’è luogo a provvedere sulle spese; visto l’art. 391 cod. proc. civ.
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di legittimità.
Dispone che il presente decreto sia comunicato ai difensori delle parti costituite, avvisandoli che nel termine di dieci giorni dalla comunicazione possono chiedere che sia fissata l’udienza.
Roma, 27/06/2025
La Presidente titolare NOME COGNOME