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Estinzione del giudizio per definizione agevolata

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 13062/2024, ha dichiarato l’estinzione del giudizio tributario a seguito dell’adesione del contribuente alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022. La Corte ha stabilito che la richiesta di definizione agevolata rende superfluo il proseguimento del processo, in quanto introduce una nuova regolamentazione del rapporto debitorio che sostituisce quella originaria, anche senza una formale rinuncia agli atti.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio: L’Impatto della Definizione Agevolata

L’adesione a una definizione agevolata, comunemente nota come “pace fiscale” o “sanatoria”, ha un impatto diretto e decisivo sui processi tributari in corso. Con la recente ordinanza n. 13062 del 13 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la scelta di avvalersi di una sanatoria determina l’estinzione del giudizio pendente, rendendo di fatto inutile la prosecuzione della lite. Questa decisione offre importanti chiarimenti per contribuenti e professionisti che si trovano a navigare tra contenziosi e opportunità di definizione del debito.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un contribuente che aveva presentato ricorso contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Durante il giudizio di Cassazione, il ricorrente ha presentato una memoria informando di aver aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti, come previsto dalla Legge n. 197/2022. È importante notare che, pur avendo comunicato la sua adesione alla sanatoria, il contribuente non aveva formalmente dichiarato di rinunciare al giudizio o all’azione legale.

La Decisione della Corte e l’estinzione del giudizio

La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza e ha dichiarato l’estinzione del giudizio. I giudici hanno chiarito che la normativa sulla definizione agevolata (in particolare l’art. 1, comma 236, della L. 197/2022) prevede un meccanismo specifico: il debitore, nella sua dichiarazione, si impegna a rinunciare ai giudizi pendenti. Tale impegno porta alla sospensione del processo in attesa del perfezionamento della definizione, ovvero del pagamento delle somme dovute. L’estinzione diventa definitiva solo a seguito della produzione in giudizio della documentazione che attesta i pagamenti.

Le Motivazioni: Perché la Definizione Agevolata Rende Inutile il Processo?

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 391 del codice di procedura civile, che disciplina i casi di estinzione del processo disposta per legge. La Cassazione, rifacendosi a un orientamento consolidato, ha spiegato che l’adesione alla definizione agevolata rientra a pieno titolo in questa categoria.

La scelta del contribuente di definire la lite in via agevolata, infatti, fa sorgere una nuova regolamentazione del rapporto debitorio che si sostituisce a quella originaria oggetto del contenzioso. Questa “regolamentazione sopravvenuta” della vicenda sostanziale rende inutile il prosieguo del processo, poiché la sentenza impugnata perde la sua efficacia regolatrice. In altre parole, la legge stessa, attraverso la definizione agevolata, fornisce una soluzione alternativa alla lite, privando di scopo la continuazione del giudizio. L’effetto estintivo, quindi, non dipende da un atto di rinuncia formale, ma discende direttamente dalla volontà della legge di chiudere le pendenze attraverso questi strumenti deflattivi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Contribuenti e Professionisti

L’ordinanza in esame conferma che l’adesione a una sanatoria fiscale è una scelta con conseguenze processuali automatiche. Per i contribuenti, ciò significa che avviare la procedura di definizione agevolata equivale a scegliere una via d’uscita dal contenzioso che porterà, una volta perfezionata, all’estinzione del giudizio. È fondamentale, tuttavia, completare l’iter pagando tutte le somme dovute; in caso contrario, il giudice revocherà la sospensione e il processo riprenderà il suo corso. Per i professionisti, questa pronuncia sottolinea l’importanza di informare chiaramente i propri assistiti sugli effetti automatici della definizione agevolata, che implica un riconoscimento della pretesa creditoria nei termini stabiliti dalla sanatoria e la conseguente fine della lite pendente.

È necessaria una rinuncia formale al giudizio per ottenerne l’estinzione dopo aver aderito alla definizione agevolata?
No, secondo l’ordinanza non è necessaria una dichiarazione esplicita di rinuncia. La legge prevede che l’adesione alla definizione agevolata includa l’impegno a rinunciare. L’effetto estintivo deriva direttamente dalla legge, che rende inutile la prosecuzione del processo.

Cosa succede se il contribuente non paga le somme dovute per la definizione agevolata dopo la sospensione del processo?
Se il contribuente non perfeziona la definizione effettuando i pagamenti richiesti, l’estinzione del giudizio non avviene. In tal caso, su istanza di una delle parti, il giudice revoca la sospensione e il processo riprende il suo normale corso.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
L’ordinanza stabilisce che le spese sono a carico dell'”anticipatario”, ovvero della parte che ha promosso la procedura di estinzione aderendo alla definizione agevolata, cioè il contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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